Founded by Stefano Vaccara

Subscribe for only $6/Year
  • Login

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Primo Piano
November 25, 2018
in
Primo Piano
November 25, 2018
0

“Ecco cosa significa per una giovane donna subire violenza dal proprio compagno”

La testimonianza di Courtney, 29 anni, di Cleveland, fa capire perché bisogna continuare a lottare per le donne, e promuovere un cambiamento culturale

Giulia PozzibyGiulia Pozzi
“Ecco cosa significa per una giovane donna subire violenza dal proprio compagno”

Violenza sulle donne (Pixabay).

Time: 6 mins read

“A mark of shame on all our societies”, “un marchio d’infamia su tutte le nostre società”. Così il segretario generale Antonio Guterres ha definito la violenza sulle donne, nel suo discorso in occasione della Giornata Mondiale per l’eliminazione del fenomeno nel mondo. “La violenza può prendere diverse forme”, ha ricordato il Segretario Generale, “da quella sessuale nei conflitti alle spose bambine, dalla mutilazione genitale al femminicidio”. Ma è innanzitutto un “problema politico”: perché, ha ricordato Guterres, “la violenza contro le donne è legata a più ampie questioni di potere e controllo nelle nostre società”.

Quest’anno, la celebrazione cade a poco più di un mese dal primo compleanno del #MeToo, il movimento transazionale di riscossa femminile che ha portato tante donne, famose e non, a parlare per la prima volta degli abusi subiti, che spesso hanno messo nel mirino uomini celebri e potenti: produttori di Hollywood, attori, musicisti, politici, e il Commander-in-Chief in persona.

Non tutti, negli States e altrove, vedono però nel #MeToo una necessaria ribellione alla dominante cultura patriarcale che ha reso la donna, per secoli, subalterna all’uomo sotto tutti i punti di vista, anche quello degli appetiti sessuali. Qualcuno ne individua, forse legittimamente, i rischi: più di una volta, qui in America – patria per eccellenza del politically correct –, ho sentito riportare storie di professionisti uomini che, per timore di possibili equivoci, fraintendimenti o addirittura trappole costruite con dolo, tenderebbero a limitare al massimo i contatti con colleghe dell’altro sesso. Il ricatto, temono, è sempre dietro l’angolo. Una faccia della medaglia da non sottovalutare, ma che, per chi scrive, non può portare in alcuna misura a delegittimare la campagna in sé, e tutte le altre iniziative tese a rivendicare il rispetto e la dignità di ogni donna. Perché, al netto di una minoranza, condannabile, che possa in qualche modo abusarne, sono gli stessi dati a dimostrare la necessità di un ampio movimento di lotta politica e culturale.

Tuttavia, una delle obiezioni di chi critica le istanze del #MeToo è che, in suo nome, qualunque donna può decidere, dalla sera alla mattina, di rovinare la reputazione di un uomo per qualsivoglia motivo. E anche qualora la giustizia faccia il suo corso e scagioni il malcapitato, il suo buon nome sarà ormai rovinato a vita. Eppure, la questione è ben più complessa di così: perché, troppo spesso, gli episodi di molestie e di violenza, fisica, psicologica o sessuale che sia, non arrivano mai, o troppo tardi, allo step giudiziario. La ragione? Tantissime sono le donne che non parlano delle aggressioni subite, che non le denunciano a una qualche forma di autorità, e talvolta neppure le riportano ai familiari più stretti. Qualcosa di simile è accaduto alla dottoressa Christine Blasey Ford, la donna che è divenuta famosa per aver parlato 36 anni in ritardo delle molestie – afferma lei – che avrebbe subito, ai tempi del college, da parte di Brett Kavanaugh, ora giudice della Corte Suprema confermato nonostante le accuse. A detta di molti, la testimonianza di Ford sarebbe stata viziata a priori dal fatto che la donna ha atteso 3 decenni prima di denunciare. Ed è qui che si arriva al cuore del problema culturale, che è poi il nodo che un movimento come #MeToo vuole affrontare.

Uno dei cartelli di Why I Didn’t Report, successivamente esposti in una galleria a Soho dall’8 all’11 novembre.

Dell’argomento si è occupata, a partire da New York, un’altra campagna di sensibilizzazione, #WhyIDidntReport (“Perché non ho denunciato”). L’hanno lanciata due studenti della School of Visual Art, Ha Jung Song e Bowook Yoon, per un progetto assegnato loro dal professore di pubblicità Thomas Shim. Proprio nei giorni in cui il caso Kavanaugh lacerava gli States, la Grande Mela si riempiva di cartelli, su cui tante persone sopravvissute a molestie, abusi o violenze sessuali hanno confessato il motivo per il quale non hanno mai denunciato il reato subito. I due studenti hanno lanciato anche un hashtag sui social e hanno cominciato a raccogliere centinaia di testimonianze online.

