Mentre l’Italia, negli scorsi giorni, ha riaperto i confini ai turisti europei (eliminando l’obbligo della quarantena) e l’Europa pare si appresti a farlo dal primo luglio con il resto del mondo, chi aveva in programma nei prossimi mesi di recarsi negli USA per turismo, lavoro, o studio si trova da tempo in una sorta di “limbo”. Tra le risposte dell’amministrazione Trump all’emergenza sanitaria, infatti, molte si sono focalizzate proprio sulle limitazioni imposte ai viaggi negli Stati Uniti da alcuni Paesi in particolare e all’immigrazione, anche legale, nel Paese. Un obiettivo, quest’ultimo, che il Presidente ha esplicitamente perseguito durante tutto il corso del proprio mandato, e che è diventato prioritario nel corso dell’emergenza sanitaria. La crisi, peraltro, ha lasciato senza lavoro milioni di americani: nelle ultime ore, le richieste di sussidio per la disoccupazione da inizio pandemia hanno toccato quota 42 milioni. E secondo alcuni, tale circostanza potrebbe dettare un ulteriore irrigidimento sul fronte dell’immigrazione nei prossimi mesi, quando l’obiettivo primario dell’Amministrazione sarà quello di tutelare i lavoratori americani, difendendoli dalla competizione straniera.

Quale impatto, insomma, stanno avendo e potranno avere in futuro l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica sulle politiche migratorie degli USA? Come si devono comportare le persone che dovrebbero richiedere un visto per gli Stati Uniti, o che attualmente si trovano nel Paese con un visto? E che cosa è cambiato dal punto di vista dell’immigrazione illegale al confine meridionale? Ne abbiamo parlato con l’avvocato Nicola Tegoni, specializzato in diritto dell’immigrazione e partner presso lo studio newyorkese Dunnington Bartholow & Miller LLP.
Avvocato, riassumiamo per i nostri lettori tutti i provvedimenti che l’Amministrazione Trump ha adottato durante questa emergenza Covid-19 sul fronte dell’immigrazione.
“Ecco la cronologia dei provvedimenti adottati in questi ultimi mesi:
- 5 febbraio 2020: Proclamazione Presidenziale Sospendente l’Ingresso come Immigranti e non-Immigranti di Persone che Creano un Rischio di Contagio relativo al COVID-19 (85 FR 6709, 2/5/20). Il Presidente Trump ha adottato una proclamazione il 1 Gennaio, 2020 limitante l’ingresso negli Stati Uniti come immigrant o non-immigranti di tutti gli individui che erano nella Repubblica Popolare Cinese nei 14 giorni precedent all’ingresso o tentato ingresso.
- 4 marzo 2020: Proclamazione Presidenziale Sospendente l’Ingresso come Immigranti e non-Immigranti di Altre Persone che Creano un Rischio di Contagio relativo al COVID-19 (85 FR 12855, 3/4/20). Il Presidente Trump ha adottato una proclamazione limitante l’ingresso negli Stati Uniti come immigranti o non-immigranti di tutti gli individui che erano in Iran nei 14 giorni precedenti all’ingresso o tentato ingresso.
- 16 marzo 2020: Proclamazione presidenziale sulla sospensione dell’ingresso come immigrati e non immigranti di altre persone che presentano un rischio di trasmissione del COVID-19 (85 FR 15045, 16/03/20). Il presidente Trump ha emesso una proclamazione, in vigore alle 23:59 (ET) il 13/03/20, che, con alcune esenzioni, sospende e limita l’ingresso, come immigrati o non immigranti, di persone che erano fisicamente presenti nell’area Schengen durante i 14 giorni precedenti la loro entrata o al loro tentativo di entrata;
- 18 marzo 2020: Proclamazione presidenziale sulla sospensione dell’ingresso come immigrati e non immigranti di determinate altre persone che presentano un rischio di trasmissione del coronavirus (Regno Unito e Irlanda) (85 FR 15341, 18/03/20). Il 14/03/20, il presidente Trump ha emesso un proclamazione che, con alcune esenzioni, sospende e limita l’ingresso negli Stati Uniti, come immigrati o non immigranti, di persone che erano fisicamente presenti nel Regno Unito e in Irlanda durante il periodo di 14 giorni precedente alla loro entrata o tentativo di entrata.
- 10 aprile 2020: Memorandum del Presidente sulle sanzioni per i visti. Il presidente Trump ha emesso un memorandum che ordina al Segretario di Stato di imporre sanzioni per i visti ai sensi della sezione 243 (d) dell’Immigration & Nationality Act (“INA”) su qualsiasi Paese straniero che neghi o ritardi l’accettazione dei suoi cittadini, soggetti, o residenti dopo che gli è stato chiesto di accettarli e se tale negazione o ritardo ostacolano le operazioni DHS necessarie per rispondere alla pandemia di COVID-19 in corso.
