Una gola profonda (o profonde?) della resistenza dentro la Casa Bianca, è riuscita a far tremare Donald Trump al punto che la sua presidenza non è mai sembrata così in pericolo di collassare da quando è presidente.
Quando erano passate appena 24 ore dalla bomba del libro di Bob Woodward Fear: Trump in the White House, un’altra esplosione, questa volta atomica, è stata detonata dalle colonne del New York Times. Un “op/ed”, uno di quegli articoli di commento che il giornale accoglie ogni giorno con firme di autori esterni al giornale, esperti accompagnati con due righe di bio alla fine dell’articolo, invece è stato pubblicato anonimo con alla fine una semplice riga che diceva: “Chi scrive è un alto esponente dell’amministrazione Trump”.

La bomba sembra essere più distruttiva di qualunque altro libro contro Trump pubblicato negli ultimi mesi, compreso quello di Woodward – che ancora deve uscire – perché in circa 800 parole, la fonte anonima ha confermato come dentro l’amministrazione che serve un presidente incapace di esser tale, esiste un gruppo di “resistenti” che sta evitando agli Stati Uniti di precipitare nel caos e trascinarsi giù il resto del mondo. Cioè si conferma quella che sembra essere la tesi principale del libro di Woodward: un gruppo di alti esponenti dell’amministrazione Trump, ogni giorno lavorano affinché un presidente paranoico, vendicativo, ignorante e incapace eviti di far danni irreparabili alla nazione e alle sue istituzioni democratiche.
Chi è l’autore del op/ed? Si tratta di una persona o di un gruppo? John Dean, il “resistente” per antonomasia ai tempi dell’amministrazione Nixon, colui che alla fine dette molte delle informazioni necessarie su quello che stava accadendo alla Casa Bianca ai tempi del Watergate, intervistato ieri sera da Don Lemon sulla CNN, ha detto che a scrivere quel pezzo sul NYT potrebbe non essere una persona ma probabilmente ormai un gruppo di “resistenti” e che quindi questo atto potrebbe essere solo l’inizio di una loro imminente azione pubblica tesa a far cadere Trump. Intanto l’uso di una parola nell’articolo anonimo, “lodestar”, parola strana e poco usata, sta facendo puntare i sospetti addirittura sul vice presidente Mike Pence, che invece la usò proprio recentemente nel ricordare il senatore John McCain.
Il momento più esplosivo della op/ed sembra essere quando l’autore avverte che ad un certo punto, tra i componenti “resistenti” dell’amministrazione, si sussurrava di usare il 25esimo emendamento della Costituzione per salvare l’America da Trump. Cioè quel momento in cui un presidente viene considerato “unfit”, incapace di governare, e quindi viene “licenziato” dai suoi ministri con un voto a maggioranza del cabinet. L’autore poi ci dice che il conflitto costituzionale (non lo ricorda nel pezzo, ma in realtà se il presidente si appella a quel voto di licenziamento, poi a decidere entro 21 giorni è il Congresso e in questo caso Trump potrebbe sopravvivere…) fu evitato e si optò invece per la strategia di costruire un cordone attorno al presidente boicottando i suoi ordini e cercando di limitarne i danni, fino a quando “altri avrebbero finalmente ovviato al problema…”. (Elezioni? Mueller?Impeachment?)

