Sono ore drammatiche in Afghanistan. I talebani ormai sono alle porte di Kabul. 5000 marines sono arrivati per evacuare l’ambasciata Usa. Un aereo militare riporterà a casa gli italiani. È straziante, per chi come me ha visto la caduta dei talebani, assistere al loro ritorno.
Kabul è accerchiata e agli americani non resta che consigliare i talebani di aspettare ad entrare nella capitale afghana. È il momento di trattare la resa del presidente Ghani, si sussurra, non di pensare ai saccheggi e alla distruzione. Vi renderà interlocutori più credibili agli occhi della comunità internazionale.
Difficile dire quanta influenza possano avere gli americani sui talebani in questo momento. Tra gli afghani chi può scappa temendo la furia dei talebani assetati di vendetta. Il mio pensiero va a chi sarà costretto a restare, alle tante giovani donne che per 20 anni hanno potuto studiare e immaginare un futuro diverso da quello di essere costrette a matrimoni forzati, lapidate per rapporti sessuali extramatrimoniali o adulterio, usate come merce di scambio per saldare debiti o stringere alleanze.

Si apre una nuova fase inquietante per loro. Lasciarle di nuovo sole non era nei programmi quando siamo andati in Afghanistan nel 2002 dopo la caduta dei talebani. 42 nazioni unite per ricostruire un paese negletto diventato il paradiso dei terroristi di Al Qaeda e Bin Laden. Tra gli obiettivi c’era anche quello di restituire alle donne dei diritti fondamentali per ogni essere umano. Il diritto di poter scegliere che cosa fare della propria vita, il diritto ad uscire di casa senza chiedere il permesso ad un uomo, ad andare a scuola, ad avere un lavoro, ad avere speranza.
Il ritorno dei talebani toglie la speranza e lascia increduli. È straziante per chi come me aveva assistito alla caduta del regime talebano nel 2001 vedere questo loro ritorno, rapido e senza grande resistenza lungo la loro avanzata. Straziante.