Eutanasia, suicidio assistito, testamento biologico. In Italia la legge sul testamento biologico è arrivata ma è in Svizzera che un malato terminale può porre fine alle sofferenze. Storie di ordinaria malattia, disperazione. In Italia, Emilio Coveri, Presidente di Exit Italia, lotta da decenni per il diritto all’eutanasia. Amico di Marco Pannella, protagonista i innumerevoli battaglie con i radicali per i diritti dell’uomo, è il Presidente della Exit Italia, l’Associazione che si occupa del fine vita. La sua non è un’associazione che fa politica ma alla politica, oggi, chiede una legge con una nuova proposta. Casi come DJ Fabo, Welby, Englaro ribalzano sulle cronache con lotte estenuanti per dire no a una fine senza dignità, tra sofferenze e leggi che non ti aiutano. In Svizzera, arrivano persone da tutte le parti del mondo chiedendo una fine dignitosa. Ogni settimana Exit Italia riceve oltre 90 richieste per il diritto all’eutanasia, numeri da capogiro. Sono molte le domande su questo argomento delicato di cui se ne fa, a torto o ragione, una questione di morale, di etica, di religione. Perché c’è poca informazione? Perché in qualche modo si ostacola il diritto a una fine più dignitosa? Qual è la posizione dell’Italia rispetto all’eutanasia? Lo abbiamo chiesto a Emilio Coveri, Presidente Exit-Italia.
Partiamo dalla nuova legge sul testamento biologico: si ritiene soddisfatto?
“La soddisfazione è per il fatto che la Exit-Italia e la sua succursale in Canton Ticino, la Exit svizzera italiana, hanno ottenuto e raggiunto il secondo obiettivo prefissato: la legalizzazione delle proprie volontà messe per iscritto attraverso quel documento denominato testamento biologico e che è quel documento che una persona, in un momento della sua vita, nelle sue piene facoltà di intendere e volere, sottoscrive nominando un fiduciario e rilascia così le proprie disposizioni di volontà che riguardano la fine della propria esistenza: una fine che tutti noi vogliamo che sia dignitosa e senza inutili ed atroci sofferenze. Questa legge, legge n. 219/2017, è fantastica perché dà la possibilità ad una persona che non sia più in grado di intendere e volere di morire dignitosamente: il suo fiduciario (la persona è in coma o non connette più) porta il dichiarante da un medico che è obbligato per legge a dare una sedazione profonda e successivamente far mancare alimentazione e idratazione. Questo non potrebbe accadere – sempre nel caso di non intendere e volere – per il discorso suicidio assistito in Svizzera: lì bisogna andare in perfetto intelletto e grado di intendere altrimenti non veniamo accettati. Ora si può morire anche a casa propria e non più “in esilio”!”.
Perché c’è così poca informazione su un argomento tanto delicato?
“Evidentemente ci sono degli interessi e non solo ragioni di tipo morale, etico, religioso. La Chiesa fa la sua parte ed è totalmente intransigente ma alla fine ci sono i business delle case farmaceutiche che guadagnano se noi stiamo male e consumiamo medicine a tutto spiano! L’Eurispes in un sondaggio recente dice che il 78% degli italiani sono favorevoli all’eutanasia e allora perché dobbiamo farci comandare e suggestionare da un 22% bigotto e distributore di fanfalucche alla gente?”.
La sua Associazione è molto attiva. Qual è il vostro obiettivo?
“Il primo obiettivo, quello cioè di aver alimentato il dibattito sull’eutanasia nel nostro paese, dibattito fino allora totalmente assente, è stato raggiunto. Il secondo pure: la legalizzazione delle volontà ossia il nostro testamento biologico: tutti devono rispettare ciò che si è stabilito. Ora ci aspetta l’ultimo obiettivo: la bozza di progetto di legge su eutanasia e suicidio assistito in Italia”.
Ci spieghi questa proposta di legge.
“Proprio in questi giorni abbiamo terminato il testo di questo progetto che è pronto per essere consegnato ad una delle commissioni competenti del Parlamento ed è già stato revisionato dai nostri del comitato etico-scientifico ad hoc ossia in modo corretto di presentazione alle istituzioni. Consta di 4 parti: “Disposizioni a garanzia della libertà di scelta di un individuo in materia di interruzione volontaria della propria sopravvivenza in condizioni fisiche gravi ove il dolore sia insopportabile e le sofferenze fisiche e/o psichiche siano intollerabili e la qualità di vita sia ritenuta ormai inaccettabile. La proposta di legge contiene 8 articoli, l’ultimo dei quali include come deve essere fatto l’atto finale richiesto dal paziente, la Exit-Italia richiede di “sospendere” la sospensiva e non la cancellazione (primo fra tutti l’art. 580 ossia omicidio del consenziente e istigazione al suicidio art. 579). E’ tutto pronto, lo si deve soltanto portare a Roma: ma a chi lo daremo?”.
Eutanasia tra questione morale e religiosa.
“Noi pensiamo che più che dibattere questioni morali, etiche o tanto peggio religiose che alla fine possano lasciare il tempo che trovano e non se ne viene a capo di nulla perché ognuno tiene e mantiene la sua posizione e la sua ideologia, sarebbe meglio cercare di mettersi dalla parte di chi soffre e che ha preso una decisione tanto drastica e terribile. Invece pensiamo sia giusto prima di tutto pensare al malato a quella persona che soffre e perché ha chiesto di morire anticipatamente per non soffrire più! Eutanasia e’ decidere per se stessi! E noi diciamo e aggiungiamo pure che l’eutanasia è un diritto. un diritto di libera scelta…. e non è una concessione che può fare uno Stato e … tanto meno la Chiesa! Calcoliamo che mediamente alla settimana riceviamo 90 telefonate di “disperati” che ci chiedono di aiutarli a farla finita tanto è la loro sofferenza! Noi li possiamo soltanto informare e li indirizziamo quindi agli amici svizzeri che potranno così aiutarli e far loro terminare i loro giorni infami e pieni di dolore ma almeno con dignità! Da gennaio 2017 ad oggi abbiamo avuto 86 richieste di suicidio assistito: tutti sono partiti e ritengo abbiano terminato la loro vita non dignitosa in modo sereno senza sofferenze e soprattutto con estrema dignità! Sono importanti le parole di Indro Montanelli che ormai per noi sono diventate un “credo”: se abbiamo diritto alla vita, abbiamo anche un diritto alla morte. Sta a noi, deve essere riconosciuto a noi, il poter decidere del come e del quando della nostra morte!”.
Ci sono sempre più persone che affrontano malattie incurabili e non hanno diritto all’eutanasia. Paesi come la Svizzera, il Belgio e l’Olanda lo ritengono un atto doveroso…
“Siamo cittadini europei, Belgio, Olanda e Lussemburgo non ci accettano ma aiutano con la legge sull’eutanasia che hanno promulgato i loro rispettivi parlamenti, soltanto i cittadini del proprio paese. Noi infatti siamo in rotta di collisione con costoro che sono e si sentono europei solo per le quote latte, il cioccolato e la moneta unica! Più volte ho detto loro e sono arrivato a dir loro: “I don’t believe in Europe” … a quel punto si offendono!”.