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Migranti, se le prime vittime della “tolleranza zero” di Trump sono i bambini

In poco più di un mese, 1995 bambini sono stati separati dai propri genitori per via della politica di tolleranza zero di Trump e Session

Giulia PozzibyGiulia Pozzi
Migranti, se le prime vittime della “tolleranza zero” di Trump sono i bambini

UNICEF/Adriana Zehbrauskas The border crossing point over the Rio Grande, connecting Reynosa, Mexico and McAllen, Texas, USA. August 2016.

Time: 4 mins read

Da quando, qualche giorno fa, dalle Nazioni Unite è giunta la condanna della politica di tolleranza zero sull’immigrazione di Donald Trump e delle sue aberranti conseguenze sui minori, la tensione sulla questione non solo non è scemata, ma è addirittura esplosa. È esplosa, nelle scorse ore, in occasione di un press briefing al vetriolo della portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders, dopo il quale si sono moltiplicate le voci a proposito di un suo imminente addio al prestigioso ma difficile pulpito dell’amministrazione Trump. Sanders, in particolare, ha suscitato l’indignazione dei media quando, pressata dalla domanda del giornalista della CNN Jim Acosta, ha risposto: “So che è difficile per te capire anche le frasi più corte, ma, per favore, non prendere le mie parole fuori dal contesto”. La tensione è salita al punto che Brian Karem, executive editor di Sentinel Newspapers e columnist di Playboy, è esploso: “Via, Sarah. Sei una madre. Non hai alcuna empatia per quello che queste persone stanno affrontando?”. 

E per capire che cosa, in effetti, queste persone stiano affrontando, si potrebbero leggere tantissime testimonianze. Tra tutte, soltanto qualche giorno fa, la CNN ha raccolto quella di un avvocato del Texas Civil Rights Project, a proposito di una madre senza documenti che si è vista portare brutalmente via la figlia in un centro di detenzione in Texas mentre la stava allattando. Ma non è l’unica testimonianza di questo genere.  Anche il dottor Colleen Kraft, presidente dell’Accademia Americana di Pediatria, è stato testimone di cosa accade ai bambini separati dai genitori per via della politica di tolleranza zero dell’amministrazione Trump. Kraft è stato infatti invitato da alcuni pediatri locali a visitare il centro governativo per i bambini immigrati a Combes, in Texas. “Era inconsolabile”, ha raccontato alla CNN, parlando di una bambina incontrata lì, “tutti sapevamo perché stava piangendo. Piangeva perché voleva la sua mamma, e non c’era niente che potesse fare”.

Di storie così ce ne sono moltissime. Ma Kraft, in tutta la sua carriera, non aveva mai visto nulla di simile. “Non mi sono mai trovato in una situazione in cui mi sia sentito tanto inutile”, ha confessato alla CNN. Non a caso, alla versione degli ufficiali dell’amministrazione Trump – secondo cui starebbero soltanto proteggendo i bambini in custodia, allontanandoli dai genitori arrestati per aver attraversato il confine illegalmente -, ne contrappone un’altra: da esperto, è convinto che quei bambini patiranno le conseguenze dello shock subito a medio e lungo termine. E non è l’unico a sostenerlo. Anche l’American College of Physicians e l’American Psychiatric Association (che con l’associazione di Kraft riuniscono più di 250mila dottori statunitensi) la pensano così. Secondo Ana Maria Lopez, presidente della American College of Physicians, gli effetti di eventi di questo genere perseguiteranno i bambini fino alla loro età adulta e per tutta la loro esistenza. Tecnicamente, si tratta di una reazione tossica allo stress, che consiste in un’esposizione prolungata a ormoni come il cortisolo, l’epinefrina e la norepinefrina, e ad ormoni infiammatori che possono inficiare lo sviluppo del cervello. 

Chi ha potuto visitare le strutture che “ospitano” i bambini separati dai propri genitori ne è rimasto profondamente scioccato. Il reporter di MSNBC Jacob Soboroff è entrato nel Texas Walmart Housing Immigrant Children e ha poi raccontato la sua esperienza ai media nazionali. In estrema sintesi, “questi bambini sono a tutti gli effetti incarcerati”. E ha aggiunto: “Sembra di camminare in uno Walmart trasformato, essenzialmente, in una prigione per bambini”.

I’m a part of the first group of journalists to go into the shelter for detained child migrants in Brownsville Texas since the zero tolerance separation policy was announced. 1000+ boys here.

Going in right now.

More tonight w @chrislhayes on @allinwithchris @MSNBC. #inners pic.twitter.com/NeLlaDdSKv

— Jacob Soboroff (@jacobsoboroff) June 13, 2018

Testimonianze che non sembrano però in grado di fermare l’amministrazione Trump. Il procuratore generale degli Stati Uniti Jeff Session ha infatti difeso la politica trumpiana in un discorso in Indiana, sostenendo che l’avere figli non dà agli immigrati automatica immunità dalla giustizia. “Se attraversi il confine sudoccidentale, allora il Dipartimento dell’Homeland Security ti arresterà  e il Dipartimento di Giustizia ti perseguirà. Avere figli non ti dà l’immunità dall’arresto”, ha ricordato. “Ad ogni modo, noi non manderemo i bambini in prigione”, si è poi giustificato. Non solo: Session ha addirittura citato la Bibbia. Rispondendo a diverse critiche giunte da gruppi religiosi cristiani evangelici, l’Attorney General ha sottolineato: “Le persone che violano la legge degli Stati sono soggette alla giustizia. Citerei l’apostolo Paolo e la sua chiara e saggia indicazione in Romani, 13 di obbedire alla legge del governo perché Dio lo ha stabilito al fine di mantenere l’ordine”.

Quanto a Trump, il Presidente ha invece incolpato per la situazione “una legge voluta dai democratici”. In realtà, non esiste alcuna legge che prescrive in sé la separazione dei bambini dai loro genitori. L’impennata di casi di questo genere dipende piuttosto dall’applicazione stessa della politica di tolleranza zero di Trump e Session, che prescrive che chiunque attraversi illegalmente il confine venga perseguito, e che affida i bambini portati via dai genitori – conseguenza di tale pratica – all’U.S. Health and Human Services Department.

Secondo quanto riferito dal portavoce della Sicurezza Nazionale Jonathan Hoffman, dal 19 aprile al 31 maggio, 1995 bambini che viaggiavano con 1940 adulti – loro genitori o tutori – sono stati separati da loro per via dell’applicazione di tale politica. I dati indicano peraltro che i casi di persecuzione del reato sono quasi raddoppiati, anche se restano ancora al di sotto del 100%. E a pagarne le spese, checché ne dicano Trump e Session, sono innanzitutto i più piccoli.

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Giulia Pozzi

Giulia Pozzi

Classe 1989, lombarda, dopo la laurea magistrale in Filologia Moderna all'Università Cattolica di Milano si è specializzata alla Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e ha conseguito un master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Ha lavorato come giornalista a Roma occupandosi di politica e affari esteri. Per la Voce di New York, è stata corrispondente dalle Nazioni Unite a New York. Collabora anche con "7-Corriere della Sera", "L'Espresso", "Linkiesta.it". Considera la grande letteratura di ogni tempo il "rumore di fondo" di calviniana memoria, e la lente attraverso cui osservare la realtà.

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