Poco più di un anno fa è stato scoperto un patto criminale tra la famiglia mafiosa degli Inzerillo di Passo di Rigano a Palermo e alcune famiglie mafiose residenti negli Stati Uniti d’America. Dalle indagini della Procura della Repubblica di Palermo sono emersi contatti di rilievo con famiglia mafiosa dei Gambino di New York tenuti da Simone Zito con Thomas Gambino e Frank Calì, ritenuti dagli inquirenti americani soggetti di estrema pericolosità criminale. I contatti tra queste due mafie, che non hanno mai reciso il loro cordone ombelicale, potrebbero essere aumentati negli ultimi mesi, poiché le cosche siciliane hanno bisogno di recuperare il terreno perduto nei confronti di Camorra e ‘Ndrangheta.
Cosa Nostra siciliana è ben nota per essere presente negli Stati Uniti e nonostante l’omicidio di Frank Calì, considerato il ponte tra le due associazioni mafiose, i loro contatti continuano per una serie di affari e di strategie criminali comuni. Dai tempi dell’inchiesta “Piazza Connection”, condotta da Giovanni Falcone in collaborazione con Rudolph Giuliani, le due mafie fanno affari soprattutto con il traffico di droga su larga scala e il riciclaggio di denaro, così come con la contraffazione di valuta e merci e ultimamente anche con il traffico di rifiuti tossici. Sia per l’Fbi sia per la Dda di Palermo i rapporti tra mafia siciliana e americana nascondono nuovi affari e relazioni vantaggiose per entrambi.
Prima di essere assassinato, Calì negli Stati Uniti aveva incontrato Nicola Mandalà e Gianni Nicchi, arrivati appositamente da Palermo. I loro contatti americani erano Pietro Inzerillo e il cognato, appunto, Frank Calì. Da tali contatti è facilmente ipotizzabile che si stia preparando il ritorno in Sicilia dei cosiddetti “scappati”: i Gambino, gli Inzerillo, gli Spatola. Alcuni di loro avevano perso la guerra di mafia in Sicilia contro i corleonesi e si erano rifugiati negli Stati Uniti. Da lì sono tornati negli ultimi anni. Per questo motivo l’omicidio di Calì e la continuazione di nuovi contatti criminali fanno ipotizzare fibrillazioni non solo a New York, ma anche a Palermo.
Quanto finora scritto trova ovviamente riscontro anche nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia italiana del primo semestre 2020 che segnala proprio un rafforzamento dei rapporti tra esponenti di alcune famiglie storiche di Cosa Nostra palermitana, con Cosa Nostra americana. Molti mafiosi sono tornati a Palermo, hanno recuperato l’antico potere mafioso, forti soprattutto dei rapporti con i boss d’oltreoceano. Con la scomparsa di Riina, i corleonesi sarebbero propensi a nuovi accordi pare addirittura con l’assenso di Matteo Messina Denaro. Perciò si registra un nuovo scenario mafioso caratterizzato da un impellente bisogno di un moderno assetto sia per i siciliani sia per gli americani. La compattezza del sodalizio italo-americano, l’influenza criminale, la potenza militare e il ruolo “politico” delle singole famiglie, dei mandamenti e delle rispettive strutture di vertice ricoprono un ruolo fondamentale per la definizione dei nuovi rapporti, di conseguenza, per l’individuazione delle nuove strategie e dei nuovi equilibri tra le due associazioni mafiose.
Cosa Nostra palermitana dopo un periodo di crisi deve darsi un’organizzazione definitiva per ripristinare la piena operatività criminale e lo fa ritessendo i rapporti con le famiglie mafiose americane. Cosa Nostra ha vissuto una lunga fase di stallo dello sviluppo delle strategie operative e ora sembra stia rialzando la testa proprio con lo scopo di tornare agli antichi “splendori”, quando era la mafia più temuta e potente d’Italia. Per impedire che questo accada l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di ripristinare a tutti gli effetti lo Stato di diritto e per questo avremo bisogno di istituzioni forti e credibili e di rinvigorire la cooperazione investigativa e giudiziaria nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale.
Vincenzo Musacchio is a professor of criminal law. Associated at Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) in Newark (USA). Researcher at the High School of Strategic Studies on Organized Crime of the Royal United Services Institute in London.