L’ormai ex cardinale Giovanni Angelo Becciu, era sereno fino alle 18 di giovedì 24 settembre, quando Papa Francesco lo ha convocato per un incontro, durato 20 minuti, e come “un fulmine a ciel sereno”, gli ha chiesto di dimettersi, svelandogli il consistente materiale in mano agli inquirenti, che rivelava atti di peculato. Nega l’ex cardinale e davanti ai giornalisti spiega la sua versione: “Non ho commesso peculato. I 100mila euro dell’Obolo di San Pietro li ho dati alla Caritas della diocesi di Ozieri e sono ancora lì. Su di me sono state scritte falsità, che potrebbero anche meritare querela”.

Papa Francesco è amareggiato dalla vicenda, ma allo stesso tempo determinato: “Bisogna andare fino in fondo” dichiara. “Il Papa non ha più fiducia in me”, ma “io rinnovo la mia fedeltà al Santo Padre e continuerò ad essergli fedele” afferma l’ex cardinale. Giovanni Angelo Becciu ha vissuto 5 anni di coabitazione nel ruolo di sostituto della Segreteria di Stato e il Pontefice lo aveva nominato cardinale nel 2018 affidandogli l’importante dicastero delle Cause dei Santi.
La svolta delle indagini è stata resa possibile grazie alla confessione di uno dei più stretti collaboratori, scrive “L’Espresso“, che ha iniziato a ricostruire il caso e ha dato le prime rivelazioni.
Diverse le accuse rivolte a Becciu. Innanzitutto avrebbe destinato alla Caritas della diocesi di Ozieri una somma di 100mila euro. Voleva fare un’opera di sostegno per la Sardegna, sostiene l’ex cardinale e afferma “quei soldi sono ancora lì e non sono stati dati alla cooperativa”, “non so perché sono accusato di peculato”. La versione di Becciu è stata confermata anche dal vescovo della diocesi sarda. In una lettera, monsignor Corrado Melis esprime il suo “dolore e rispetto” per la vicenda e difende l’operato della Caritas locale e della cooperativa sociale Spes. Monsignor Melis chiarisce: “di nessun atto di favore, tanto meno indebito o non legittimo, risulta ed è mai risultata beneficiaria la Caritas diocesana di Ozieri” e si dice pronto a “dimostrare la regolarità e correttezza documentale”.
Inoltre, secondo l’accusa, avrebbe voluto favorire i fratelli. In effetti, alla vicenda sarebbe legato anche il fratello, presidente della cooperativa Spes, braccio operativo della Caritas diocesana. “Non ho arricchito la mia famiglia. Andate in Sardegna e vedete come vivono”. E’ poi spuntato un altro fratello, Mario Becciu, produttore di birra, che l’ex cardinale avrebbe voluto aiutare. Becciu smentisce nuovamente: “Non è vero niente”. “Questo è da querela”. Secondo le ultime rivelazioni, ci sarebbe un accordo di partnership con la Angel’s per apporre il marchio “Caritas Roma” sulla “Birra Pollicina”. Si tratta solo di un’ipotesi, poiché il documento che testimonierebbe che tale operazione sia stata favorita dall’ex cardinale è ancora in via di verifica.
Giovanni Angelo Becciu si dichiara un fedele servitore di Papa Francesco, tanto che aveva appoggiato il Pontefice quando nell’estate del 2017, Pell, che deteneva la carica di prefetto della Segreteria Economica del Vaticano, fu accusato di pedofilia e condannato ad una pena di 6 anni. Pell fu poi costretto al processo in Australia, ma alla fine il Tribunale di Melbourne lo assolse.
Becciu, con i giornalisti, parla anche dei suoi rapporti con il cardinale australiano: “Abbiamo avuto contrasti professionali, perché voleva applicare leggi che non erano ancora state promulgate” afferma Becciu. “Una volta durante una riunione in cui era presente anche il Papa mi diede del ‘disonesto’ e lì ho perso la pazienza”. In questi giorni, il cardinale Pell, ha avuto la sua “rivincita” e si sarebbe congratulato con Papa Francesco.

L’immobile di lusso acquistato dal Vaticano a Londra
Becciu sarebbe inoltre coinvolto nel caso della sfortunata speculazione immobiliare compiuta dal Vaticano sul palazzo londinese di Sloane Avenue. Tutto iniziò nel periodo tra il 2011 e il 2018, durante il quale Becciu era Sostituto della Segreteria di Stato e ne gestiva i fondi, inclusi quelli riservati e l’obolo di San Pietro. Nel 2012, Becciu propose di investire 200 milioni di dollari in una piattaforma petrolifera in Angola. I soldi erano presso il Credit Suisse, dove allora lavorava Crasso, banker di fiducia della Segreteria. A seguito di una valutazione, condotta da Raffaele Mincione, in cui l’affare venne giudicato troppo rischioso, si decise per l’investimento di 200 milioni nel fondo Athena, che Mincione avrebbe successivamente usato per comprare il 45% del palazzo di Londra e il resto per investimenti in Borsa. Ma le speculazioni, andarono male e il fondo inizò a perdere milioni.
Così, nel 2018, il Vaticano volle uscire dall’affare e raggiunse una transazione con Mincione tramite il broker Gianluigi Torzi, definito “un genio della finanza”. Di lì a poco, iniziò l’inchiesta, in cui vennero indagati anche due monsignori della Segreteria, Alberto Perlasca e Mauro Carlino e a giugno 2020 Torzi fu arrestato.
Intanto l’ex Cardinale, annuncia azioni legali contro “L’Espresso” e dal Vaticano dicono che, solo se Becciu riuscirà a dimostrare la sua innocenza, verrà riabilitato, ma al momento il Papa sembra avere buone informazioni e avrebbe rinunciato al Cardinale per una questione di “pulizia morale ed esemplarità”.
Al “Corriere della Sera” Angelo Becciu afferma: “Sono stato trattato come il peggiore dei pedofili, messo alla gogna mediatica in tutto il mondo. A questo punto non so neanche se la magistratura vaticana mi convocherà per processarmi: il Papa mi ha già condannato, senza che potessi difendermi. E il marchio di infamia mi rimarrà addosso…”, “Spero ancora che il Santo Padre ci ripensi, ma non succederà…”.