- 22 aprile 2020: Proclamazione presidenziale che sospende l’ingresso di immigranti che presentano rischi per il mercato del lavoro negli Stati Uniti durante la ripresa economica a seguito dell’epidemia di COVID-19 (85 FR 23441, 27/04/20).
- 26 maggio, 2020: Proclamazione Presidenziale sospendente l’ingresso come immigranti o non-immigranti di determinate altre persone che presentano un rischio di trasmissione del COVID-19. Il 26 Maggio, 2020, Presidente Trump ha adottato una proclamazione che sospende e limita l’ingresso negli Stati Uniti come immigranti o non-immigranti di tutti gli individui che erano fisicamente presenti nella Repubblica Federale del Brasile durante i 14 giorni precedenti all’ingresso o tentato ingresso”.
- 29 maggio, 2020: Proclamazione Presidenziale sospendente, ai sensi delle sezioni 212(f) e 215(f) dell’INA e 3 U.S.C. 301, l’utilizzo di visti F o J per l’ingresso negli Stati Uniti da parte di cittadini cinesi che implementano o supportano la “strategia di fusione militare-civile” della Repubblica Popolare Cinese. Il provvedimento è entrato in vigore il 1 ° giugno 2020. Non è stata fornita una data di scadenza specifica. Il proclama si applica ai laureati e agli studenti e ricercatori superiori della Repubblica Popolare Cinese (“PRC”) che richiedono un visto o cercano di entrare negli Stati Uniti e che ricevono finanziamenti da o sono attualmente impiegati presso, studiano o conducono ricerche presso o per conto di enti tramite i quali la PRC attua o implementa la strategia di fusione civile-militare”.
Le sedi consolari americane all’estero hanno sospeso da marzo le proprie attività in termini di rilascio visti, e al momento non è ancora chiaro quando tali attività verranno riprese. Questo significa bloccare migliaia di persone che avrebbero dovuto trasferirsi negli USA nei prossimi mesi. Qual è il suo consiglio per chi ha in programma di richiedere un visto?
“Attendere pazientemente è l’unica strada percorribile. Siamo consapevoli che tutti i consolati degli Stati Uniti hanno sospeso i loro servizi, ma alcuni consolati ci stanno informando che stanno iniziando ad accettare gli appuntamenti intervista per la valutazione del rilascio del visto per il periodo fine estate-autunno 2020. Consiglio di tenere monitorato il sito del Dipartimento di Stato USA a questo link.
Inoltre, servizio disponibile solo per pratiche inviate a l’USCIS e non alle sedi consolari, lo scorso 29 maggio l’USCIS ha annunciato che il servizio Premium Processing per le richieste I-129 per la classificazione “non-immigrant” e anche per le richieste I-140 per la classificazione “Immigrant” verrà reso nuovamente disponibile durante il mese di giugno 2020. Il Premium Processing è un servizio a pagamento che il richiedente può scegliere di utilizzare e che velocizza notevolmente i tempi in cui l’USCIS valuta una pratica.
Importante anche la riapertura al pubblico a partire dal 4 giugno degli uffici distrettuali negli USA dell’ USCIS. Questo significa che pratiche di “green card” e naturalizzazione a cittadinanza USA potranno essere nuovamente portate a termine”.
L’altissimo numero di disoccupati negli States può far pensare che l’Amministrazione Trump estenderà le misure prese fino ad ora o ne adotterà di nuove al fine di proteggere l’occupazione interna. Ritiene che questo possa essere uno scenario probabile? Quali sono le ipotesi al momento?
“È difficile al momento fare previsioni specifiche ma sembrerebbe che a breve il Segretariato del Lavoro e il Segretariato di Homeland Security, di concerto con il Segretariato di Stato, dovrebbero rivedere i programmi pertinenti a diverse categorie di visti lavorativi e raccomandare al Presidente Trump altre misure appropriate per stimolare l’economia statunitense ed assicurare che venga data priorità a lavoratori statunitensi nelle assunzioni. È quindi possibile che vi siano altre misure a protezione dei lavoratori statunitensi che limiteranno a lavoratori stranieri la possibilità di ottenere o di mantenere un visto o permesso lavorativo, specialmente se si considererà il tasso di disoccupazione che, come già avevano previsto alcune stime, ormai si è avvicinato ai livelli della Grande depressione americana. È pur vero che, dagli ultimi rilevamenti, sembrerebbe che nel mese di maggio 2020 il tasso di disoccupazione sia leggermente sceso, ma resta comunque difficile al momento capire quello che sarà il trend della effettiva disoccupazione USA nei prossimi mesi”.
