Quella appena trascorsa è stata una delle settimane più movimentate che l’Italia abbia vissuto da quando, lo scorso giugno, si è insediato il nuovo governo Lega – Movimento 5 stelle.
È stata la settimana dell’invio della manovra a Bruxelles, della richiesta di chiarimento della Commissione europea al ministro italiano dell’economia Giovanni Tria in merito agli sforamenti previsti dall’attuale manovra, dello spread oltre 340 punti base ai massimi da cinque anni poi rientrato in chiusura di seduta settimanale, del declassamento della penisola da parte dell’agenzia di rating Moody’s. È stata anche la settimana della lotta intestina nel governo giallo-verde.
È di mercoledì la notizia delle tensioni all’interno del governo, quando Luigi Di Maio, vice premier e ministro del lavoro, ha affermato a Porta a Porta che qualcuno avrebbe modificato il contenuto del decreto fiscale sul quale il governo aveva raggiunto un accordo e che lo avrebbe poi inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“È accaduto un fatto gravissimo! Il testo sulla pace fiscale che è arrivato al Quirinale è stato manipolato. Nel testo trasmesso alla presidenza della Repubblica, ma non accordato dal Consiglio dei Ministri, c’è sia lo scudo fiscale sia la non punibilità per chi evade. Noi del MoVimento 5 Stelle in Parlamento non lo votiamo questo testo se arriva così. Questa parte deve essere tolta. Non ho mai detto che si volevano aiutare i capitali mafiosi. Non so se una manina politica o una manina tecnica, in ogni caso domattina si deposita subito una denuncia alla Procura della Repubblica perchè non è possibile che vada al Quirinale un testo manipolato!”
La Lega di Matteo Salvini si è subito detta estranea a ogni manipolazione del decreto, mentre il colle ha affermato addirittura di non aver ricevuto nessun testo.
La maretta è stata trascinata fino a sabato, quando è tornata la pace in casa del governo italiano: il Movimento 5 stelle e la Lega hanno trovato la quadra sul tanto discusso decreto fiscale dopo i giorni di scontro politico e reciproche accuse: “Abbiamo approvato il decreto fiscale nella sua stesura definitiva, abbiamo raggiunto un pieno accordo”, ha affermato il primo ministro Giuseppe Conte. Speriamo che questa volta lo sappiano sia Salvini sia Di Maio. Dal testo saranno cancellati lo scudo fiscale e il condono penale per il rientro dei capitali all’estero, mentre rimane il rapporto deficit-pil al 2,4%.
“Finalmente si chiudono due o tre giorni surreali, nessuno aveva intenzione di scudare, condonare regalare, non tutto il male vien per nuocere, tutto è bene quel che finisce bene”, queste le parole di Matteo Salvini.
“Finche resterò capo politico del M5S e finché ci sarà questo governo non c’è nessuna volontà di lasciare Ue o la zona euro, c’è la volontà di sedersi con le istituzioni Ue”, ha detto invece Luigi Di Maio al termine del Consiglio dei ministri.
È di giovedì la notizia per cui il ministro dell’economia italiano ha ricevuto una lettera di chiarimento da parte della Commissione europea per mano di Pierre Moscovici, in visita a Roma. Moscovici sostiene: “Con la nostra lettera chiediamo al governo che la manovra si avvicini alle regole europee, perché non può restare al 2,4% di deficit e con uno scarto del deficit strutturale di un punto e mezzo. Questo non è possibile. Chiediamo una correzione. La Commissione non è contro questo splendido paese, non è un avversario dell’Italia. E’ l’arbitro sul campo, la persona che fa rispettare le regole del gioco e le regole sono state decise e condivise da tutti gli Stati”.
Tria alla lettera ha risposto ribadendo la sua volontà di dialogo con le istituzioni comunitarie, e affermando: “Abbiamo constatato queste valutazioni diverse, riteniamo di dovere approfondire le nostre spiegazioni delle ragioni della nostra politica, di far conoscere meglio alla commissione le riforme strutturali che porteremo avanti con la legge di bilancio e quindi di poter avvicinare speriamo le nostre posizioni”.
“Siamo convinti di quello che abbiamo fatto”, ha affermato invece a margine dei lavori del Consiglio Europeo a Bruxelles il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che sottolinea: “Più passa il tempo più mi convinco che la manovra è molto bella”.
Chi non ha gradito la lettera da Bruxelles è stato Matteo Salvini che ha detto: “Oggi l’Europa ha mandato una letterina al governo italiano, dicendo che la manovra non va bene. Il messaggio ai signori di Bruxelles è non rompeteci le scatole, altrimenti il dubbio è che vogliano un’Italia serva. la prima manovra del cambiamento a Bruxelles non piace, forse perché hanno bisogno che l’Italia sia impaurita e in ginocchio per portarci via le imprese sane. Questa manovra non si tocca”.
L’Italia è stata invitata da Bruxelles a rispondere alle questioni poste dalla lettera sulla manovra entro lunedì 22 ottobre. Qualora le spiegazioni non dovessero essere ritenute sufficienti e attendibili, la Commissione potrebbe rigettare per la prima volta in assoluto nella sua storia la manovra italiana.
Intanto, i mercati internazionali si sono allarmati, la speculazione è cominciata, Piazza Affari ha sofferto un’elevata volatilità e lo spread è sembrato indomabile. Ma Milano ha tenuto e chiuso la settimana a -0,04% con spread a 301 punti base.
Se la Borsa venerdì era stata ricucita, ci ha pensato l’agenzia internazionale di rating Moody’s creare un nuovo strappo: l’agenzia ha tagliato il ranking dell’Italia da Baa2 a Baa3 con outlook stabile.
È detto popolare che “una volta toccato il fondo non si può fare altro che risalire”. Secondo Moody’s al fondo il belpaese è molto vicino, in particolare solo un gradino sopra il livello “junk”, in gergo spazzatura, costituito dai titoli su cui l’agenzia sconsiglia di investire. Quello che, appunto, l’agenzia internazionale assegna ai casi disperati.
Moody’s ha spiegato la decisione con le seguenti motivazioni: “cambio della strategia di bilancio, deficit significativamente più elevato rispetto alle attese e mancanza di una coerente agenda di riforme per la crescita”. Praticamente anche Moody’s boccia la neo presentata manovra italiana.
Secondo l’agenzia di rating, l’Italia ha dalla sua ancora dei “punti di forza nel credito che bilanciano l’indebolimento delle prospettive fiscali”, affermazione che giustifica la conferma dell’outlook stabile.
Oggi è lunedì, la Borsa riapre e l’Italia risponde.