Chi ha scritto questo articolo su NYT è sicuramente anche tra i protagonisti del libro di Bob Woodward. Non sappiamo se sia il generale Chief of Staff John Kelly, o il generale Segretario alla Difesa Jim Mattis, ma sicuramente qualche “pezzo da novanta” che da Woodward vengono citati come coloro che pensano che Trump sia un “idiota”, uno dall’intelletto equivalente a quello di uno scolaro di quinta elementare.
Il NYT, pubblicando questo articolo anonimo, prende un grande rischio di credibilità, e quindi non solo al Times devono conoscerne l’autore/trice/tori, ma devono ritenerli così qualificati e “vicini” all’ufficio ovale da dargli la possibilità di un articolo anonimo di così gravi accuse al presidente, una decisione straordinaria mai fatta prima dal giornale che si crede ancora il più autorevole del mondo.
Già, ma alla fine, in questo articolo, cosa c’è che non sospettavamo prima di Trump? La bomba non è che Trump sia “unfit”, questo lo ritenevamo evidente da tempo. La novità sta nella conferma che ci sia un gruppo di alti ufficiali dentro la Casa Bianca nominati da Trump che sta cercando di sabotare dal di dentro un’ amministrazione pericolosissima per la sicurezza degli Stati Uniti e delle sue istituzioni.
Questo pericolo é lo stesso Trump a confermarlo subito. Infatti la reazione di ieri sera del presidente, dovrebbe fare ancora più notizia dell’op/ed del NYT. Trump ha minacciato in un tweet che il New York Times debba rivelare la sua fonte al governo per una questione di “sicurezza nazionale”. Ecco qui, il Primo Emendamento della costituzione ancora una volta calpestato. Trump continua a comportarsi come se volesse imitare Putin. E già, la Russia come modello…
Ci fermiamo qui. Che questo presidente, sia “unfit” di governare la democrazia più potente del pianeta, lo abbiamo sostenuto da sempre. Adesso sappiamo con certezza che c’è una “resistenza” all’interno dell’Amministrazione Trump e potremmo essere quindi alla resa dei conti finale.
Trump farà di tutto per scovarla questa resistenza, a costo di lanciare le sue “purghe” contro tutti i maggiori componenti del suo governo, come del resto faceva un certo Stalin, spietato dittatore della Russia sovietica che Trump magari ammira. Si annunciano quindi le “purghe trumpiane”? Queste potrebbero in effetti rendere vana ogni “resistenza” se non venisse subito in soccorso una reazione del Congresso. Già, ma quale sarà l’atteggiamento dei repubblicani spaventati dal turno elettorale di novembre, terrorizzati dal fatto che la loro elezione possa dipendere dall’appoggio di Trump?
L’incognita quindi resta sempre quella, esistono ancora valori come “country and honor” in questo Congresso a maggioranza ancora repubblicana? Chissà, forse, dopo la morte e i funerali di John McCain, qualcosa si sarà scosso nell’umore dei repubblicani… Forse ciò di cui non volevano accorgersi, la pazzia di Trump, adesso è diventata troppo evidente e pericolosa per la sicurezza degli Stati Uniti e del mondo per essere ancora ignorata. Forse…

La fine di Trump è quindi più vicina? Chi scrive lo spera ma non si illude ancora, come tutte le bestie ferite a morte, anche Trump darà i suoi ultimi spietati colpi di coda. E non ha tutti i torti neanche David Frum che su l’ Atlantic scrive, come l’autore ( o autori) anonimi dell’articolo pubblicato dal NYT in effetti abbiano scelto una strada che peggiora la situazione, perché nessuno di loro potrà più replicare a Trump di non essere d’accordo con un suo comando cercando di convincerlo a cambiarlo senza lanciare il legittimo sospetto di essere proprio lui la “gola profonda” della “resistenza”. E quindi perché questo “anonimo” o “anonimi”, dopo aver confermato quello che già il libro di Woodward rivelava, quanti dentro l’amministrazione sono coloro che cercano ogni giorno di limitare i danni di un presidente “amorale, inetto, paranoico e antidemocratico”, non escono adesso, senza esitare, allo scoperto, firmando “costituzionalmente” la loro denuncia del presidente, invece di continuare a farlo in maniera da rendere Trump ancora più paranoico, vendicativo e quindi possibile istigatore di purghe contro tutti i “resistenti”? Adesso sì un pericolo senza più freni? You are fired! You are fired! Già, quella frase marchio del programma tv di Trump, potrebbe ora diventare il suo unico metodo di governo…
Chi potrà a questo punto salvarci da Donald Trump, il peggior presidente della storia degli Stati Uniti? Solo dal Congresso, e quindi da “we the people”, che lo rieleggiamo tra due mesi, potranno arrivare quei segnali forti e chiari in difesa della Costituzione e della democrazia.