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Non credete a quello che vi dicono: perché il Global Compact conviene all’Italia

L'Italia sovranista non era a Marrakech e ha rimesso la decisione della firma del patto ONU sulla migrazione al Parlamento. Ecco perché dovrebbe sostenerlo

Nino SergibyNino Sergi
Non credete a quello che vi dicono: perché il Global Compact conviene all’Italia

Il Segretario Generale Antonio Guterres a Marrakech per l'adozione del Global Compact for Migration.

Time: 4 mins read

Un appello per dire che il Global Compact conviene all’Italia

Il Patto globale per la migrazione conviene all’Italia. È l’inizio dell’appello che regioni, comuni, ong, università, autorità per la tutela dei diritti dei minori e altre realtà che quotidianamente si confrontano con le problematiche relative ai migranti e ai movimenti migratori stanno diffondendo in questi giorni. L’obiettivo è quello di raccogliere ulteriori adesioni al fine di presentarlo al parlamento italiano in occasione del dibattito per definire la posizione italiana. “Il Global Compact per la migrazione – recita l’appello – conviene all’Italia perché può rafforzare le sue ragioni nelle relazioni e nelle negoziazioni con gli altri paesi europei e facilitare le trattative nella definizione degli accordi con i paesi di provenienza e di transito. Non è pensabile governare un processo globale come la migrazione senza strumenti effettivi per il dialogo e la concertazione di politiche globali. C’è un’altra Italia che vuole vedere il nostro Paese impegnato nel rafforzamento degli strumenti multilaterali, aperto al dialogo con altri paesi in Europa, in Africa e in altri continenti, desideroso di fare crescere l’integrazione tra comunità ospitanti e migranti nell’interesse di tutti, proiettato verso il futuro”.

Già durante le consultazioni e le negoziazioni intergovernative del 2017 e 2018 che hanno portato alla definizione del testo appariva con evidenza che questo Patto mondiale:

i) avrebbe potuto fornire ai decisori italiani e a quelli europei lo strumento per superare almeno in parte l’inconciliabilità delle posizioni contrapposte, indicando quel comune denominatore e quel filo conduttore su cui poggiare le priorità e le scelte; rafforzando così anche la richiesta italiana di una maggiore cooperazione e solidarietà e di decisioni maggiormente condivise;

ii) sarebbe stato uno strumento indispensabile per mostrare credibilità e coerenza nella definizione di accordi bilaterali e regionali con i paesi di partenza dei migranti, anche per potere concordare i necessari ritorni;

iii) avrebbe anche potuto indicare il percorso per definire quella strategia politica complessiva e lungimirante di cui l’Italia ha bisogno e nella quale inserire coerentemente e senza improvvisazioni emergenziali i provvedimenti normativi settoriali.

Mezzo governo italiano, però, non ha capito la convenienza per l’Italia. O non ha voluto capirla. Scegliendo la strada della chiusura sovranista e allineandosi con quegli Stati che frenano sui processi multilaterali. Ora la parola passa al parlamento, sapendo che a Marrakech ben 164 governi hanno già adottato il Patto e solo 15 si sono dichiarati contrari.

Il buon lavoro della comunità internazionale

Dopo la sua adozione a Marrakech, il Global Compact per la migrazione sarà ratificato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il prossimo 19 dicembre. Entro l’anno, una risoluzione della stessa Assemblea adotterà inoltre il testo del Global Compact sui rifugiati, definito con un ampio percorso di consultazione e negoziazione e incluso nel rapporto annuale presentato dall’Alto Commissario per i rifugiati all’Assemblea Generale.

La Comunità internazionale adempie così all’impegno unanime assunto nel vertice del 19 settembre 2016 con la Dichiarazione di New York sui migranti e i rifugiati. In quell’occasione i leader di tutti i 193 Stati membri dell’Onu hanno riconosciuto la necessità di un approccio globale alla mobilità umana, esprimendo la volontà di garantire la salvezza delle vite, la protezione delle persone, la salvaguardia dei diritti umani, la condivisione di responsabilità e oneri, il rafforzamento della governance a livello mondiale. Che ciò avvenga nel settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani è una coincidenza che assume un particolare valore perché entrambi i Compact mettono al centro la persona umana e i suoi diritti inalienabili riconosciuti da quella Dichiarazione e riproposti in modo corrispondente alla realtà migratoria odierna.

Governare le migrazioni

Se i movimenti migratori non possono essere eliminati, possono però essere governati e regolati, anche ai fini della sicurezza. È una responsabilità che nessun governo può sottovalutare. Di fronte alla debolezza del multilateralismo non è però pensabile definire nuove disposizioni vincolanti ma è certo possibile adottare un approccio comune. È quanto i rappresentanti di 192 governi (gli USA di Trump non hanno partecipato al processo) hanno cercato di fare, negoziando e mediando tra differenti posizioni, fino ad approvare lo scorso giugno un testo condiviso: quello adottato a Marrakech il 10 dicembre.

Il “Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare” (NB: sono tre aggettivi che esprimono quanto il governo italiano sta cercando di perseguire, pur arginando i movimenti) propone 10 principi guida tra cui l’indispensabilità della cooperazione, la sovranità degli Stati, lo stato di diritto, la coerenza con lo sviluppo sostenibile, la validità dei diritti umani per tutti i migranti, l’uguaglianza di genere, l’attenzione all’infanzia, l’approccio governativo plurisettoriale. E indica 23 obiettivi, che vanno da raccogliere e utilizzare dati affidabili, a ridurre al minimo i fattori strutturali che costringono ad emigrare, potenziare la disponibilità di vie regolari di migrazione, favorire le assunzioni con equità e assicurare lavoro dignitoso, salvare le vite e coordinare gli sforzi sui migranti dispersi, rafforzare la risposta transnazionale contro il traffico di migranti, prevenire e combattere la tratta, gestire le frontiere in modo coordinato, sicuro, integrato, utilizzare la detenzione solo come ultima risorsa e lavorare per soluzioni alternative, fornire ai migranti l’accesso ai servizi di base e favorire l’inclusione e la coesione sociale, eliminare ogni forma di discriminazione, promuovere un discorso pubblico basato su dati e fatti reali ai fini della corretta percezione, cooperare per facilitare il ritorno sicuro e dignitoso e la reintegrazione, rafforzare la cooperazione internazionale.

Il relativo piano di azione invita gli Stati ad una maggiore cooperazione e solidarietà, con indicazioni operative che nella loro sovranità ed autonomia essi possono seguire secondo le proprie opzioni politiche, priorità e possibilità. Non si tratta infatti di un patto vincolante né intacca la sovranità degli Stati. Ma la sua adozione, anche da parte dell’Italia, potrebbe mettere le basi per potere iniziare un cammino, difficile ma possibile, verso un governo ordinato, regolare, sicuro della migrazione, togliendola dalle mani di trafficanti e criminali, contenendo i movimenti illegali, dotandosi di regole chiare, precise e giuste, assicurando sicurezza ai cittadini ed agli stessi migranti nel rispetto della dignità di ogni persona umana.

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Nino Sergi

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