Falcone e il suo formidabile metodo investigativo. “Follow the money”, diceva agli americani, ed è proprio con l’FBI che il giudice e l’allora direttore e amico, Louis Freeh, investigarono sulla grande inchiesta denominata “Pizza Connection”. L’indagine che nel 1987 accertò l’immenso traffico di cocaina tra gli Stati Uniti e l’Italia e quel fiume di denaro depositato in Svizzera portò all’arresto di 32 persone condannando a 45 anni di carcere il boss Gaetano Badalamenti. Il “metodo Falcone” ancora oggi rappresenta una pietra miliare per l’FBI, tanto che nel Giardino della Memoria della sede del Federal Bureau of Investigation, accanto al busto di Thomas Jefferson, terzo Presidente degli Stati Uniti, nel ventennale delle stragi, è stato eretto il busto in bronzo di Giovanni Falcone. A Quantico il Giudice rappresenta la figura più importante della Giustizia e dello Stato che con Paolo Borsellino e il pool antimafia di Antonino Caponnetto portò a termine il maxi-processo a Cosa Nostra. A giugno di quest’anno, la delegazione degli studenti di Pescara e Palermo – “Luca da Penne” e “Sperone-Pertini” – vincitori del concorso sulla legalità, premiati oggi nell’Aula Bunker da Maria Falcone, il Ministro Fedeli e il Presidente della Camera Roberto Fico, faranno visita all’FBI.
Per la Voce di New York l’intervista all’agente speciale dell’FBI John Brosnan, della Criminal Division for the New York Field Office, Section chief of the Violent Crimes Against Children Section of the Criminal Investigative Division.
Mr. Brosnan: cito una frase di Falcone: “Io non sono Robin Hood. Sono un semplice servitore dello Stato in un territorio ostile”.
“Penso che le sue parole siano state dette sinceramente. Lui era un uomo che voleva solo fare le cose giuste e per i giusti motivi. E’ stato uno dei primi a riconoscere la necessità di una cooperazione internazionale e per questo motivo c’è questo forte rapporto con gli italiani”.
Cosa è cambiato rispetto a quegli anni?
“Non è cambiato molto. Sono cambiate alcune persone e i nomi ma il rapporto è sempre continuato diventando sempre più forte negli anni. Infatti abbiamo incontrato la Polizia nazionale italiana per poter pianificare nel futuro”.
Il Metodo Falcone e il rapporto di collaborazione che aveva con l’FBI. Cosa ne pensa?
“Il Giudice Falcone parlò di un lavoro per future collaborazioni che durassero negli anni. Era realmente all’avanguardia, unitamente al nostro ex direttore Louis Freeh. Io sono cresciuto a New York leggendo della mafia italiana e questo è uno dei motivi per cui sono diventato un agente FBI. La nostra battaglia alla mafia italiana a New York continua giornalmente e credo che possiamo impegnarci fortemente per arrestarla, non fermarci e continuare la nostra battaglia per evitare che la mafia ritorni ai livelli di prima”.
Che cosa è cambiato dopo 26 anni?
“Perlopiù l’arrivo della tecnologia che ci ha aiutato nelle investigazioni ma ci ha anche imposto protocolli che dobbiamo affrontare; la tecnologia da la possibilità di comunicare meglio ma anche di organizzare crimini. Gli individui nel globo possono comunicare più facilmente rispetto a prima usando comunicazioni criptate per noi non facilmente rintracciabili. E’ la tecnologia il più grosso cambiamento”.