“Vaccinata con Pfizer negli USA, non riuscirò mai ad avere il Green Pass al quale ho diritto. Vengo trattata come una no vax nonostante io creda fermamente nella scienza…”
– Dott.ssa Lucia Giani, Repubblica del 6 agosto, Rubrica Lettere.
Due settimane fa, quando ho sentito che avrebbero introdotto il Green Pass anche in Italia a partire dal 6 agosto, mi sono un pò preoccupato. Sono arrivato a Roma con la famiglia a inizio estate e non ci dispiacerebbe passare qualche giorno in villeggiatura ad agosto, prima di tornare stateside. Vogliamo godere appieno dell’offerta turistica del Bel Paese; senza ignorare i rischi del Covid, certo, ma coscienti della protezione regalataci delle vaccinazioni fatte a Washington nei mesi precedenti.
La schedina bianca della CDC ci aveva permesso di entrare in Italia a fine giugno senza fare quarantena, ma quello non era il green pass. La Vaccination Record Card, così familiare agli expat italiani in USA, non aveva valore legale in Italia. Non avrei potuto usarla con la stessa noncalanza con cui gli italiani avrebbero esibito il Green Pass, un QR code sul cellulare che, grazie all’app Verifica C19 (rilasciata dal Ministero delle Salute), equivale ad un vero e proprio lasciapassare digitale.
Qual’è la procedura per avere il Green Pass per chi si è vaccinato all’estero? A questa domanda non avevo risposta.
Mettendomi nei panni di chi ci amministra, creare un sistema che integri il riconoscimento di certificati esteri con il sistema sanitario italiano non appariva affatto facile. Tanto più in un contesto in cui orde di no vax sono pronte a fare carte false pur di sottrarsi all’immunizzazione di massa. Mettere su un sistema del genere nel giro di pochi giorni per giunta? Impossibile, pensavo. Figurati se questi dei ministeri riescono a fare un’integrazione così complessa in così poco tempo.
Ne so qualcosa io che di mestiere faccio l’informatico. Oltre al problema dello sviluppo del sistema e della messa in produzione, c’è un mondo di normative da rispettare, di enti pubblici da informare, di procedure da codificare, di personale da istruire e difficoltà di varia natura.
E invece no!
Ma ero stato pessimista. Non solo le cose hanno funzionato, ma lo hanno fatto non troppo dopo la fatidica data del 6 agosto (il 9 agosto è stata la prima data in cui ottenere il green pass per quelli nella mia condizione è stato possibile, almeno a Roma).
Che le cose si stessero mettendo per il verso giusto lo avevo intuito leggendo la circolare 0034414 del Ministero della Salute del 30 luglio:
“OGGETTO: Equipollenza certificazioni vaccinali e di guarigione rilasciate dagli Stati Terzi per gli usi previsti dall’ art. 3 del decreto-legge 23 luglio 2021. In merito all’accettazione di certificazioni vaccinali e di guarigione rilasciate dagli Stati Terzi identificati dall’ordinanza del Ministro della salute del 29/07/2021 e da successive disposizioni normative, per il loro utilizzo sul territorio nazionale per le finalità di cui all’articolo 9, comma 10- bis, del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, così come modificato dal decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, si rappresenta che, le certificazioni vaccinali, in accordo a quanto indicato dalla Raccomandazione UE n. 2021/816 del 20 maggio 2021, dovranno riportare almeno i seguenti contenuti:
– dati identificativi del titolare (nome, cognome, data di nascita);
– dati relativi al vaccino (denominazione e lotto);
– data/e di somministrazione del vaccino;
– dati identificativi di chi ha rilasciato il certificato (Stato, Autorità sanitaria).
Le certificazioni vaccinali, in formato cartaceo e/o digitale, dovranno essere redatte almeno in una delle seguenti lingue:
– italiano;
– inglese;
– francese;
– spagnolo.
Nel caso in cui certificato non fosse stato rilasciato in una delle quattro lingue indicate è necessario che venga accompagnato da una traduzione giurata”
Fantastico. Qualcuno al ministero (qualcuno di molto in alto, presumo) si era preso la responsabilità di accettare i certificati vaccinali emessi in moltissimi paesi esteri, e di farlo senza richiedere particolari trafile burocratiche quali traduzioni giurate (o, Dio ci scampi, l’apostilla!) anche per le lingue facilmente intellegibili anche a personale italiano (inglese, francese e spagnolo).
