
Sabato 14 dicembre, a Piazza San Giovanni, a Roma, oltre centomila persone hanno partecipato allegramente alla manifestazione organizzata dalle gruppo delle cosiddette “sardine” di Roma.
Mentre i primi manifestanti arrivavano in Piazza San Giovanni, parlando ai giornalisti uno dei fondatori del movimento delle sardine, Mattia Santori, ha detto che gli organizzatori speravano che arrivassero centomila simpatizzanti ma non avrebbero considerato una sconfitta la partecipazione di 10mila persone come ipotizzava la questura, o anche meno. “Per noi, l’importante è che arrivi il messaggio: niente odio, né discriminazione”, ha ribadito Santori.
Alla spicciolata affluiscono nella piazza i manifestanti con cartelli e striscioni ma senza bandiere di partito come avevano raccomandato gli organizzatori. E negli striscioni si legge. “Le sardine fanno bene”. “Sardine di tutti i mari unitevi”. “Le sardine di Roma non abboccano”.
“Roma non si Lega” è il coro scandito dai simpatizzanti delle sardine che si sono riuniti davanti al palco della manifestazione. “Ci siamo riappropriati di piazza San Giovanni”, dice al microfono uno degli organizzatori.

In piazza ci sono tanti giovani ma ancor più gente di mezz’età ed anziani. Per questo aspetto, le sardine assomigliano molto a quei membri della borghesia impegnata che, nel 2002, avevano creato il cosiddetto “movimento dei girotondi”. Anche quel movimento era nato dal basso, nei salotti delle case borghesi a Milano e a Roma, e fu creato principalmente da alcuni gruppi di donne che decisero di portare in piazza il dissenso e la rabbia provocate dalle leggi ad personam di Silvio Berlusconi. Dopo la sua contestazione – il famoso “urlo” – contro i leader dell’Ulivo in Piazza Navona, Nanni Moretti incontrò i leader romani del movimento – per la precisione, un gruppo di donne – e fu invitato ad aggiungersi al movimento, diventandone per un po’ la voce più forte e più nota. I girotondi intendevano dare la sveglia ai politici, a stimolare un’opposizione parlamentare più viva, a ricordare ai politici del centrosinistra che il voto non era una cambiale data in bianco e che i cittadini volevano essere consultati e coinvolti nelle scelte, ma nessuno pensava che il movimento dovesse sostituirsi ai partiti tradizionali.

Un sondaggio approssimativo tra alcune decine di partecipanti alla manifestazione ha permesso al sottoscritto di scoprire che la maggioranza delle persone presenti erano di sinistra, in particolare elettori ed ex-sostenitori del PD, che non si sentono più rappresentati da alcuno dei partiti tradizionali. In molti mi hanno espresso la speranza che, in qualche modo, il movimento delle sardine possa convincere la sinistra a far sue le istanze dei cittadini e, in particolare le lotte dei lavoratori e contro la sempre crescente precarietà, per intercettare il desidero di partecipazione e di essere rappresentati di questi elettori, al fine di arginare una destra italiana sempre più estrema, apparentemente senza rivali in grado di batterla.
Poco prima delle 15.30 la manifestazione inizia e i partecipanti cantano Bella Ciao. A seguire, cantano l’inno d’Italia perché negli ultimi mesi aveva tentato di appropriarsene la destra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, cantandolo insieme ai propri sostenitori proprio qui in Piazza San Giovanni.
Per prima parla Carla Nespolo, presidente dell’Anpi, che porta il suo “solidale saluto” alla piazza. “Speranza è la parola che ci unisce. Lotta e speranza, futuro e presente da migliorare. E’ venuta da voi una grande ventata di speranza e impegno democratico. Odio gli indifferenti, e io lo voglio dire forte: l’Anpi è con voi, i partigiani e le partigiane sono con voi”.

Nella piazza chi parla lo fa dalla piattaforma del rimorchio di un TIR. “Questo è voluto perché vogliamo mostrare che non ci sono leader che parlano dall’alto, che siamo tutti uguali” ha spiegato Santori, “e quindi niente palco ma soltanto un piccolo rialzo in modo che tutti ci possano vedere”.

Ha parlato alle sardine Nibras Asfa una giovane musulmana con il velo, che ha letto assieme ad altri giovani alcuni articoli della Costituzione. Citando provocatoriamente il discorso della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, tenutosi in questa stessa piazza in occasione della manifestazione del centrodestra, lo scorso 19 ottobre, ha detto: “Sono Nibras, sono una donna, sono musulmana e sono figlia di palestinesi. A chi vuole riaprire pagine buie della storia dico ’non ci avrete mai, non ve lo permetteremo”.
“Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”, aveva proclamato la Meloni, le cui parole erano diventate un tormentone virale sul web, con la hit “Io sono Giorgia”.