Tra i survivors che in questa occasione hanno condiviso la loro storia c’è Courtney VanSickle, 29 anni, di Cleveland. Suo padre, Jim VanSickle, è a sua volta un noto attivista contro le violenze sessuali perpetrate su bambini, dopo essere stato vittima, tra il 1979 e il 1982, di un prete pedofilo mentre frequentava la Bradford Central Christian High School, in Pennsylvania. “Ho cominciato a uscire con quello che sarebbe diventato il mio abusatore”, racconta Courtney, “a 16 anni. È stato il mio primo legame sentimentale e abbiamo avuto una din quelle classiche relazioni infantili che si hanno durante l’high school”. Nel giro di due mesi, però, il ragazzo è diventato sempre più oppressivo: “Mi isolava dalla mia famiglia e dai miei amici, e ad un certo punto ha cominciato a forzarmi sul lato fisico, diventando verbalmente e fisicamente aggressivo quando non volevo soddisfare le sue richieste”. Courtney racconta di aver provato con forza ad opporsi, ricevendo, di risposta, minacce rivolte a lei e alla sua famiglia. “Mi sentivo terrorizzata e in trappola, non sapevo come uscire da questa situazione, così ci sono rimasta, seppur riluttante”. Gli abusi erano ormai diventati routine: “Più cercavo di evitare certe cose, più lui mi forzava e pretendeva di più”.

Lo stupro è arrivato dopo 6 mesi. Ma Courtney non ha denunciato: “Mi aveva manipolata molto bene”, mi racconta. “Mi aveva convinta che fossi io anormale per non volere le cose che lui desiderava; oppure era riuscito a farmi credere che le volevo anche io o che era in qualche modo tutta colpa mia”. “Nessuno ti crederà mai”, era il mantra che le ripeteva. “Mi ha fatto pressione psicologica in un modo che letteralmente mi ha spinta a dubitare di tutto ciò in cui prima credevo”, ricorda Courtney. Ma l’abilità del suo abusatore nel controllarla dal punto di vista emozionale e psicologico non è stato l’unico motivo per cui non l’ha denunciato. “All’inizio, provavo troppa vergogna per dirlo ai miei genitori, e davvero temevo possibili ritorsioni. A un certo punto, sono semplicemente diventata insensibile a tutto, e mi sono sentita come se non ci fosse una via d’uscita a quella situazione, perciò perché combatterla?”.

Gli abusi sono proseguiti dai 16 ai 19 anni, e, un decennio più tardi, Courtney porta impresse le cicatrici di quella esperienza che le ha letteralmente stravolto la vita. Nessuna donna che ha subito abusi e violenze dichiara mai di poter “superare”, o di aver superato, il dolore di quello che le è capitato. La violenza finisce e la vita continua, quando si è fortunate, ma quello che c’è stato non si “supera”: al più, si fa pace con se stesse, si va avanti, si mette la propria esperienza a servizio di altre persone. Ma non si dimentica, mai. È così anche per Courtney: “All’inizio dei miei vent’anni ho finto di non essere stata toccata dagli abusi, ma non è qualcosa che si supera. Da allora, non mi sono mai sentita bene come oggi, grazie alla terapia, alla mia famiglia, e al mio fidanzato, ma la strada per la mia guarigione, se mai ci sarà, è ancora lunga”, ammette. “E se non dimenticherò mai le aggressioni fisiche che ho subito, gli abusi emozionali e verbali sono le cicatrici più difficili da rimuovere, e ci combatto ancora ogni giorno”.

La storia di Courtney è drammaticamente comune. Nel mondo, si stima che il 35% delle donne abbia avuto esperienza di abusi fisici e/o sessuali dal proprio partner, o di violenze da parte di un altro uomo. Alcuni studi nazionali portano la percentuale delle donne abusate dal partner addirittura al 70%. Secondo il RAINN, la più grande organizzazione anti-violenza sessuale in America, negli Stati Uniti 1 donna su 6 è stata vittima di uno stupro, o un tentato stupro, durante la sua vita. Tra gli adulti, il fenomeno tocca le donne per il 90%; tra i più giovani per l’82%. Le donne tra i 16 e i 19 anni hanno 4 volte più probabilità di subire stupri, tentati stupri o molestie sessuali; nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni hanno 3 volte più probabilità se sono al college, 4 volte se non lo sono. Ma da ricordare sono anche quelle donne che, a differenza di Courtney, non sono qui a raccontare la loro storia: perché, tra le varie forme di violenza a cui il genere femminile è sottoposto nel mondo, vi è anche quella che termina con la perdita della vita, il femminicidio. Che spesso avviene per mano del proprio partner: in Paesi come l’Australia, il Canada, Israele, il Sud Africa e gli Stati Uniti, tra il 40 e il 70% delle vittime di femminicidio sono state uccise dal proprio compagno.

