Nelle scorse settimane la politica della “tolleranza zero” introdotta dall’amministrazione Trump per scoraggiare l’immigrazione clandestina aveva suscitato proteste e polemiche in tutto il mondo. Tra l’altro, aveva fatto notizia la scelta arbitraria e disumana del governo centrale degli USA di separare i genitori entrati illegalmente negli Stati Uniti d’America dai propri figli. Una decisione impugnata dalla corte federale.
Il giudice Dana Sabraw di San Diego ha ordinato al governo il ricongiungimento di oltre 2.500 famiglie e ha fissato la scadenza in 30 giorni. Alla scadenza di questo termine, la Casa Bianca ha però comunicato di aver operato “solo” 1.800 minori (1.442 bimbi ricongiunti con genitori in custodia da parte dell’immigrazione americana e 378 rilasciati in “circostanze appropriate”).
Un esempio “di quanto sia impossibile rintracciare questi bambini una volta che sono stati posti nel buco nero della riunificazione” è quello riportato da Maria Odom, vice presidente per i servizi legali per i bambini bisognosi di difesa, ha detto che alcuni bambini del suo gruppo sono stati inviati da New York in Texas per riunirsi con la madre, ma quando sono arrivati, hanno saputo che la madre era già stata rispedita oltre confine.

Alcuni attivisti per i diritti civili hanno detto che alcuni genitori potrebbero essere stati indotti a tornare a casa dopo che era stato detto loro che i loro figli erano già tornati a casa. Molti hanno quindi hanno pensato che tornare nel proprio paese d’origine era l’unico modo per vedere i propri figli. “Mi hanno detto: ‘È davanti a te”, ha detto Almendarez, rientrato nel suo vecchio negozio non lontano dalla capitale honduregna di Tegucigalpa. “Era una bugia”.
Per contro i funzionari del governo hanno dichiarato che tutti erano stati informati dei propri diritti e avevano ricevuto informazioni da un legale. Sono 431 i casi di famiglie già rimpatriate che avevano già lasciato gli Stati Uniti. Altri 378 sono stati rilasciati in “altre circostanze” (in alte parole non sono stati restituiti ai genitori ma affidati a un loro parente o a “qualcuno” che rappresentava la famiglia).
Ma non basta. Non solo il margine di tempo per il ricongiungimento non è stato rispettato, ma la cosa più grave è che, ad oggi, oltre 700 minori non sono stati restituiti ai legittimi genitori.
Un documento ufficiale parla di ben 711 bambini non riaffidati ai genitori in quanto accompagnati da un adulto definito “non eleggibile per il ricongiungimento” a causa della sua fedina penale o per altri motivi.
Gli avvocati del governo hanno detto al giudice federale che 917 genitori potrebbero non essere soggetti a ricongiungimento immediato perché hanno rinunciato al ricongiungimento o hanno precedenti penali o sono ritenuti non idonei per altri motivi. In decine di casi la separazione è stata dovuta a causa della “bandiera rossa per adulti”, in riferimento a situazioni in cui il bambino potrebbe essere a rischio. Dei 711 bambini per i quali è stato ritenuto inammissibile il ricongiungimento familiare, in 120 casi sarebbero stati i genitori a “rinunciare al ricongiungimento”, ha detto il governo giovedì sera.
Secondo Lee Gelernt avvocato dell’American Civil Liberties Union (ACLU), che ha citato in giudizio il governo sulla politica: “Il governo non dovrebbe essere orgoglioso del lavoro che stanno svolgendo nella separazione: è un disastro che hanno creato”.
L’ACLU ha detto che cercherà di rintracciare i genitori scomparsi, ma un ex direttore dell’ICE, l’agenzia che gestisce i migranti privi di documenti, ha detto di temere che molte famiglie non saranno mai riunite.
L’unica cosa certa è che molti genitori non rivedranno più i propri figli a causa della politica a tolleranza zero” imposta dal governo Trump. Intanto è venuta fuori la notizia che negli ultimi cinque anni sono state presentate decine di denunce (almeno 125) di abusi sessuali nei centri dove vengono ospitati i minori migranti. A rivelarlo è stata ProPublica che appellandosi al Freedom of Information Act, ha analizzato i documenti relativi di 70 dei circa 100 centri gestiti dall’Ufficio per i rifugiati, agenzia che dipende dal dipartimento della Sanità.