Facile, direte voi. Ma neanche per sogno, rispondo io. Avendo assistito per una vita a quanta poca propensione abbiano gli apparati burocratici (a qualsiasi latitudine, non solo in Italia) a prendersi la benché minima responsabilità, qui siamo davanti ad un unsung hero, un eroe sconosciuto che ha capito la situazione e ha provato a risolverla con il minimo aggravio possibile per i cittadini.
La circolare spianava la strada ad un servizio che permettesse all’amministrazione, visti i documenti “esteri” presentati dal cittadino, di generare “l’evento abilitante” per il green pass: recepire nel sistema italiano i dati della vaccinazione avvenuta all’estero.
Portarsi avanti col lavoro
Nei giorni scorsi mi sono attivato per procurarmi lo SPID per me e mia moglie (non per mio figlio, i minori non possono avere SPID, ma i genitori possono scaricare il green pass dei minori con le proprie credenziali).
Per chi non lo sapesse, il Sistema Pubblico d’Identità Digitale (SPID, appunto) è un modo per avere un’identità online associata al proprio codice fiscale, una specie di login web unico certificato dallo Stato. Le credenziali SPID permettono di autenticarsi presso un numero crescente di servizi della PA (Pubblica Amministrazione) senza bisogno di ripetere la registrazione su ognuno di essi. Attivare il proprio SPID non è immediato, ma ne vale la pena, specialmente se vivete all’estero e gli uffici della PA non sono esattamente dietro l’angolo. Se volete dotarvi di SPID, potete consultare questa pagina con consigli molto pratici, ad esempio.
Installata App.IO (pron: Ai-O), l’app che il governo utilizza come portale d’entrata a tutti i suoi servizi, mi sono loggato senza problemi usando il mio SPID. Recatomi in farmacia per vedere se riuscivano a generare il codice che autorizzasse il mio green pass, mi hanno detto che non c’era alcuna vaccinazione associata al mio codice fiscale. Una situazione tristemente comprensibile. Del resto, cosa ne potevano mai sapere in Italia di quel grigio giorno di gennaio in cui mi presentai alla farmacia del Giant di Anacostia a DC per una left-over dose?
Enter Circolare 0035209
Il 4 agosto il Ministero della Salute ha emanato una circolare che spiegava le “Modalità per il rilascio EU Digital Covid Certificate (certificazione verde COVID-19) ai cittadini italiani vaccinati o guariti all’estero”. In essa c’è la lista dei documenti che sono richiesti ai cittadini italiani vaccinati all’estero per vedersi riconosciuto quell’evento dal sistema sanitario nazionale e, a cascata, dagli altri anagrafi istituiti per tener traccia di chi è (sufficientemente) immune al Covid e chi no. Con questa circolare eravamo vicinissimi al traguardo. È sufficiente che le ASL recepiscano la circolare e informino i cittadini sul luogo in cui recarsi (e l’ora!) per presentare i documenti.
I documenti sono tanti, ma non tantissimi per chi è abituato alla burocrazia nostrana.
Oggi, Lunedì 9 agosto, appuntamento alla nuvola di Fuksas all’EUR.
La ASL di Roma 2 ha pubblicato le ultime informazioni che servivano: luogo e data in cui presentarsi per mostrare la documentazione raccolta. Nel mio caso si tratta del centro vaccinale presso la Nuvola di Fuksas all’EUR.
Sono le 9.30 e mi presento all’entrata con mia moglie (deve fare il Green Pass anche lei). L’addetto sembra un pò sorpreso che non sia lì per la vaccinazione e ci chiede di aspettare da una parte l’arrivo di un altro addetto. Dietro di noi si forma una coda di “rimbalzati”, alcuni dei quali in situazioni analoghe alla nostra (chi è stato vaccinato in Inghilterra e chi in Malesia, mi raccontano). Arriva un addetto che ci chiede conferma della lista dei documenti richiesti e poi ci fa entrare nell’area recintata della Nuvola. Bonus points per la Regione Lazio: durante il percorso regalano bottigliette di acqua minerale ai vaccinandi. Arrivati ad un altro checkpoint esterno, stessa domanda e la richiesta di farci da parte per qualche minuto in attesa di un addetto che ci accompagni allo “sportello giusto”. Qualche minuto dopo siamo all’interno, nel piano sotterraneo, godibilmente climatizzato per fortuna.