Ed è qui che si comprende l’importanza del movimento: “Le persone che hanno parlato pubblicamente mi hanno immensamente aiutata nel realizzare che non sono sola”, afferma Courtney. “Le bugie che il mio abusatore mi ha inculcato nel cervello per tutti quegli anni non sono la verità, lo so, ma per me è importante ricordarmelo grazie alle tante persone che raccontano pubblicamente le loro verità”. Per incidere davvero, secondo la ragazza, bisogna cominciare a “insegnare alle nuove generazioni che cosa è appropriato, e che cosa significa avere una sana e consensuale relazione sessuale, a scuola e a casa”. Il che “non porrà necessariamente fine alle violenze, ma aiuterà certamente i teenager a orientarsi nelle varie relazioni”. Courtney si augura vivamente che il movimento contribuirà ad apportare a un cambiamento politico-sociale: “Personalmente, però, non mi importa quale dei due partiti realizzerà tale cambiamento, perché tutto ciò non dovrebbe ridursi a un segno di spunta su un’agenda politica: stiamo parlando di proteggere delle persone”. Il dibattito negli Stati Uniti – ne è convinta  – “è stato politicizzato al punto da silenziare le voci delle tante vittime e dei sopravvissuti e da accrescere la divisione tra i partiti politici, dove non dovrebbe esserci”. Che cosa si augura per il futuro? “Spero e prego perché le persone comincino a riflettere su queste testimonianze, mettendo da parte le loro simpatie politiche per ascoltare veramente le esperienze dei sopravvissuti”. E chiosa: “Il cambiamento che ci serve è quello che ci consentirà di proteggere finalmente tutte le vittime di violenza sessuale o di abusi, e non chi commette questi crimini efferati”.

 

 

Share on FacebookShare on Twitter
Giulia Pozzi

Giulia Pozzi

Classe 1989, lombarda, dopo la laurea magistrale in Filologia Moderna all'Università Cattolica di Milano si è specializzata alla Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e ha conseguito un master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Ha lavorato come giornalista a Roma occupandosi di politica e affari esteri. Per la Voce di New York, è stata corrispondente dalle Nazioni Unite a New York. Collabora anche con "7-Corriere della Sera", "L'Espresso", "Linkiesta.it". Considera la grande letteratura di ogni tempo il "rumore di fondo" di calviniana memoria, e la lente attraverso cui osservare la realtà.

DELLO STESSO AUTORE

As Italians Return from Vacation, Covid-19 Cases See a Sharp Rise

As Italians Return from Vacation, Covid-19 Cases See a Sharp Rise

byGiulia Pozzi
As the Mystery Around Paciolla’s Death in Colombia Deepens, the UN Remains Silent

UN Is in Close Communication with Italy on Mario Paciolla’s Death in Colombia

byGiulia Pozzi

A PROPOSITO DI...

Tags: metooMeToo Movementviolenza donneWhy I Didn't Report
Previous Post

TIA Gala Awards 2018 a New York: anche due italiani tra i premiati

Next Post

“Il vizio della speranza”: la Maria di De Angelis, emozione di un Natale campano

DELLO STESSO AUTORE

As the Mystery Around Paciolla’s Death in Colombia Deepens, the UN Remains Silent

Morte Mario Paciolla in Colombia, l’ONU assicura: “In stretto contatto con l’Italia”

byGiulia Pozzi
As the Mystery Around Paciolla’s Death in Colombia Deepens, the UN Remains Silent

As the Mystery Around Paciolla’s Death in Colombia Deepens, the UN Remains Silent

byGiulia Pozzi

Latest News

Robert Kennedy Jr. on Autism: Science Denied by His Ignorance and Dogmatism

RFK Jr.’s MAHA Report Still Plagued by Credibility Issues After Revision

byDavid Mazzucchi
Per le Nazioni Unite ormai “Gaza è il posto più affamato del mondo”

Per le Nazioni Unite ormai “Gaza è il posto più affamato del mondo”

byStefano Vaccara

New York

Ritorna il Covid? La curva sale: serve un ultimo sforzo per uscire dal tunnel

New COVID Variant Detected in NYC Amid Concerns Over Vaccine Access

byAmelia Tricante
Travolti nel sonno da un camion dei rifiuti: un morto e un ferito a Long Island

Travolti nel sonno da un camion dei rifiuti: un morto e un ferito a Long Island

byCristiano Palladino

Italiany

Italy on Madison, la facciata della sede dell’Italian Trade Agency trasformata per tre giorni in una casa italiana.

Erica Di Giovancarlo (ITA): “Italian lifestyle è un modo di vivere”

byMonica Straniero
Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

byAndrea Zaghi
Next Post
“Il vizio della speranza”: la Maria di De Angelis, emozione di un Natale campano

"Il vizio della speranza": la Maria di De Angelis, emozione di un Natale campano

La Voce di New York

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli   |   English Editor: Grace Russo Bullaro   |   Founded by Stefano Vaccara

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli
—
English Editor: Grace Russo Bullaro
—
Founded by Stefano Vaccara

  • New York
    • Eventi a New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Nuovo Mondo
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025 — La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025
La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017

Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • Video
  • English
    • Arts
    • Business
    • Entertainment
    • Food & Wine
    • Letters
    • Lifestyles
    • Mediterranean
    • New York
    • News
  • Subscribe for only $6/Year

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?