“Noi siamo l’Italia bella, contro le diseguaglianze, le discriminazioni, l’Italia che ha come motto restiamo umani”. Lo ha affermato Pietro Bartolo, medico lampedusano ed europedutato del Pd. “Noi siamo i partigiani del 2020, dobbiamo resistere per difendere la Costituzione, così come non si può toccare l’Europa che dobbiamo difendere. L’Europa che deve essere unita e mettere al centro la persona”. Ha aggiunto Bartolo: “Il fenomeno delle migrazioni l’abbiamo fatto diventare un problema nascondendo gli altri problemi. Il vero problema è l’emigrazione dei nostri giovani, che non vanno via per colpa dei migranti ma per colpa nostra”.
Per ultimo parla Mattia Santori: “Siamo tantissimi!!!”. Inizia così il suo intervento “Volevamo solo ricordarvi che sono scese in piazza 25 città d’Europa: Roma, Berlino, Parigi….”.

“Vi do una notizia”, dice Santori: “Le Sardine non sono mai esistite! Qui ci sono le persone, cervelli che valgono più di un milione di like”.
E prosegue: “Hanno iniziato a insultarci. A mangiare sardine in piazza. Ma noi abbiamo continuato e abbiamo vinto 113 piazze a zero”.
“Non vogliamo rubare le piazze a nessuno”, assicura Santori, e poi elenca le prime proposte.
Uno: pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare.
Due: chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solo nei canali istituzionali.
Tre: pretendiamo trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network.
Quattro: pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti.
Cinque: che la violenza venga esclusa dai toni della politica. E anzi che la violenza verbale venga equiparata a quella fisica.
Sei: ripensare, anzi abrogare, il decreto sicurezza”.

E poi annuncia: “Da domani inizia la fase due”.
“Libertà”: Si è chiuso con questo grido, scandito, l’intervento di Santori di fronte alle oltre centomila persone che hanno riempito Piazza San Giovanni e le piazze e le vie limitrofe. “La piazza di oggi è partecipazione quindi è politica. Voi avete fatto politica”, ha detto Santori, salutando i partecipanti.
A proposito della manifestazione ha scritto su Facebook, il giornalista e scrittore Enrico Fierro:
“C’ero anch’io in Piazza San Giovanni a Roma e ho visto un popolo. Chiamatele sardine, giudicate quella gente in piazza sorridente (finalmente) e capace di commuoversi alle parole di Carla Nespolo, la presidente dell’Anpi, e di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, ma loro c’erano. Hanno spento i computer, premuto il tasto rosso del telecomando, e sono scesi in strada per ritrovarsi. Volti giovani, freschi, quelle intere famiglie con in mano una sardina disegnata a casa su Finalmente insieme, finalmente in quella piazza da troppo tempo disertata dall’Italia democratica e dai suoi partiti, e troppe volte profanata da una destra razzista e fascistoide”.
Continua Fierro:
“Con quei pezzi di cartone, quegli anziani che tante volte nella loro vita hanno calpestato il suolo di San Giovanni, mandano mille messaggi. Alla sinistra e al mondo democratico, innanzitutto. Noi ci siamo, dicono, e siamo qui a difendere parole e concetti che voi avete abbandonato da anni. Noi siamo qui a cantare Bella Ciao senza timidezze, e la canzone della Resistenza la intoniamo insieme all’Inno di Mameli, che voi avete lasciato a fascisti e leghisti. Noi siamo qui a dire che Salvini si può fermare, ma per farlo bisogna essere e mostrarsi diversi”.

Indiscutibilmente, la manifestazione di Piazza San Giovanni è stata una specie d’esame di maturità per il movimento creato da quattro giovani bolognesi, Mattia Santori, 32 anni, laureato in scienze politiche e collaboratore per una rivista legata a Romano Prodi; Roberto Morotti, 31 anni, ingegnere; Giulia Trappoloni, 30 anni, fisioterapista e Andrea Garreffa, 30 anni, guida turistica, che esattamente un mese fa hanno convinto a scendere in piazza seimila persone a Bologna.
A Mattia Santori non andava giù l’idea che nella rossa Bologna Matteo Salvini facesse campagna elettorale per la Lega a sostegno della candidatura di Lucia Borgonzoni alla poltrona di presidente della regione Emilia Romagna in opposizione al presidente uscente, il piddino Stefano Bonaccini.

