Si dichiara innocente, grida alla congiura, accusa Fbi ed ex funzionari del Dipartimento della Giustizia di aver ordito oscure trame in un tentativo di estorsione, ma dietro le quinte faceva pressioni sul Donald Trump per concedergli un perdono presidenziale preventivo. Perdono che, secondo la Cnn, l’ex presidente avrebbe voluto accordare se non fossero intervenuti i suoi consiglieri alla Casa Bianca che con molta fatica riuscirono a fargli cambiare idea. Trump però smentisce. Dopo una settimana dall’esplosivo scoop del New York Times l’ex presidente è intervenuto. “Il congressman Matt Gaetz non mi ha mai chiesto il perdono giudiziario” afferma in una dichiarazione scritta rilasciata dalla sua residenza a Mar A Lago, in Florida. Una smentita però che non fa chiarezza perché la richiesta potrebbe essere stata fatta a qualche stretto collaboratore del presidente che poi l’avrebbe discussa con lui.
La vicenda del congressman repubblicano Matt Gaetz accusato di aver avuto relazioni sessuali con una minorenne si complica, si arricchisce di particolari, con nuove rivelazioni e salaci pettegolezzi che la rendono la tempesta perfetta nella palude politica di Washington. Lui, giovane congressman adorato dallo zoccolo duro dei seguaci di Trump, spietato pretoriano contro chi nel suo stesso partito mette, o metteva, in discussione la leadership dell’ex presidente, chiede la grazia a Trump, o a qualche stretto collaboratore del presidente, a poche settimane dal cambio della guardia alla Casa Bianca per una inchiesta giudiziaria della quale finora ha sempre affermato di non saperne l’esistenza.

Lo scoop del New York Times della settimana scorsa che con dettagliati particolari ha pubblicato la vicenda dei “vizietti” dell’inflessibile parlamentare, ha permesso a Gaetz di andare davanti alle telecamere del simpatetico canale televisivo Fox News per raccontare la “sua” verità. Ha detto di essere vittima di un tentativo di estorsione da parte di un ex funzionario del Dipartimento della Giustizia che, con false prove, lo accusava delle sue scappatelle e per non renderle pubbliche voleva 25 milioni di dollari. La vittima, secondo Gaetz, era lui e le accuse erano false. Con il passare dei giorni la storia è cambiata più volte. Le indagini originariamente non erano su di lui, ma su un suo caro amico funzionario pubblico di una contea della Florida, indagato dall’Fbi sia per reati sessuali che per varie mazzette ricevute per la concessione di licenze di pubblico esercizio, ma soprattutto per aver fornito patenti di guida in bianco rubate dagli uffici della Motorizzazione. Un fatto questo che fece scattare l’allarme dell’antiterrorismo perché con le patenti rubate si sarebbero potute creare false identità. Nelle indagini gli agenti federali misero il cellulare dell’amico di Gaetz sotto controllo e, con molta sorpresa gli inquirenti scoprirono gli stretti rapporti tra i due. Soprattutto nell’organizzare festini fuori dallo Stato della Florida in cui una delle partecipanti sarebbe stata una ragazza di 17 anni. Subito dopo che gli agenti federali scoprirono che il Congressman era coinvolto informarono l’allora ministro della Giustizia, William Barr. E il ministro chiese di essere informato dettagliatamente sugli sviluppi delle indagini.

Dopo lo scoop del New York Times i compagni di partito di Gaetz cominciarono a prendere le distanze man mano che uscivano fuori altri particolari, come quello che nelle aule del Congresso il parlamentare mostrava orgogliosamente ai colleghi le foto delle sue conquiste nude. E come spesso succede in questi scandali, più si nega, più si urla, più i giornali scavano nella vita privata del bersaglio con il risultato che saltano fuori altre indiscrezioni che con la vicenda iniziale non hanno nulla a che vedere ma che danno un ulteriore connotato sinistro alla vicenda. Ferreo difensore di Donald Trump, Gaetz era diventato uno dei più crudeli ambasciatori delle bugie elettorali dell’ex presidente. Ancora oggi parla di elezioni truccate da Joe Biden e vinte con gli inganni.
Doveva avere anche molti nemici all’interno della Casa Bianca. “È una persona cattiva e vendicativa” afferma una anonima fonte ad “Insider”. Tralasciando i giudizi, resta il fatto che andò in Wyoming a fare campagna elettorale contro la sua collega repubblicana Litz Cheney poiché nel processo di impeachment dell’ex presidente la parlamentare aveva votato a favore dell’incriminazione. Trump lanciò una scomunica su di lei giurando che quel voto contro di lui le sarebbe costato caro. E lui, Matt Gaetz, andò nella circoscrizione elettorale della sua compagna di partito in Wyoming contattando i leader repubblicani locali per trovare un candidato per sfidare Litz Cheney alle primarie del partito.
Da domani Matt Gaetz sarà l’invitato d’onore ad un convegno organizzato in Florida da “Women for America First”, una delle associazioni create dall’ex presidente, la stessa che organizzò il comizio davanti al Campidoglio il 6 gennaio scorso dal quale partì l’assalto al Congresso. Il convegno si terrà in un golf club di Trump a Miami. Gaetz parlerà venerdì sera. Le organizzatrici difendono a spada tratta il congressman accusando i “liberal media” di linciaggio politico e, come da tradizione, di diffondere “fake news”. Sul palco con Gaetz, ovviamente, la congresswoman dei QAnon, Marjorie Taylor Green e il collega texano Louie Gohmert, il bizzarro parlamentare che negli anni passati accusava l’ex presidente Barack Obama di essere in combutta con i Muslim Brotherdood per trasformare gli Stati Uniti in un nuovo impero ottomano, e che sempre Obama aveva mandato i militari americani in Liberia non per arginare l’infezione del virus di Ebola, ma per infettare i militari in modo tale che, una volta tornati negli Stati Uniti, avrebbero infettato il resto della popolazione. Trump ha fatto sapere di non aver deciso ancora se prenderà parte all’evento.

Intanto la rivista bisettimanale di economia e finanza Forbes scrive che la Casa Bianca è costata molto cara al 45mo presidente degli Stati Uniti. Avrebbe perso più di un miliardo di dollari durante i suoi 4 anni dietro la scrivania dell’Oval Office, “convinto – scrive Forbes – che la pubblicità derivata dalla presidenza avrebbe aiutato lo sviluppo delle sue attività finanziarie senza tenere conto che una volta alla Casa Bianca non avrebbe potuto più agire disinvoltamente con le sue aziende come aveva fatto fino ad allora”. E proprio questa “disinvoltura” è ora all’esame della procura distrettuale di Manhattan. Gli inquirenti hanno nuovamente interrogato Jennifer Weisselberg, la nuora del CFO della Trump Organization che nei mesi scorsi è stata al centro di un velenoso divorzio dal figlio di Allen Weisselberg il fidato consigliere finanziario di Donald Trump. La donna sarebbe a conoscenza di molti segreti delle società dell’ex presidente, ma soprattutto dei regali che Trump faceva all’ex suocero e all’ex marito senza dichiararli come parte del salario nelle denunce dei redditi. Accuse che se dovessero essere provate potrebbero scattare in una incriminazione per evasione fiscale. Un modo questo per fare pressione sul CFO della Trump Organization a svelare i segreti del suo “capo”.