Chi attualmente si trova negli Stati Uniti con un visto ha qualcosa da temere? Cosa accade ad esempio, a chi ha un visto in scadenza e, a causa dell’emergenza e della scarsa disponibilità di voli, potrebbe avere difficoltà a lasciare il Paese in tempo?
“Chi soggiorna negli Stati Uniti oltre il periodo di tempo autorizzato dal Dipartimento di Homeland Security è considerato essere “out-of-status” e questa è un’ infrazione delle leggi statunitensi sull’immigrazione che potrebbe porre a rischio l’idoneità per la domanda di un visto in futuro per viaggi, studi, o lavoro negli Stati Uniti. Se si desidera prolungare il soggiorno negli USA, è necessario fare domanda presso l’USCIS prima della scadenza del periodo di soggiorno autorizzato indicato sul timbro di ammissione e sul modulo I-94. Si consiglia di applicare con largo anticipo rispetto alla data di scadenza”.
Tra le varie categorie di persone toccate dai provvedimenti, ci sono gli studenti che sono stati ammessi nelle Università americane per il prossimo anno accademico, ma che al momento sono bloccati con la richiesta di visto e non sanno se lo otterranno in tempo. Alcuni di loro saranno quindi costretti a rinunciare o a chiedere un deferral di un anno. Secondo i dati del 2018/2019, gli studenti internazionali rappresentano circa il 5,5% della popolazione totale in università e college, e, secondo lo US Department of Commerce, nel 2018 hanno contribuito all’economia USA per la cifra di 44,7 miliardi di dollari. Qual è la situazione attualmente e quali sono le sue previsioni in merito?
“Attualmente molte Università stanno adottando soluzioni di distance-learning. È ipotizzabile che nei prossimi mesi le università, non solo negli Stati Uniti, passino definitavemente a questo tipo di sistema di insegnamento, e che studenti internazionali inizino a seguire lezioni senza doversi trasferire negli Stati Uniti”.
Qual è la situazione degli studenti internazionali attualmente presenti sul suolo americano? Che impatto ha avuto o può avere l’emergenza sull’Optional Practical Training (OPT), il periodo di training fino a 12 mesi che può essere concesso dopo la laurea agli studenti negli Stati Uniti?
“In merito a studenti ancora negli Stati Uniti che completeranno in questo periodo dell’ anno il loro percorso di studi accademici e che desiderano fare domanda per l’OPT, consigliamo vivamente di procedere ora secondo la tempistica in vigore imposta da USCIS e di collaborare strettamente con l’ufficio responsabile per gli studenti internazionali presente nei vari istituti accademici per coordinare insieme a loro l’invio di tale domanda. Effetto immediato e fino a nuovo avviso, tutte le domande di estensione OPT e STEM devono essere presentate in remoto. Invece, per quanto riguarda studenti che intendono fare applicazione dall’estero, il Dipartimento dell’Homeland Security sta valutando questi problemi e potrebbe fornire a breve ulteriori indicazioni. Nel frattempo, poiché USCIS esamina le richieste di autorizzazione all’occupazione OPT, SEVP raccomanda di contattare USCIS per ulteriori indicazioni”.
Sul fronte delle richieste di asilo e dell’immigrazione “illegale” al confine con il Messico, fenomeno contro cui il Presidente ha condotto da sempre una strenua battaglia, è cambiato qualcosa?
“Gli Stati Uniti stanno assistendo a una sostanziale riduzione delle persone che attraversano il confine meridionale illegalmente durante l’epidemia di coronavirus. Una delle spiegazioni di questo fenomeno potrebbe essere il fatto che in Messico vi è stato fino a tempi abbastanza recenti un numero relativamente limitato di contagi e decessi dovuti al COVID-19 rispetto alla situazione causata dal COVID-19 esistente negli Stati Uniti. Questa situazione purtroppo sta rapidamente cambiando e il numero di contagi da COVID-19 in Messico e in America Centrale come del resto anche in Sudamerica è in notevole aumento. Per quanto riguarda le domande di asilo politico, esiste ancora una politica ferrea in cui il Governo USA non valuta pratiche di asilo politico di persone non messicane che provenienti dal confine con il Messico chiedono ingresso negli Stati Uniti presentando domanda di asilo: in pratica, le persone non messicane di nazionalità di Paesi terzi provenienti dal Messico che fanno richiesta d’asilo negli USA vengono rimandate in Messico e devono aspettare proprio da lì che la loro domanda venga valutata. Di recente la Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato temporaneamente la validità legale di questa misura restrittiva”.