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August 31, 2018
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Caso Diciotti e la sfida Salvini-Patronaggio: il quadro, le intenzioni, gli effetti

E’ una persecuzione giudiziaria l'indagine in corso nei confronti del ministro degli Interni? No. Ma rischia comunque di risolversi in un errore

Fabio CammalleribyFabio Cammalleri
Si Salvi-ni chi può, con l’Italia anti-tutto manderemo via pure il papa

Matteo Salvini

Time: 5 mins read

Gli atti dell’indagine preliminare, avviata dal Procuratore Luigi Patronaggio anche nei confronti del Ministro e VicePresidente del Consiglio Matteo Salvini, sono appena giunti alla Procura di Palermo. Questa, “omessa ogni indagine”, come richiede la Legge, entro quindici giorni dovrà trasmettere una relazione al cd Tribunale dei Ministri (che, secondo la competenza per territorio, per il presente procedimento è costituito in seno al Tribunale di Palermo).

Il quale, nel termine di 90 giorni, prorogabile di altri 60, potrà, o ordinare l’archiviazione del procedimento, o disporre il giudizio. In questo caso, però, reinvestita la Procura in Sede perché la chieda, occorrerà che il Senato si pronunci sulla autorizzazione a procedere. Senza, tutto finirebbe lì. Concessa, si avvierebbe il processo.

Abuso d’ufficio; omissione d’atti d’ufficio, arresto illegale, sequestro di persona semplice, sequestro di persona a scopo di coazione, i “titoli” della iscrizione a carico del Ministro, nel noto Modello 21. La vicenda, notissima, è quella del divieto di sbarco imposto ai naufraghi imbarcati dalla nave “Diciotti”.

E’ una persecuzione giudiziaria? Come altre ce ne sono state in passato? No. Ma rischia comunque di risolversi in un errore.

Oggi, infatti, c’è un’evoluzione inedita dell’assetto costituzionale italiano. Che riguarda non la Magistratura, ma il Governo, e la maggioranza che lo sostiene.

Il Governo in carica programmaticamente persegue non la revisione dei Trattati; ma il loro intero e unilaterale disconoscimento. E la dimensione europea è un fondamento costituzionale della nostra Repubblica.

Ha, in via di fatto, ma univocamente, soppresso la responsabilità del Consiglio dei Ministri di fronte al Parlamento: sostituendo esso, in quanto organo della decisione politica, con comunicazioni private, diffuse da piattaforme digitali non istituzionali (i cd. social). E pure l’esclusivo circuito Governo-Parlamento, è un fondamento costituzionale della nostra Repubblica.

Manifesta costantemente ostilità verso la necessità che “gli accertamenti” nelle sedi deputate, precedano ogni valutazione, ogni scelta, ogni decisione politica.

Costruisce la sua quotidiana azione, mediante un linguaggio vittimistico, allusivo, irrazionale, sulla evocazione di un Nemico Pubblico: tanto più indeterminato, nella sua reale pericolosità, illiceità, quanto più incalzante è la fibrillazione indotta nel discorso pubblico che lo riguarda.

E, dunque, un Governo che vuole agire fuori-della-Legge. E sta predisponendo una struttura politica di natura dittatoriale e plebiscitaria.

Tuttavia, questo Governo ha avuto maestri, scuole, manuali.

La Magistratura “rivoluzionaria”, di Mani Pulite, dei cd Grandi Processi del Secolo di Palermo, gli “studiosi a sostegno”, gli appelli, i commenti, un ventennale prime time sciacallo e godereccio.

La cancellazione dell’immunità parlamentare, a furor di popolo e di manette, in termini di regresso politico e civile, nonché di avvelenamento dello spirito democratico, fu un passaggio storico-politico di impatto non minore a quello che potrebbe avere la predicata e perseguita “uscita dall’Euro”.

Venne uno stravolgimento radicale: di rapporti, di modi, di equilibri, di prospettive, di valori, anche economici: questo conta. Non la superficie del contesto: interno, allora, internazionale, oggi. Gli effetti, contano: lo smarrimento, l’incertezza, l’avviarsi verso una terra di nessuno. Tali furono. Tali si intendono ripetere, e aggravare. Questo solo conta.

A sbeffeggiare la conoscenza corale, “a due campane”, dei fatti, delle responsabilità, di ciò che è e di ciò che non è, re-imparammo allora. E se si impara a farla breve con un uomo, dai e dai, si finisce a pensare che si possa farla breve anche con un vaccino, con la storia, con la luna, e con la storia della luna, con le scie degli aerei.

E’ bastato trasmettere, da pulpiti istituzionali, da ruoli aureolati, la sensazione che non si deve ascoltare quello che non collima con un’immaginata realtà: perché è un’orditura, un tranello. E’ “Voce del Nemico”.

“La Corruzione”. “La Mafia Politica”. “La corruzione Mafiosa”. Tutto maiuscolo. Tutto, così, reso fantasmatico.

