Una rabbia profonda e un rapporto di 1.200 pagine accusano Jair Bolsonaro, presidente brasiliano, di “crimini contro l’umanità” per la cattiva gestione della pandemia. Le inefficienti politiche del leader hanno ucciso oltre 300.000 brasiliani, e per questo una commissione parlamentare d’inchiesta (CPI), formata da 11 senatori, sollecita le autorità a imprigionare il presidente che si è rifiutato di prendere sul serio la pandemia.
Si è addirittura parlato di “omicidio di massa” e “genocidio” contro i gruppi indigeni in Amazzonia, dove il Covid-19 ha decimato le popolazioni, ma all’ultimo minuto queste accuse sono state ritirate a causa del dissenso all’interno della CPI.
Secondo il rapporto, Bolsonaro avrebbe lasciato che il coronavirus dilaniasse il Paese e uccidesse centinaia di migliaia di persone nel tentativo fallito di ottenere l’immunità di gregge e rilanciare l’economia del Brasile. I senatori rivolgono accuse penali anche ad altre 69 persone, inclusi tre dei figli del presidente.