Ci attendono ancora un paio di code, la prima per presentare i documenti e la seconda per attendere che i documenti siano inseriti nel sistema. I ragazzi con la camicia rossa si mettono di impegno, ma appare ovvio che quella è una procedura nuova per loro e la macchina non è ancora perfettamente oliata. Chiedono la fotocopia del tesserino sanitario, ma esso non era richiesto dalle istruzioni sul sito dell’ASL! Gentilmente, però, si incaricano loro della fotocopie e della restituzione. Problema risolto quindi. A quel che capisco, la procedura coinvolge anche un dottore (o comunque un esperto) che in un ufficio, fuori dal mio raggio visivo, esamina i documenti è dice sì come l’uomo del Monte.
Tutto sommato, considerando che siamo tra i primissimi ad usufruire della procedura in Italia, non ci possiamo lamentare. Dopo un’oretta, e qualche interazione coi gli addetti per verificare il numero di lotto scritto a penna in modo poco leggibile sulla cartolina della CDC, abbiamo finito. A ogni estero-immunizzato viene rilasciato un foglio per dose di vaccino ricevuta, che per noi significa due fogli, uno per il primo shot e uno per il secondo. E viene fatta una promessa: che entro 48 ore sarà possibile scaricare il Green Pass attraverso le app di Stato (IO e Immuni). I fogli ricevuti però sono equipollenti e possono essere mostrati a chiunque ci chieda di mostrare il Green Pass.
A distanza di qualche ora di distanza non ho ancora ricevuto la notifica. Ma non dispero. Intanto invio l’articolo alla redazione di VNY, sapendo che le informazioni saranno utili a molti nella mia situazione.
PS: sotto una breve FAQ per chi dovesse avere ulteriori domande.
FAQ:
APP.io è l’unico modo?
No, si può usare anche l’app Immuni. Inoltre il sito governativo Digital Covid Certificate (DGC) consente anch’esso di stampare il QR code.
Le informazioni in questo articolo si applicano solo a chi è vaccinato in USA?
Ho riportato l’esperienza mia di vaccinato in USA, ma le informazioni dovrebbero essere utili sia se si è vaccinati in altri paesi (purché si sia fatto uno dei quattro vaccini approvati dall’EMA, vedi articolo) sia a chi è guarito di Covid e ha documenti che lo dimostrano (potrebbe essere necessario fornire una traduzione giurata in quel caso. Si faccia riferimento alle circolari indicate nell’articolo).
Altri vaccini? Ad esempio lo Sputnik somministrato a San Marino?
Al momento chi si è fatto lo Sputnik o altri vaccini non riconosciuti dall’EMA non ha un percorso per arrivare al green pass (almeno in Italia e almeno per quanto ne so io).
Come fanno i ragazzi tra i 12 e i 18 anni ad avere il Green Pass? Possono avere il vaccino ma non lo SPID…
Vale la stessa procedura anche per i minori, essenzialmente occorre produrre la stessa documentazione ma firmando voi i moduli (non serve la presenza del minore). I genitori riceveranno gli stessi documenti anche relativi ai vaccini dei figli e potranno in seguito scaricare il QR code con il green pass anche per i figli usando le proprie credenziali. A quel punto prendete uno screenshot col QR code e passatelo al minore, che potrà esibirlo sul suo cellulare esattamente come se lo facesse dall’app di Stato (essendo minore non può avere SPID e accesso all’app).
Ho trovato l’articolo utile e interessante…
Ottimo. Puoi ringraziare nei commenti o scrivermi su Twitter ( @luca_passani ), ma soprattutto, non dimenticare di condividere con altri questo link in modo che abbia la massima utilità.
Ho trovato una cosa che non corrisponde al vero nell’articolo…
Segnala nei commenti. Se necessario, chiederò alla redazione di correggere l’articolo dando credito a chi ha contribuito.