Sarà un weekend impegnativo per il presidente Biden. Venerdì 11 giugno si aprono le danze del primo summit del G7 in presenza degli ultimi due anni, in Cornovaglia. I leader delle 7 maggiori economie del mondo – non contando la Cina – (UK, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Usa), dell’Unione Europea e di Australia, India e Corea del Sud, invitati come ospiti, discuteranno di clima e di Covid, di vaccini e di ripresa economica. Russia e Cina saranno gli altri due argomenti annunciati di questo G7, dato il crescente malcontento dei membri del gruppo nei confronti della Russia per le sue azioni che continuano a destabilizzare la regione, e nei confronti della Cina per le sue politiche commerciali.
Per Biden, però, sarà soprattutto il momento decisivo per ricucire rapporti, riallacciare relazioni e far capire che gli USA sono tornati e intendono riprendere il loro posto: “Il viaggio sottolinea l’impegno dell’America per restaurare le nostre alleanze, rivitalizzare le relazioni transatlantiche, lavorare in stretta cooperazione con i nostri alleati e partner multilaterali per affrontare le sfide globali e proteggere gli interessi americani”, ha spiegato il presidente.

Oggi ha inaugurato la sua permanenza nel Vecchio Continente con un meeting con Boris Johnson a Carbis Bay. Solo due anni fa Biden chiamava Johnson un “clone fisico ed emotivo” di Donald Trump, ma nonostante le tensioni personali tra i due l’incontro di oggi ha l’obiettivo dichiarato di rinsaldare e ribadire la “speciale relazione” che lega UK e USA. Il tema dell’Irlanda del Nord, argomento incendiario su cui i due leader non la vedono allo stesso modo – Biden era fermamente contrario alla Brexit – dovrebbe rimanere fuori dalle discussioni, per ora. Il principale evento dell’incontro sarà il rinnovo dell’Atlantic Charter, cioè una dichiarazione di cooperazione tra i due paesi firmata nel 1941 da Churchill e Roosevelt, nel mezzo della Seconda Guerra Mondiale.
Il documento recita che “il modello democratico è il corretto e giusto e migliore modo” di affrontare le sfide del mondo. Un messaggio molto caro al presidente Biden, che ha cercato di imperniare tutti i dialoghi dei prossimi giorni attorno al grande tema della lotta tra democrazia e autocrazia: “credo che siamo ad un punto di svolta nella storia mondiale”, ha dichiarato, “un momento in cui tocca a noi dimostrare che le democrazie non solo sopravviveranno, ma eccelleranno nel rialzarsi per sfruttare le enormi opportunità della nuova era”.

Gli impegni presidenziali da questa parte dell’Atlantico non si concluderanno con il Summit del G7, che termina domenica. A seguire Biden si tratterrà con Angela Merkel prima, Macron poi, e con Mario Draghi in conclusione del suo tour di leader europei. Naturalmente, è stato anche trovato il tempo per un incontro formale con sua maestà Elisabetta II, al suo primo impegno pubblico dopo la perdita del marito Filippo.
Seguirà un vertice Nato lunedì 14 giugno, a Bruxelles, occasione per Biden per serrare i ranghi e richiamare gli alleati a fare fronte comune contro l’alleanza tra Mosca e Pechino. Occorre una partnership solida e forte per opporsi alla Cina e alle mire espansioniste di Xi Jinping, e il lavoro da fare per la Nato non manca: c’è un trattato su missili a medio e lungo raggio da riscrivere e firmare, bisogna discutere della proliferazione nucleare ma anche dei recenti attacchi di hacker a diverse istituzioni e aziende americane, come la Colonial Pipeline lo scorso mese, che sono stati attribuiti alla Russia. Biden incontrerà il presidente Putin mercoledì 16 giugno, a Ginevra.

La speranza della Gran Bretagna, che presiede il G7 quest’anno, è di unificare gli interessi dei paesi del gruppo sotto lo slogan “Build Back Better” (“ricostruire meglio”). Sfruttando il palco del meeting per dimostrare la superiorità delle democrazie in questo tempo di crisi, Biden dovrebbe annunciare nel weekend l’impegno degli Stati Uniti a donare 500milioni di dosi a 100 paesi in via di sviluppo, investendo una cifra che si aggira attorno a 1.5 miliardi di dollari.
Una delle principali critiche rivolte a questo Summit è però proprio quella di aver “escluso” Russia e Cina, nonostante saranno certamente argomento di dibattito tra i leader presenti. Il Primo Ministro britannico ha difeso tuttavia il formato del G7 dichiarando che “come gruppo dei più importanti paesi democratici, il G7 è da tempo un catalizzatore di azioni internazionali decisive per affrontare le sfide”. “Dalla cancellazione del debito mondiale alla universale condanna dell’annessione della Crimea da parte della Russia, il mondo guarda al G7 perché applichiamo i nostri valori condivisi e la nostra forza diplomatica per creare un pianeta più aperto e prosperoso”.