Da qui l’idea di contrapporre al raduno leghista del 14 novembre al Paladozza un flashmob anti- Salvini e anti-Lega. Partendo dalla constatazione che il Paladozza può contenere 5.570 persone. “Noi volevamo essere almeno uno in più di loro”, ha ricordato Santori. Il nome “sardine” è nato dall’idea che si potessero portare in Piazza Maggiore 6000 persone per stare tutti stretti stretti come sardine in una scatola
L’invito pubblicato su Facebook diceva: “Nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto. Crea la tua sardina e partecipa alla prima rivoluzione ittica della storia”. Il movimento è nato per contrastare Salvini e la sua politica gridata e violenta, basata sulla paura e sull’odio. Secondo i 4 fondatori, l’obiettivo primario della protesta doveva essere quello di esprimere un dissenso trasversale nei confronti del leader della Lega Matteo Salvini, ma anche del “populismo” in generale. Alle prime righe del “manifesto delle sardine” si legge: “Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota, ma di quei contenuti non è rimasto più nulla”.
Oltre 7000 persone affluirono quella notte in Piazza Maggiore e così nacque il movimento delle sardine.

“Quella prima manifestazione era contro Salvini, poi è diventato una riaffermazione della democrazia: noi siamo anti-fascisti, per l’eguaglianza, contro l’intolleranza, contro l’omofobia”, ha affermato Mattia Santori ad una platea di giornalisti stranieri, lo scorso venerdì. Nella sede romana dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, Santori e due dei co-fondatori insieme a Giulia Trappoloni delle sardine bolognesi, Roberto Morotti e Andrea Gareffa, hanno spiegato che vorrebbero rendere “attraente o meglio ancora ‘cool’, la politica”.
Premesso che hanno ancora bisogno di tempo per mettere a fuoco le idee gli organizzatori delle sardine spiegano che proprio per definire gli obiettivi futuri domenica terranno un incontro con i 160 riferenti regionali del neonato movimento. Le sardine si riconoscono come un movimento di sinistra che si considera “un corpo intermedio” e non desiderano creare un nuovo partito né sostituirsi alle tante associazioni della società civile. Sono consapevoli del fatto che tra le sardine, ce ne sono tante che sono membri di associazioni che combattono il cambiamento climatico, contro la Mafia, contro la precarietà, per lo ius soli, cioè il diritto di acquisire la cittadinanza italiana per i figli di immigranti a prescindere dalla nazionalità dei genitori, ecc.

“Vorremmo”, ha detto Santori, “riconciliare gli italiani con la politica per combattere l’astensionismo crescente. Come prossimo obiettivo abbiamo l’organizzazione di eventi in piccole città e in territori fragili, che potrebbero cedere al richiamo delle sirene e delle loro soluzioni semplicistiche e al richiamo del populismo”.
E così domenica, dopo una riunione a Roma durata tre ore, i 150 coordinatori delle 113 piazze d’Italia dove le sardine hanno manifestato dal 14 novembre ad oggi, sono state prese le prime decisioni su cosa fare a gennaio, dopo la pausa natalizia.
Nella “fase 2” del movimento al primo posto del programma ci sono le elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, fissate per il 26 gennaio 2020.

Secondo quanto dichiarato alla fine della riunione da alcuni partecipanti e da quanto pubblicato sulle pagine Facebook delle sardine, le sardine non presenteranno liste elettorali, nemmeno civiche. Inoltre, non proporranno candidature ai partiti, ma inviteranno a sostenere Stefano Bonaccini in Emilia Romagna. Inoltre, verranno organizzate tante altre manifestazioni per fermare il populismo, con l’obiettivo ambizioso di riuscire a coinvolgere “molto più che un italiano su quattro”.
Quindi, la prima assemblea nazionale delle sardine ha stabilito che il movimento non diventa partito, ma si schiera nettamente a sinistra e ha ribadito che la priorità, anche senza sardine in lista, sono le elezioni regionali.
“Il nostro prossimo passo è tornare sui territori” da gennaio. “Sarà dedicata particolare attenzione alle prossime elezioni in Calabria e, soprattutto, in Emilia Romagna”. Lo si legge sulla pagina FB “6000 Sardine”. Si annuncia “attenzione alle periferie, a piccole città e province. Uno degli obiettivi fino a fine gennaio sarà raggiungere il più possibile territori che, spesso perché in difficoltà, si sono rivelati più vulnerabili ai toni populisti”: in E-R ci saranno iniziative “nella “bassa”, nelle zone collinari e montane”.
“Tutte le decisioni comunque le prenderemo sempre insieme”, ha concluso Grazia De Sario, delle Sardine di Barletta, citata sul Corriere della Sera. Intervistata da Fabrizio Caccia, ha annunciato che la cosiddetta Fase 3 inizierà a febbraio “e vedrà le Sardine d’Italia cominciare a ragionare sui temi: non solo i porti aperti e l’accoglienza dei migranti, ma anche l’emergenza sociale e le nuove povertà. A quel punto, ci sarà anche l’incontro col premier Giuseppe Conte, che si è già detto disponibile a confrontarsi con il movimento. ‘Non rubiamo le piazze a nessuno’, hanno anche ribadito le Sardine, ‘Noi vogliamo essere solo un corpo intermedio di collegamento tra la politica e la società civile’”.

