È la fine della democrazia rappresentativa del Parlamento, grazie a una manina che ha introdotto la democrazia diretta esercitata su una piattaforma virtuale da un numero ridicolo di votanti: 50 mila pentastellati su 60 milioni di italiani. Per la nostra Costituzione ha valore meno di zero, ma dov’è la magistratura quando seve?
Cosa c’è da meravigliarsi se Giggino ha cercato di salvare il suo compagno di vita Matteo dall’autorizzazione a procedere per l’accusa di sequestro di persona riguardo al caso della nave Diciotti? È la sua unica vita possibile. Matteo ha agito nell’interesse pubblico, per Giggino ha ‘anche’ agito nell’interesse della loro unione, che è un’unione d’interesse.
È proprio un matrimonio, quello tra Giggino e Matteo, perché non lo vogliamo riconoscere? Un matrimonio di convenienza trasformatosi in mutuo soccorso. Ognuno è leale all’altro, perché hanno bisogno e si aiutano l’uno l’altro. Giggino aveva portato una dote di voti cospicua, che ha permesso a Matteo di governare e farsi strada bloccando la strada agli extracomunitari. Un gran debito di riconoscenza. Matteo avrebbe dovuto essere il paredro di Giggino, invece si è rivelato il più smaliziato e le parti si sono invertite.
A chi non farebbe comodo una moglie così, che si rimette a lui pur di rimanere “la moglie di…”? Ossia rimanere il vicepresidente del Consiglio in comunione/crocefissione finché morte non li separi. Il marito può andare dove vuole a dire ciò che vuole, con chi vuole. Tutto alla luce del sole, senza lo ius soli, sotto gli occhi velati della moglie.
E Conte non conta al punto che non è nemmeno il terzo incomodo, sta al suo posto per non perdere il posto. È solo la badante della moglie con il compito di controllare che non inciampi e cada, facendo cadere il governo di mutuo soccorso.
Un matrimonio che dall’inizio ha lasciato la passione fuori dalla porta è destinato a durare. Perché è un contratto. Fu Hammurabi, re dell’antica Babilonia, che istituì il contratto matrimoniale e la discendenza patrilineare, inventandosi il legame di sangue. Meno male che Matteo e Giggino sono una coppia composta da due maschi ed eviteranno agli italiani una discendenza di sangue, benché tutto potrebbe succedere. Infatti la notizia dell’ultima ora è che i due starebbero pensando di partorire un partito che si presentasse al Parlamento Europeo. I due hanno già smentito: una cosa è stare sotto un solo tetto, altra sopra il medesimo letto. Una cosa è mangiare insieme carne tutti i giorni, altra avere rapporti carnali. Il più possibilista è Giggino perché, per stare in linea, segue una dieta di sole proteine, che non potrebbe certo permettersi se tornasse a sbarcare il lunario. Sappiamo che questo non è il problema di Matteo che adora i carboidrati e se ne sbatte di seguire un regime. Tanto più che comanda lui.
Dai due giallo-verdi non potrebbe che nascere un partito turchese, adorabile colore vacanziero che fa molto governo balneare. Da un’unione estatica un partito estetico. E chi vi dice che non sarebbe meglio dei padri fondatori? Come lo chiamerebbero? Mo-Lega, Ste-Leghe, Lega Stellata, 5 Leghe? E il simbolo? Suggerirei un’isola lussureggiante in mezzo a un mare turchese. Prima di venir isolati, è meglio isolarci da soli. Aggiungerei un’ancora, tanto per significare che non si va alla deriva. L’immagine è importante.
L’istinto dell’uomo è quello di comandare. Matteo ha scelto la sposa giusta che serve come spaventapasseri per tener lontane le pretese di altre partner, che potrebbero creare problemi pensando con la loro testa. Ora il M5S sta accusando Di Maio di esser succube di Salvini. Grillo, padre putativo, ha detto: “Con Di Maio bisogna avere un po’ pazienza: ha 32 anni e ha ministeri impegnativi”. E perché bisognerebbe fare un’eccezione? Non ha in mano un’azienda che, se fallisce, sono cavoli suoi. Ha in mano l’Italia. L’abbiamo ben capito che è dotato solo di una manina-ina-ina. Poteva non bruciare le tappe, considerata la sua inesistente caratura culturale e professionale. Chi troppo vuole, diceva mia nonna, nulla stringe. Gli è mancata una nonna, poverino. Ma non mi fa pena, mi fanno pena gli italiani. Il comico Grillo ha portato l’Italia nella farsa. Quando però i buffoni fanno i seriosi, è dramma.