Un discorso lungo 45 minuti che si è tradotto in una esibizione della forza militare degli Stati Uniti. Donald J. Trump, per il 4 luglio appena trascorso, ha deciso di rompere gli “schemi” di una festa che, tradizionalmente, viene considerata quanto più unitaria possibile e quindi apolitica. Quest’anno, però, il Presidente ha optato per affiancare alla tradizionale parata a Washington un evento che ha chiamato “Salute to America”: una sorta di parata militare in cui ha evitato i consueti attacchi diretti a media e democratici, ma che ha comunque sollevato molte polemiche.
Nel suo discorso, il Presidente ha sì ricordato i contributi di tanti americani al progresso della medicina, della scienza, della politica e dell’arte, facendo anche riferimento alle battaglie per i diritti civili e annunciando le prossime conquiste nello spazio (“Pianteremo la bandiera americana su Marte”), ma soprattutto ha passato in rassegna le varie componenti delle forze armate americane, terminando il suo discorso sulle note del Battle Hymn of the Republic, inno di battaglia divenuto popolare durante la guerra civile americana.
L’evento è andato in scena al Lincoln Memorial, insieme alle più alte cariche militari, accompagnato dalle bande militari e incorniciato dalla presenza di due carri armati. È stato inoltre impreziosito dallo sfoggio di alcuni aerei militari e dell’Air Force One presidenziale. Trump ha anche rivolto alla nazione un appello all’unità (“Siamo un unico popolo che insegue lo stesso sogno e lo stesso magnifico destino. Condividiamo gli stessi eroi, la stessa casa, lo stesso cuore, e siamo creati tutti dallo stesso Dio onnipotente”), che tuttavia non è riuscito a salvarlo dalle critiche. Alcuni democratici, infatti, insieme ad alcuni membri dell’esercito, hanno accusato il Commander-in-Chief di aver usato le truppe a stelle e a strisce per perseguire i propri fini politici, in quache modo strumentalizzando il compleanno degli Stati Uniti d’America. Kamala Harris, senatrice della California e tra i front runner per la nominatio democratica, ha infatti commentato: “Non penso capisca, è il compleanno dell’America, non il suo”.
Non è la prima volta che il Lincoln Memorial viene utilizzato da un Presidente per ospitare un grande evento. Nel 2009, ad esempio, Obama organizzò un grande concerto due giorni prima del suo giuramento in Campidoglio, con performance di Beyoncé, U2, Bruce Springsteen e altre star della musica. Trump, però, è stato il primo, in un giorno tanto importante per il Paese, a circondarsi di suoi sostenitori (tanti indossavano il cappellino con l’iconico slogan “Make America Great Again”) e ad assumere il ruolo di vero e proprio protagonista della cerimonia. Il Times osserva anche un’altra peculiarità: molte famiglie militari che hanno ricevuto l’invito V.I.P. per sedersi nella sezione vicina al palco del Presidente sembrerebbero aver ignorato la convenzione secondo cui i membri delle forze armate non dovrebbero mostrarsi in iniziative politiche di parte. Molti, però, indossavano cappelli con la scritta “Make America Great Again”, e hanno apertamente tifato per la rielezione di Trump al grido di “Four more years” (“Altri quattro anni”).
Si può dire che ieri si sia realizzato, almeno in parte, un sogno del Presidente, che da tempo avrebbe voluto organizzare un evento simile. Rimasto impressionato, nel 2017, dalla maestosa parata di Parigi in occasione della celebrazione della presa della Bastiglia, Trump avrebbe voluto replicare a Washington una parata simile per la Giornata dei Veterani nel 2018, ma gli alti costi dell’iniziativa (si parla di 90 milioni di dollari) e una ferma opposizione lo avevano obbligato a rinunciare. Il 4 luglio 2019, a poche settimane dal comizio che ha lanciato la sua ricandidatura per il 2020, il suo sogno, seppur un po’ ridimensionato, si è realizzato.