La politica riprende il sopravvento a Washington. Archiviato il lungo weekend di Thanksgiving Camera, Senato e Casa Bianca hanno ripreso tutte le attività. Ma non solo.
A Vienna sono ripresi tra lo scetticismo generale i negoziati tra Stati Uniti e Iran sul trattato nucleare del 2015 fra Teheran e Washington e le altre cinque potenze alleate (Cina, Russia, Francia, Regno Unito e Germania), cancellato unilateralmente da Donald Trump.
Ma la situazione interna è quella che tiene più occupato il presidente ora alle prese con la nuova ondata di Coronavirus. Parlando dalla West Wing Joe Biden ha invitato gli americani a vaccinarsi per contrastare la nuova variante Omicron che, ha sottolineato, “prima o poi arriverà anche negli Stati Uniti. La variante è solo una causa di preoccupazione, ma non di panico. Combatteremo questa variante con scelte ragionate, non con il caos” ha affermato il capo della Casa Bianca che ha poi espresso la sua approvazione per la “trasparenza” con cui il Sudafrica ha subito dato notizia della variante, consentendo di mettere in atto nuove restrizioni ai viaggi che “ci danno tempo per ulteriori interventi”. L’annuncio è stato fatto dopo le conversazioni del weekend con il virologo Anthony Fauci che ha detto al presidente che “i booster per le persone completamente vaccinate forniscono la protezione più solida attualmente disponibile contro il covid”.
Fauci ha spiegato al capo della Casa Bianca che ci vorranno altre due settimane per raccogliere informazioni più conclusive su trasmissibilità, gravità e altre caratteristiche della variante, ma che comunque “i vaccini esistenti forniscono probabilmente un grado di protezione contro i casi gravi di covid”. “E’ importante che gli adulti e i bambini che non hanno ricevuto una vaccinazione completa si facciano vaccinare immediatamente”, è la raccomandazione della Task Force Covid.
Suggerimenti che si scontrano con la decisione di un magistrato federale del Missouri, Matthew Schelp, nominato dall’ex presidente Donald Trump, che ha sospeso l’obbligo dei vaccini ordinato dalla Casa Bianca per tutti gli operatori sanitari in dieci Stati del Sud. E il giudice Schelp non è il solo a lanciare la campagna antivaccini: alla Camera il congressman repubblicano del Texas, Ronny Jackson, ex medico della Casa Bianca e di Donald Trump, in uno dei programmi politici del weekend ha definito questa nuova minaccia alla salute “la variante delle elezioni di Mid Term” dileggiando la gravità della minaccia e politicizzando le misure per contrastarla. La sua battuta di scherno ha immediatamente fatto presa tra i suoi colleghi di partito. Secondo alcuni di loro la variante Omicron è solo una invenzione organizzata dai democratici per rimettere in discussione il voto per posta, o quello anticipato, negli Stati in cui i repubblicani, dopo la sconfitta di Trump, lo hanno drasticamente ridotto.
Tensione anche al Senato dove si svolgono gli incontri sia per il pacchetto su welfare e ambiente, approvato la settimana scorsa dalla Camera, che per il tetto del bilancio federale. Il senatore Manchin vuole ulteriori tagli alle spese sociali e l’ala progressista del partito è in agitazione. Colloqui anche tra il leader della maggioranza democratica, Chuck Schumer, e il leader della minoranza repubblicana, Mitch McConnell, per alzare il tetto della spesa pubblica. Su questo argomento durante il lungo weekend c’è stato un pesante intervento carico di minacce e insulti da parte dell’ex presidente Donald Trump sul leader dei repubblicani. Un compromesso deve essere trovato prima di venerid altrimenti i democratici saranno forzati ad alzare il tetto, per la prima volta, senza l’appoggio dell’opposizione. Nelle settimane scorse il segretario al Tesoro, Janet Yellen, ha lanciato l’allarme default per il governo federale a partire dal prossimo 15 dicembre in assenza di un innalzamento del tetto del debito. I repubblicani per ora si mostrano irremovibili e hanno detto ai democratici di innalzare il tetto da soli, usando il sistema del “Reconciliation” che vuole un voto con la maggioranza semplice invece di quella qualificata di 60 senatori in modo da poter usare poi l’eccessivo indebitamento federale come uno dei punti di forza della prossima campagna elettorale.
Alla Camera, invece, i lavori alla Commissione che indaga sul tentativo di insurrezione del 6 gennaio vanno avanti. Dopo Steve Bannon rinviato a giudizio per essersi rifiutato di testimoniare, ora è la volta di Jeffrey Clark, l’ex responsabile della Divisione Civile del Dipartimento della Giustizia, divenuto il consigliere giuridico di Trump nel tentativo di ribaltare il risultato elettorale delle elezioni presidenziali. Secondo gli inquirenti sarebbe stato lui a suggerire le mosse sovversive a Trump per cercare di bloccare la certificazione da parte del Congresso della vittoria elettorale di Biden. Clark era andato davanti alla Commissione il mese scorso presentando una lettera dei suoi avvocati nella quale si affermava che era esonerato dalla testimonianza perché era l’avvocato di Trump e si sarebbe creato un conflitto nella riservatezza del rapporto tra avvocato e cliente. Richiesta respinta dai commissari perché Clark era l’avvocato del Dipartimento della Giustizia e non del presidente. Allora Clark prese tempo e disse che voleva cambiare gli avvocati della sua difesa e l’udienza venne aggiornata. Da allora ha cercato di eludere le convocazioni. Questa sera ci sarà il voto alla Camera per deferire anche lui alla procura federale per il rinvio a giudizio.
L’ora della verità per gli avvenimenti del 6 gennaio si sta avvicinando. Domani i giudici della corte d’appello federale terranno udienza per decidere del ricorso fatto dagli avvocati di Donald Trump sulla decisione del magistrato federale Tanya S. Chutkan di rilasciare i documenti della Casa Bianca sul tentativo insurrezionale custoditi nei National Archieves. Prima del lungo ponte del Thanksgiving i legali dell’ex presidente hanno depositato la loro memoria, 700 pagine, cercando di superare l’inequivoca decisione del giudice Chutkan. I documenti che l’ex presidente sta cercando di bloccare applicando il privilegio esecutivo presidenziale non hanno convinto il giudice che nella motivazione ha scritto: “i Presidenti non sono re e Trump non è più presidente” dopo che il presidente in carica aveva ordinato ai National Archives di dare i documenti alla Commissione d’inchiesta.
Infine l’ex segretario alla Difesa Mark Esper, licenziato da Trump con un twit per essersi rifiutato di mandare i soldati a confrontare i dimostranti di Blak Lives Matter, ha citato in giudizio il Pentagono che ha censurato il suo libro di memorie A Sacred Oath dato in visione al Dipartimento della Difesa. Sarebbero stati fatti molti tagli, circa 60 pagine, nella parte della corrispondenza che l’ex ministro ha intrattenuto con la Casa Bianca.