Prima di tutto, subito, un “Grazieee!!!!”, grazie davvero a Dario Celli, per quello che ha scritto a proposito della vicenda che mi vede coinvolto mio malgrado, chiamato del tutto fuori luogo dall’ex capitano nazista Erich Priebke, che NON riposi in pace (“La Voce di New York” del 30 settembre, “La causa di Priebke e il conto dello Stato italiano presentato a chi la vinse”); un “Grazie!!!!” che estendo al direttore Stefano Vaccara e a La Voce di New York che ho sempre trovato vicina e solidale.
A questa assurda, grottesca, paradossale vicenda ho da aggiungere qualche “particolare” non inutile.

Com’è stato possibile che Priebke e i suoi consiglieri mi abbiano potuto accusare di averlo sequestrato? Non ne ho la minima idea, né ci si é dati pena di chiarirlo. Di Priebke mi sono interessato da un punto di vista professionale. Chissà: forse non si sono gradite le mie corrispondenze giornalistiche… Posso capirlo. Non ho mai concesso nulla a questo individuo, e ad altri suoi pari (penso a un ufficiale, Wolfang Lehingk-Emden, anche lui NON riposi in pace, responsabile della strage a Caiazzo, 22 civili inermi massacrati; lui conservava la divisa nazista in armadio e le foto in bella mostra). Sul conto di Priebke, durante una mia corrispondenza per il “TG2” avevo prodotto un documento, conservato negli archivi di College Park, nel Maryland, che lo definisce, assieme ad altri gerarchi, “massacratore e torturatore di ebrei e di partigiani”. Documento redatto da una spia americana che operava a Roma, inoltrato ai suoi superiori ben prima dell’eccidio alle Fosse Ardeatine. Un documento che smentisce la difesa di Priebke, secondo la quale aveva solo obbedito agli ordini, non poteva sottrarvisi; e non si era macchiato di altri crimini, oltre le Ardeatine.
Non mi azzardo a trarre relazioni tra le mie corrispondenze e la denuncia; mi limito a prendere atto delle “coincidenze”: certe mie cronache probabilmente non gradite; l’accusa di aver organizzato un sequestro di persona che non sta ne’ in cielo ne’ in terra.
Al magistrato che ha raccolto la denuncia sarebbero bastati pochi minuti per rendersene conto; e comunque, sarebbe stato opportune almeno raccogliere la mia versione. Avremmo tutti risparmiato tempo e denaro. Invece non sono mai stato convocato e ascoltato. Mi sono trovato direttamente indagato, processato, infine assolto per tutti e tre i gradi di giudizio; e ora, per due volte l’ingiunzione a pagare le spese processuali perché Priebke, che dovrebbe pagare, risulta, oltre che defunto, insolvente.
Una vicenda ridicola, paradossale, grottesca, ma anche inquietante. La presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, che mi ha espresso totale solidarietà per l’accaduto, coglie perfettamente il succo della questione:
“Mi auguro sinceramente che le istituzioni e le autorità sappiano comprendere quanto gravi possono essere gli effetti e le ricadute di questa stortura giudiziaria e riportare nei giusti canali il messaggio che la memoria di una società democratica e civile deve diffondere. Per questa ragione ci siamo offerti di pagare noi le spese, affinché diventi ancora più evidente l’assurdità di questa decisione”.
“…Le istituzioni e le autorità sappiano comprendere quanto gravi possono essere gli effetti e le ricadute…”. IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, I CAPIGRUPPO DEI PARTITI RAPPRESENTANTI IN PARLAMENTO SONO STATI, TUTTI INVESTITI DELLA QUESTIONE. Attendo da giorni un loro cenno. Al momento non hanno battuto ciglio. Anche questa è una risposta.