Le cose van dette per come sono: si ciurla nel manico. Per quel che riguarda l’“affaire” Lega-Salvini-Russia (come lo si vuol chiamare: Lega-gate? Salvini-gate? Moscopoli?), l’impressione è che si stia sollevando un grande polverone; alla fine tutto si intorbiderà, per concludersi in un rassegnato, sconsolato: “E’ così da sempre”. Con questo spirito si attenderà il prossimo “gate”, che farà smarrire memoria e ricordo di questa vicenda…
No. Animati da quel pessimismo della ragione e da quell’ottimismo della volontà di cui parla il premio Nobel della Letteratura Romain Rolland, conviene mettere in fila i vari elementi, e poi cercare di ricavarne un qualche succo. Ma subito: non è cosa liquidabile come “semplice” illecito finanziamento a un partito, cosa pur sempre e comunque deprecabile.
Dunque: il sito “BuzzFeed” dà notizia di una serie di conversazioni negli splendidi saloni dell’hotel Metropol di Mosca. Da una parte Gianluca Savoini, presidente di un’associazione di amicizia lombarda-russa collegata con la Lega di Matteo Salvini; dall’altra emissari di Vladimir Putin. Non è ben chiaro a che titolo Savoini parli; ora c’è chi lo descrive come millantatore (può essere), ma anche come potente e influente lobbista che opera per conto della Lega (può essere). Come sia, Savoini ai suoi interlocutori russi promette tante cose: accordi che hanno oggetto il petrolio, l’ente petrolifero italiano; interventi a vario livello per mettere fine alle sanzioni dell’Occidente nei confronti della Russia; e si riprendono “voci” già in passato raccolte da “L’Espresso” circa finanziamenti, naturalmente illeciti, da parte di Mosca alla Lega.
Il leader della Lega, nonché ministro dell’Interno e vice-presidente del Consiglio, smentisce tutto; minaccia fuoco e fiamme sotto forma di querele a raffica nei confronti di chiunque mette in dubbio l’onestà e la “pulizia” sua e del partito che capeggia. Tratta Savoini con lo stesso sprezzo con cui, a suo tempo, Bettino Craxi bollò Mario Chiesa (“mariuolo isolato”; poi finì come sappiamo; chissà, forse una minor irruenza sarebbe consigliabile; ma Salvini sa sbagliare da solo senza aiuti esterni). Il capo della Lega nega particolari rapporti con Savoini; sostiene che il suo partito è povero, e sfida destra e manca a trovare i soldi che sarebbero piovuti da Mosca. E’ affare della procura di Milano che ha aperto doverosamente un’inchiesta, stabilire come stanno le cose.
Ma al di là di quelli penali, la vicenda presenta risvolti politici; e su questi si può azzardare qualche riflessione. Si può principiare da una considerazione elementare, ma che è sempre bene riaffermare: buona regola prendere in considerazione le rivelazioni di “BuzzFed” accompagnandole a una buona dose di dubbio. Non è la prima volta che in uno scenario turbolento come quello italiano si faccia ricorso a manovre torbide per sbarazzarsi di un avversario politico. Insomma: fino a quando non si esibiscono prove concrete meglio esser cauti, quando si vocifera di scambi di denaro tra Russia e Lega.
D’altra parte non è solo arrogante, è insostenibile la pretesa di Salvini di non fornire chiarimenti in Parlamento: “Io mi occupo di fatti, di cose serie che interessano gli italiani, non di favole”. Le opposizioni hanno tutto il diritto di chiedere chiarimenti, e sbaglia il presidente del Senato signora Elisabetta Casellati, a porre il veto a interrogazioni e dibattito. In quale altra sede politica si dovrebbe dibattere una vicenda carica di problematiche politiche?
E’ comunque il caso di avvertire Salvini che non si tratta di “favole”; sono cose molto serie, e vanno ben oltre presunti finanziamenti.
Savoini è immortalato a tavoli e incontri ufficiali del Governo italiano con Vladimir Putin; si assiste, al momento, a un goffo rimpallo di responsabilità: si dice che si tratta di una presenza ad “insaputa” del ministro e del suo entourage. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a sua volta fa sapere che Savoini è invece stato invitato dal Viminale. Un chiarimento su questo aspetto, si impone. Anche un neonato comprende che Savoini a quei tavoli non si è imbucato, come può accadere in un matrimonio con centinaia di invitati. Qualcuno mente; qualcuno si deve assumere precise responsabilità, per quella presenza oggi evidentemente valutata come imbarazzante. Anche perché continuare a mantenere il punto (la presenza a “insaputa”), al di là dell’incredibilità della cosa, sarebbe perfino più grave.
