
Durante la Nona Edizione del Summit Mondiale sulle Donne, organizzato a New York dalla editrice Tina Brown, una sessione dell’interessante incontro e dibattito sulla condizione e il ruolo della donna nel mondo, è stata dedicata al movimento del #MeToo e alla diretta testimonianza di tre donne italiane. La tre giorni del Summit, in corso al Lincoln Center dal 12-14 Aprile, ha lo scopo di presentare dei modelli di donne le cui esperienze personali e professionali hanno raggiunto luce e fama internazionale. La lista delle partecipanti spazia da attrici a artiste, personaggi politici nazionali e internazionali (Hillary Clinton solo per nominarne una), a attiviste, pacifiste, e imprenditrici , le cui testimonianze attestano quanta strada sia stata fatta ma quanta ancora deve essere percorsa alla luce delle ancora attuali precarietà, discriminazioni, e ricatti che sono imposti nella società moderna, e che continuano a generare ineguaglianze, molestie e spesso violenze sulle donne.

In tal senso, il pannello moderato da Ronan Farrow, scrittore e giornalista per il New Yorker ( figlio d’arte di Mia Farrow) ha visto le testimonianze di Asia Argento , una delle prime accusatrici di Harvey Weinstein, l’ex produttore americano accusato da più di 50 tra attrici e modelle(Gwyneth Paltrow, Ashley Judd, Angelina Jolie, Rose McGowan, Annabella Sciorra, per citarne qualcuna) di molestie sessuali, la modella italiana Ambra Battilana Gutierrez, altra accusatrice di Weinstein ma anche di Silvio Berlusconi, e la ex Presidente della Camera Laura Boldrini.

Dalle parole di Asia Argento, in particolare, si evince come il trauma della violenza assuma le forme di una ferita che ancora duole, e che si sta lentamente rimarginando con il tempo ma che vuole essere portata alla luce costantemente perché , dice Asia “se smettiamo di parlarne, allora siamo finite e la verità deve essere esposta a qualunque costo”. Sostenitrice del movimento del #MeToo (movimento creato dall’ attivista americana Tarana Burke nel lontano 2006 a sostegno delle donne vittime di abusi, e diventato di interesse internazionale solo dopo le accuse mosse contro Weinstein e altre celebrità dello show-business), durante la sua testimonianza al summit, Asia ha ricordato che non reagire subito all’abuso ( qualunque esso sia) non è segno di debolezza ma piuttosto di una esperienza che trascende la mente umana e si resta come “paralizzati”. Una paura che non deve attanagliare la parola, quando dopo, se ne deve parlare e parlare a voce alta: se non “ ne continuiamo a discutere” allora si da’ ragione all’assalitore che ci vede “prede e noi diventiamo vittime solitarie”, specialmente quando all’assalitore si aggiungano anche le voci di coloro che , invece di sostenere e condividere, accusano e condannano la vittima. Da notare che quando Asia Argento denunciò il suo abuso da parte del produttore americano, molte furono le condanne e i commenti negativi da parte della stampa italiana a tal punto da spingerla quasi a lasciare il Bel Paese e Laura Boldrini, allora Presidente della Camera, fu una delle prime a convincere Asia a credere nella sua lotta e a perseverare restando in Italia.

Alla lezione di Asia, si è aggiunta la riflessione della modella Ambra Battilana Gutierrez che, insieme a Laura Boldrini, ha ricordato come all’onta della molestia e degli abusi per se’, si devono fare i conti anche con quella parte della comunità che resta a guardare incredula e si mostra incapace di prendere una posizione definitiva. In breve, rompere il silenzio, denunciare abusi e soprusi nel campo del lavoro e del privato, mostrare solidarietà e concreto sostegno sono le lezioni del #MeToo e di donne forti come Asia, Ambra, Laura , perché come dice Asia “il miglioramento del genero umano nasce proprio dal miglioramento della condizione femminile”.
Parole sagge ma, per alcuni, difficili da registrare. Infatti, trovo offensivo che, spesso, la comune opinione ad una violenza subita da una donna è che essa sia il risultato di una qualche mossa che la vittima stessa ha fatto: la gonna troppo corta, il trucco troppo acceso, la volgarità dei suoi movimenti, il fatto di essere ubriaca o meno, in breve di essersi “cercato” l’abuso. #Metoo, #Anche io, dovrebbe essere l’inno a cambiare una cultura che colpevolizza la donna a prescindere e solidificare, invece, una visione del genere femminile che vada sostenuto e creduto, a prescindere e come dice Asia “contro il patriarcato[ e una cultura decadente] occorre dare più potere alle donne e alle ragazze nei media e nella comunicazione”; questa è la chiave del futuro. Speriamo che le donne, per prime, imparino a crederci!