Il centro destra ha fatto la prima mossa presentando ufficialmente tre candidati per la successione a Sergio Mattarella.
Sono Marcello Pera, ex presidente del Senato al tempo in cui militava in Forza Italia; Letizia Moratti, dirigente d’azienda, ex ministro dell’Istruzione ed ex presidente della Rai; Carlo Nordio, magistrato in pensione, ultimo incarico procuratore aggiunto a Venezia, adesso editorialista per diverse testate giornalistiche.
I tre nomi sono stati ufficializzati mentre era in corso la seconda chiama, destinata a concludersi come la prima, con una valanga di schede bianche.
A spiegare la scelta sono stati il leader della Lega Matteo Salvini, il coordinatore di FI Antonio Tajani e la numero uno di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Secondo Salvini, Tajani e Meloni, è arrivato il momento che il presidente possa essere espresso dal centro destra (“negli ultimi 30 anni i presidenti della Repubblica sono stati espressi dal centro sinistra”, ha spiegato Salvini), e questi sono nomi sui quali la coalizione conservatrice chiede di aprire un confronto.
La mossa del centro destra chiude la stagione del solo pettegolezzo politico intorno al Quirinale e apre la fase delle trattative.
La risposta dello schieramento avversario non si è fatta attendere. Hanno subito deciso di riunirsi il segretario del Pd Enrico Letta, quello di Leu Roberto Speranza e il presidente del M5S Giuseppe Conte. La notizia della riunione ha offerto la chance di cominciare a speculare sulle intenzioni del centro sinistra: risponderanno a quella terna con altri tre nomi? La notizia della riunione ha aperto il vaso di Pandora dei possibili candidati del centro sinistra. Tanti nomi, veri o presunti candidati hanno cominciato subito a circolare, a cominciare da un terzetto dove sono presenti un ex presidente del Senato, una giurista e una ex presidente della Camera. Ma fino a quando non ci sarà la risposta ufficiale del centro sinistra al centro destra tutto resta nell’ambito del pettegolezzo politico.
Se il centro sinistra dovesse presentare una terna di possibili, è assai probabile che le liste siano destinate a elidersi l’un l’altra e gli schieramenti in campo obbligati a trovare subito dei nomi comuni su cui discutere per evitare un muro contro muro.
L’alternativa è la votazione per chissà quanto tempo scheda bianca o, ipotesi peggiore, che si vada al muro contro muro con il voto dei propri candidati di bandiera. Sapendo bene che, numeri alla mano, nessuno dei due schieramenti ha la possibilità di arrivare ai 505 voti necessari a eleggere il presidente.

La mossa del centro destra ha fatto scomparire dai radar il nome di Mario Draghi, oggi presidente del consiglio, che fin dal primo momento è stato accreditato come un possibile, forte candidato che però apre la questione governo con il rischio di trovare la soluzione politica per la prima carica dello stato aprendo al tempo stesso un vuoto di governo che rischia anche di concludere in anticipo la legislatura.