C’è “non rispondo” e “non rispondo”. Se Gianluca Savoini, allo stato sottoposto ad indagine per corruzione internazionale, in sede propria, si avvale della facoltà di non rispondere a contestazioni penalmente rilevanti, esercita un diritto. Che non si discute, né si dovrebbe poter commentare, a rigor di logica: dato che si sostanzia di silenzio.
Tuttavia, la sua Difesa ci ha tenuto a precisare: “Si tratta di una scelta puramente tecnica. Considerato che ad oggi siamo di fronte ad un’inchiesta giornalistica trasferita in sede penale, preferiamo aspettare il deposito degli atti da parte della Procura per confrontarci su una base concreta”. Che pare un voler accostare ad una osservazione pertinente, “aspettare il deposito degli atti”, una postilla invece mossa a degradarne preventivamente il valore. Questi stessi atti, si vorrebbero nati nella terra di nessuno di “un’inchiesta giornalistica”, e destinati a vagare indefinitamente nel limbo di una nebbiosa inconcludenza, segnati da uno stigma originario e incancellabile. Si avverte un certo affanno. Ma ci sta.
Se, però, un Ministro dell’Interno e leader del partito a cui quelle contestazioni si riferiscono, per note, ripetute manifestazioni di collaborazione, frequentazione e sostegno, richiesto di riferire in Parlamento, dichiara “Io non vado in Aula per fantasie”, lo può fare solo se è un caudillo, o comunque un selvaggio istituzionale, o evidente preda di un’ubriacatura.
O se è Matteo Salvini, che, va detto, riesce raro compendio delle tre superiori ipotesi. Con l’aggravante del seggio senatoriale.
In Parlamento doveva andare, e dovrebbe, anche solo per spiegare, basterebbero due parole, più o meno l’equivalente di un tweet, perché il suo compagno di tante fotografie si occuperebbe di “fantasie”: e non di interessi dell’Italia, come si conviene a chi partecipa ad una delegazione in visita ufficiale.
D’altra parte, la dignità del Parlamento, la sua autorità, pochi mesi fa, sono state invocate per legittimare la scelta di non affrontare la giurisdizione: perciò, anche solo per un minimo di gratitudine, una capatina la si dovrebbe fare. Siamo tra persone serie, tra uomini: mica fra conigli, o fra ciarlatani che ancora non hanno capito come spendere il biglietto della lotteria trovato per strada, giusto?
Certo, se si trova che un Ministro, nonché a “fantasie”, non debba rispondere “a pettegolezzi”, come ci ha informato la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, la quale, nonostante qualche pretesa di sprezzatura, evidentemente non gode del benefico senso del ridicolo, il trastullo trova leggiadro sostegno, diciamo: una compagnetta di giochi. Né ci si può stupire più di tanto: “al nemico che fugge, ponti d’oro”, figurarsi all’amico: specie se ancora l’amicizia non è definita, e deve consolidarsi fra una calca di pretendenti. E poi, a che servirebbero le Istituzioni, se non a rafforzare l’amicizia, un privato e prezioso sentire, lo slancio di una condivisione pura e disinteressata?
Ai Senatori dell’Opposizione, che avevano presentate le Interrogazioni Parlamentari da Febbraio a Maggio, e pertanto, senza impellenti riferimenti alle più recenti notizie, ha infatti così risposto: “Le vostre interrogazioni, che io ho letta una per una, usano il condizionale e non fanno riferimento a fatti. Per me la richiesta è inammissibile”.
In queste ultime ore è venuto l’annuncio di un incontro con il Segretario PD, Zingaretti, di cui ovviamente si constateranno gli sviluppi, se mai ci saranno. Il punto comunque non cambia. Perché è di metodo democratico e di dignità istituzionale compromessa.
Bisognava presentarsi con le sentenze passate in giudicato, in Parlamento, meglio ancora se con il corpo del reato. Che pensavate? Quale moglie di Cesare? Quale autonomia della politica? Non è in discussione la politica del Governo: e che volevate discutere di politica in Parlamento, voi? Al condizionale? Qui, solo modo Indicativo, o Imperativo, s’intende. Per il Congiuntivo, manco a pensarci, che poi, dobbiamo cambiare il Regolamento.
Né, in Parlamento, si deve discutere delle ragioni per cui la Repubblica debba stringersi ad un governo straniero dove, ad esempio:
a) fra gli altri (Zar e Condottieri dalla spada facile) si erigono statue a Pëtr Arkad’evič Stolypin, Ministro dell’Interno dello Zar Nicola II, noto anche per la frequenza con cui ordinava le impiccagioni, tanto che era sinistro uso evocare il cappio come “La cravatta di Stolypin”.
b) da quando Putin è al potere, ed in particolare nell’Ottobre 2017, perciò, più oggi di ieri, Stalin è tornato ad essere il personaggio più popolare; e, nello stesso mese, non si è nemmeno tollerato che se ne facesse ironica parodia, tanto che il Film “Morto Stalin, se ne fa un altro”, un successo mondiale del regista italo-scozzese Armando Iannucci, è stato scomunicato e vietato dal Ministero della Cultura: in quanto “Cavallo di Troia occidentale per destabilizzare la Russia causando fratture nella società”.
c) è possibile che il Direttore dell’Agenzia governativa per le “informazioni destinate all’estero”, Rossiya Segodnya (“Russia Oggi”), istituita con provvedimento del governo e di nomina diretta di Putin, dichiari cose così: “in caso di incidente stradale in cui le vittime siano omosessuali, sarebbe bene bruciarne i resti mortali, in particolare il cuore, per evitare di trapiantarli, poiché questi organi sono inadatti per il prolungamento della vita di chiunque… (Dmitrij Kiselëv, Dicembre 2013)
d) con Legge 7 febbraio 2017, è stata depenalizzata la violenza domestica (con il sostegno della Chiesa ortodossa), per cui, le percosse in famiglia che procurano segni e dolore fisico ma non lesioni, sono penalmente lecite (magari alla donna Casellati interessa, e forse anche al Ministro Buongiorno, che pure tanto furore dichiaratorio esibisce);
e) ancora sono mantenute, rinnovate, strutture detentive (le “Colonie Correttive”), destinate a infliggere trattamenti restrittivi e coercitivi extragiudiziari, e situate nella regione artica, in evidente pendant col rinnovato entusiasmo cesaro-stalinista; e dove si conta la più alta concentrazione di detenuti per abitante d’Europa (circa 600.000, 400 per centomila abitanti), e dove Amnesty International ha certificato, a tutto il 2018, la persistenza della persecuzione politica per via giudiziaria; (e questo magari potrebbe interessare pure i tanti poveri di spirito che pretendono di stare con Salvini, sproloquiando, in suo nome, di “strapotere delle manette”, et similia).
Il Parlamento della Repubblica è una Istituzione che assenze o presenze come quella del Ministro Salvini e del Presidente Casellati, politicamente oltraggiano e intaccano.
Ma è nostro. E lo difenderemo, anche contro i nuovi amici di Stalin e degli Zar.