Citando quanto scritto dai giovani bolognesi sul manifesto delle sardine, Norma Rangeri ha scritto sul Manifesto:
“In modo semplice e diretto hanno spiegato la necessità di dare voce a una appassionata ribellione contro chi ‘per anni ha rovesciato bugie e odio su di noi approfittando della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà, per rapire la nostra attenzione’, mettendo così a nudo le debolezze e i sentimenti di impotenza dell’area democratica e di sinistra, che hanno permesso alle destre nazionaliste di stendere sul paese una spessa cappa di minacciosi messaggi, xenofobi e sessisti, contro ogni voce diversa. Così è successo che le sardine di un giorno contro Salvini, si sono poi moltiplicate innescando un processo a catena, poderoso e inedito, che ha contrastato e sopraffatto la propaganda violenta del ridicolo uomo solo al comando”.

La Rangeri ha scritto che le sardine hanno dato una sonora sveglia alla sinistra, svegliandola dal torpore e da un senso di impotenza e di depressione. Le sardine hanno dato una scossa salutare al paese.
“L’inaspettata e sorprendente epidemia che ha riacceso le cento città della penisola senza l’ombra di una struttura organizzata, non si sovrappone ma si aggiunge ai contenuti e alle lotte dell’associazionismo, del volontariato, del mondo culturale. Ieri[sabato 14 dicembre] in piazza, il volto nazionale delle sardine, Mattia Santori, da un microfono improvvisato e un palco invisibile, ha detto che la funzione principale di questo movimento di opinione è fare da tramite tra il mondo politico e l’impegno civico. E ha chiesto ai politici e al governo di fare bene il loro lavoro, di svolgerlo non sui social ma nelle istituzioni, cominciando con il cancellare i decreti sicurezza, perché la parola d’ordine delle sardine è inclusione”.
Su Facebook, Alberico Giostra ha scritto:
“La Lega ha silenziato qualsivoglia riferimento a discorsi su immigrati, rom, neri, islamici, ovvero i frequenti attacchi a sfondo razzista. Ha partecipato con vari sindaci alla manifestazione a favore di Liliana Segre. Con Salvini ha proposto un tavolo di unità nazionale, molto confuso e velleitario, ma di certo inconsueto per chi chiedeva più poteri tutti per sé. Sapete da che dipende? Dalle Sardine. Sì, proprio così. L’ effetto di quei ragazzi è stato dirompente e Salvini e i suoi alleati soffrono tremendamente una reazione che non si aspettavano, una vitalità tanto improvvisa quanto sorprendente visto che la loro propaganda dava la sinistra antifascista per morta. A dar loro manforte resta comunque la sinistra, massimalista e stalinista, di quello Stalin che quando Hitler andò al potere disse che il nazismo non valeva la pena di uno scontro, con la Pravda che relegava la notizia in un trafiletto”.

Sul profilo del movimento delle sardine è comparso il messaggio dei 150 partecipanti che ribadisce la posizione del fondatore:
“Per riassumere in una parola cosa è successo nel primo ‘congresso’ delle Sardine basta una parola. Che passa dall’ascolto, dall’empatia, dalla non violenza, dall’accettazione delle diversità. E da un obiettivo comune, tornare sui territori subito. Continuare a presentare un’alternativa alla bestia del sovranismo e alle facili promesse del pensiero semplice. Continueremo a difendere la complessità. E lo faremo in maniera semplice, gratuita, creativa. L’obiettivo delle persone che vedete in questa foto non è decidere o comandare. Ma coinvolgere. Se lo vorrete ci rivedremo presto. Basterà accettare ancora una volta l’invito. Basterà uscire dal mondo digitale. Basterà decidere chi volete ascoltare”.

E’ ovviamente impossibile prevedere quale saranno gli effetti del movimento delle sardine sulla politica italiana a medio e lungo termine. Tuttavia, si può senz’altro dire che la marcia trionfale – e apparentemente senza avversari – intrapresa da Matteo Salvini e la destra estrema dopo la schiacciante vittoria nelle regionali dell’Umbria lo scorso 27 ottobre, che aveva indotto il leader leghista a pregustare un’ altra vittoria storica in Emilia Romagna, il prossimo 26 gennaio, è stata se non interrotta perlomeno rallentata.