Lo hanno definito il peggiore incendio della storia californiana. È quello cominciato il 27 luglio nella zona di Mendoncino della California. Non è la prima volta che le estati nel paese, meta di sogni e viaggi soprattutto in estate, si rivelano un inferno a causa degli incendi. Ma questa volta c’è qualcosa di diverso. Nelle ultime ore, l’incendio, battezzato Mendoncino Complex (come se fosse una qualche forma di entità pensante), si è sviluppato pochi giorni fa su due fronti, Ranch e River, che unendosi hanno creato un inferno di fuoco che ha ridotto in cenere oltre 114mila ettari, praticamente quanto una città come Los Angeles o New York. E tutto questo senza che le autorità potessero fare molto: ad oggi sono state spente meno del 30% delle fiamme. “Siamo alla mercè del vento”, ha detto il capitano Thanh Nguyen, portavoce di Cal Fire nella contea di Lake. “Tragicamente tutta questa zona è molto arida ed è molto difficile domare le fiamme”. A peggiorare la situazione sarebbero state le condizioni meteo: un sistema di alta pressione ha portato un clima molto caldo, secco e con forti venti che hanno favorito il propagarsi delle fiamme.
Ma questo non è l’unico incendio che sta trasformando la California in un cumulo di cenere. Il Carr Fire (altro nome per definire un rogo di dimensioni catastrofiche) avrebbe già ridotto in cenere 62.534 ettari di terreno e oltre 1.600 edifici. Secondo gli esperti si tratta del sesto incendio più grande della storia dello Stato. E anche in questo caso non bastano i 4.200 pompieri all’opera per fermarlo e per limitare i danni: al momento sono 7 le vittime dell’incendio (tra cui un tecnico della linea elettrica morto mentre lavorava).
Tutta la California è arsa da incendi più o meno devastanti. Sul sito ufficiale del governo statale se ne vedono decine da San Diego a San Francisco passando per Los Angeles e San Josè e poi su fino al confine con l’Oregon.
Un inferno di fuoco che non poteva non scatenare polemiche. Il primo a gettare benzina sul fuoco è stato il presidente degli USA, Donald Trump, che su Twitter ha attaccato le autorità locali: “California wildfires are being magnified & made so much worse by the bad environmental laws which aren’t allowing massive amounts of readily available water to be properly utilized. It is being diverted into the Pacific Ocean. Must also tree clear to stop fire from spreading!” (“Gli incendi boschivi della California sono stati amplificati e aggravati dalle pessime leggi ambientali che non consentono di utilizzare in modo adeguato l’enorme quantità di acqua prontamente disponibile”).
La risposta delle autorità locali non si è fatta attendere: “Abbiamo molta acqua per combattere questi incendi, ma siamo chiari: è il nostro clima che sta cambiando e che porta a incendi più gravi e distruttivi”, ha dichiarato Daniel Berlant, vice direttore aggiunto di Cal Fire, l’agenzia antincendio dello Stato al NYTimes.
Come hanno confermato numerosi ricercatori, a causare così tanti incendi e a renderne difficile lo spegnimento sono anni di siccità che hanno trasformato in un deserto arido parte dello Stato. Le scarse piogge dovute ai cambiamenti climatici favoriti da politiche ambientali devastanti protette proprio dal Tycoon della Casa Bianca (che, di fatto, ha annullato i pochi sforzi che si stavano facendo per ridurre le emissioni e contrastare l’innalzamento delle temperature globali dopo la COP 21 di Parigi) hanno creato condizioni ideali per gli incendi e la loro diffusione e reso quasi impossibile arrestarne gli effetti devastanti. Non è un caso se dei cinque incendi più devastanti della storia dello Stato, quattro sono avvenuti dopo il 2012.
La Casa Bianca ha dichiarato l’area “zona disastrata”, dando così la possibilità ai residenti di chiedere assistenza federale. Come al solito, a pagare i danni, almeno in parte, saranno i contribuenti. E nessuno penserà ad individuare chi sono i veri responsabili del fatto che ogni estate la California, un tempo paradiso di turisti, bagnanti e surfisti, oggi sembra più un girone infernale: se la colpa è di imprevedibili cambiamenti climatici (come vorrebbe far credere Trump – sebbene più volte smentito da dati scientifici e migliaia de esperti climatologi) oppure dell’inquinamento favorito da scelte geopolitiche per le quali il governo centrale ha le proprie responsabilità o ancora della cattiva gestione delle emergenze da parte del governo locale. Tutte risposte che difficilmente troveranno risposta prima che gli incendi in California abbiano distrutto una parte immensa di territorio e causato altre vittime.