Le “colpe” non erano fatti, ma vite intere; non singole persone, ma interi aggregati sociali e demografici. E imparammo anche a vantarci di una ingratitudine facinorosa verso i nostri padri; a bearci di un’isteria collettiva, vile. E dissolutrice: di identità, di culture, di consapevolezze.

Pertanto, che si riproponga il “Modello del delirio”, oggi verso “i neri”, suona come un “c.d.v.” di esattezza quasi matematica.

Quello fu uno smottamento terribile. I Poteri Elettivi furono mutilati, “delegittimati”, vanificati. Non li abbiamo più avuti.

Un Presidente del Consiglio-fantoccio, un Parlamento che vale meno di un account FB, un Consiglio dei Ministri della durata e della consistenza di un Tweet, tutto questo è gravissimo. Ma un gravissimo effetto, esige una gravissima causa.

O si ribadisce questa acquisizione, con tutta la forza necessaria, o stiamo chiacchierando.

Ora, accanto alla smemoratezza, è sorto un doppio equivoco.

Il primo è che quello scempio fu esclusivamente “una cosa di sinistra”. Certo: fu “anche” una cosa di sinistra. Ma fu anche “una cosa di destra”. Le esplicite adesioni a Mani Pulite furono del 98% degli italiani.

E siamo al secondo equivoco. Si cerca la causa nella forma; come se si potesse distruggere il diritto solo per atto giudiziario; e non si potesse, invece, e non meno efficacemente, farlo per disposizione amministrativa, politicamente sostenuta.

La radice del doppio equivoco, è la stessa. Si guarda alle parole, “Sinistra”, “Magistratura”, e non alle cose: “Libertà”, “Istituzioni”.

Pertanto, come non ci si avvede che furono anche “destri”, i “sinistri” di allora, e anche “sinistri”, i “destri” di oggi; così non si vede, diffusamente, insistentemente, che questa maggioranza riproduce ed esalta lo stesso disprezzo per la libertà e per la civiltà del diritto, mostrato da quella Magistratura presuntuosa e irresponsabile.

Riacquisito all’analisi questo più complesso piano, anche il giudizio sull’iniziativa del Procuratore Patronaggio può essere ripreso, e articolato.

Perché può risolversi in un errore?

Perché, o il Tribunale dei Ministri disporrà l’archiviazione, e Matteo Salvini sarà stato un perseguitato; o disporrà il giudizio, e Matteo Salvini potrà recarsi in Parlamento nella felicissima posizione di chi, o sarà avviato al martirio da una autorizzazione politica, o risulterà il vincitore, il trionfatore della Grande Battaglia, proprio nella Sede della Sovranità Popolare. La rilevanza giuridico-penale dei fatti, rimane, comunque, complicatissima.

Occupando il proscenio, catalizzando e deformando significati e verità a piacimento: fra il Dicembre di quest’anno e il Febbraio dell’anno prossimo.

Questo sarebbe, e probabilmente sarà, un effetto politico di portata decisiva. Un rafforzamento che alle prossime, importantissime elezioni europee, nel Maggio 2019, potrebbe ricevere il suo definitivo suggello.

Dedurre il carattere obbligatorio dell’azione penale, significa considerare solo il piano formale-giudiziario. Ma la deriva autoritaria e illegalistica del Governo, non lo dovrebbe consentire. Perchè siamo ad un crinale. Se, fin qui, e qui, non abbiamo scherzato. E se, di nuovo, non vogliamo nascondere, o confondere, le cose dietro le parole.

Allora, anche un Procuratore della Repubblica, proprio perché è “della Repubblica”, per evitare di echeggiare, sia pure involontariamente, sia pure in sedicesimo, analoghe presunzioni e irresponsabilità verso la Pòlis e la sua libertà, la sua storia e il suo futuro, forse avrebbe potuto trarre spunto dagli antichi romani: che pure qualcosa di fibrillazioni, di glorie, di cadute, di stato, di diritto, di politica, pare s’intendessero.

E considerare che il loro ammonimento-base era: Summum ius, Summa iniuria. (Il massimo del diritto, il massimo dell’ingiustizia)

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Fabio Cammalleri

Fabio Cammalleri

Il potere di giudicare e condannare una persona è, semplicemente, il potere. Niente può eguagliare la forza ambigua di un uomo che chiude in galera un altro uomo. E niente come questa forza tende ad esorbitare. Così, il potere sulla pena, nata parte di un tutto, si fa tutto. Per tutti. Da avvocato, negli anni, temo di aver capito che, per fronteggiare un simile disordine, in Italia non basti più la buona volontà: i penalisti, i garantisti, cioè, una parte. Forse bisognerebbe spogliarsi di ogni parzialità, rendendosi semplicemente uomini. Memore del fatto che Gesù e Socrate, imputati e giudicati rei, si compirono senza scrivere una riga, mi rivolgo alla pagina con cautela. Con me c’è Silvia e, con noi, Francesco e Armida, i nostri gemelli.

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