Non è comunque sufficiente stabilire a che titolo Savoini era presente agli incontri, e interveniva, e parlava a nome e per conto di chi. Il fatto è che Savoini, in quegli incontri di cui “BuzzFed” ha divulgato la trascrizione, testualmente dice, nel suo stentato ma comprensibile inglese:
“È molto importante che in questo periodo storico geopolitico l’Europa stia cambiando. Il prossimo maggio ci saranno le elezioni europee. Vogliamo cambiare l’Europa. Una nuova Europa deve essere vicina alla Russia come prima, perché vogliamo avere la nostra sovranità. Vogliamo davvero decidere sul nostro futuro, sugli italiani, per i nostri bambini, per i nostri figli… Non dipendere dalla decisione di illuminati a Bruxelles, negli Usa. Vogliamo decidere. Salvini è il primo uomo che vuole cambiare tutta l’Europa. Insieme ai nostri alleati, colleghi e altri partiti in Europa. Freiheitliche Partei Österreichs in Austria, Alternativa Tedesca per la Germania [Alternative für Deutschland], Francia: Madame Le Pen, e in altri paesi lo stesso, Ungheria con Orban, in Svezia Sverigedemokraterna. Abbiamo i nostri alleati. Vogliamo davvero iniziare ad avere una grande alleanza con questi partiti che sono pro Russia, ma non pro Russia per la Russia ma per i nostri paesi. Perché per stare bene con la Russia… le buone relazioni sono per [servono] i nostri paesi. Quindi questo è il mio unico inizio [la mia unica introduzione] alla situazione politica. Ora voglio i nostri partner tecnici, che possono continuare questa discussione. Grazie tante”.
Questa è la carne del problema, che fa rizzare i capelli alle cancellerie occidentali, da Washington a Berlino, da Parigi a Bruxelles: “Salvini è il primo uomo che vuole cambiare tutta l’Europa…Vogliamo davvero iniziare ad avere una grande alleanza con questi partiti che sono pro Russia…”.

Un discorso che è musica e miele per le orecchie russe. Non c’è dubbio che Mosca abbia tutto l’interesse a mettere fine alle sanzioni che penalizzano la sua economia; non da ora la Russia opera e lavora per mettere la parola fine a queste sanzioni. Mosca non le accetta, come non digerisce che molti paesi dell’ex Unione Sovietica abbiano scelto di fare parte della NATO. Questo è più che comprensibile, da parte russa.
Si può anche comprendere il lavorio della Lega per superare le sanzioni: i bacini elettorali del partito di Salvini sono, ancora oggi, concentrati nel Nord-Est d’Italia, in particolare Lombardia e Veneto: regioni con tante piccole e medie industrie con solidi legami commerciali con la Russia, e che dalle sanzioni sono fortemente penalizzate. La Lega da sempre difende e si erge a tutela degli interessi di questo elettorato.
Il partito di Salvini non ha mai negato la sua contrarietà alle sanzioni. Ma ora la Lega è il partito maggioritario; il suo capo è il perno su cui si regge il Governo; e ricopre la carica, “pesante”, di ministro dell’Interno. Ecco, dunque, che si possono comprendere le preoccupazioni di Stati Uniti, Germania e Francia.
La vicenda investe come uno tsunami la credibilità del governo Conte rispetto agli alleati della NATO. In questa vicenda non sono in ballo finanziamenti illeciti, ma delicati rapporti ed equilibri internazionali. Certamente non sono “favole”, come dice Salvini; sono cose molto serie. Le inquietudini, le perplessità che si “respirano” a Washington, Parigi, Berlino, Bruxelles sono relative a questa frase di Savoini: “Salvini è il primo uomo che vuole cambiare tutta l’Europa”. Cambiare per avvicinare l’Italia e l’Europa a Mosca: “perché questi sono i nostri interessi”. Gli accordi unilaterali con la Cina, i rapporti con l’Iran, ora la Russia… La diffidenza suscitata dalla “politica” sovranista del governo Salvini-Di Maio-Conte, appare pienamente giustificata. E’ questa la carne del problema, è questo che deve chiarire Salvini. L’aver o no intascato del denaro da Mosca, è questione suggestiva, ma irrilevante.
Il silenzio del leader della Lega su questo aspetto della questione, è eloquente; per nulla rassicurante.