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La mafia e il piccolo Di Matteo

Vent'anni fa Giovanni Brusca, lo "scannacristiani", ordinò la morte di Giuseppe Di Matteo

Valter VecelliobyValter Vecellio
mafia-giuseppe-di-matteo

Giuseppe Di Matteo

Time: 2 mins read

Sequestrato, strangolato, il corpo sciolto nell’acido. Atroce, la storia di Giuseppe Di Matteo, 12 anni, il bambino palermitano che “amava i cavalli”. Giuseppe paga la colpa di essere il figlio di un mafioso che collabora con la giustizia.

E’ la sera dell’11 gennaio 1996 quando Giovanni Brusca, il mafioso che ha sulla coscienza Giovanni Falcone e Rocco Chinnici, che nel suo ambiente chiamano “il porco”, u verru, ma anche, per la sua ferocia, scannacristiani,  apprende di essere stato condannato all’ergastolo. Reagisce ordinando l’omicidio del ragazzino, rapito tre anni prima, e tenuto legato a una catena, e ridotto ormai ad una larva.

Giovanni Brusca, lo "scannacristiani"
Giovanni Brusca, lo “scannacristiani”

Giuseppe viene rapito il 23 novembre 1993: tre o quattro mafiosi travestiti da agenti della Dia lo rapiscono da un maneggio di Villabate, facendogli credere che lo porteranno dal padre. Il calvario comincia così. I rapitori recapitano un biglietto, “tappaci la bocca”: chiaro messaggio per il padre Santino, che sta rivelando, per salvarsi, i segreti delle stragi mafiose. Santino continua a parlare, e i mafiosi sono condannati; Giuseppe viene ucciso per vendetta.

Con questo delitto, si è detto, la mafia viola una delle sue leggi non scritte: che non si toccano le donne e i bambini. Un falso clamoroso, quella legge non c’è mai stata. Tante sono le donne e i bambini uccisi dalle cosche mafiose e criminali; e per fare qualche esempio: Giuseppe Letizia, il pastorello testimone del delitto del sindacalista Placido Rizzotto, ucciso nel 1948 da Luciano Liggio; e poi Paolino Riccobono, ucciso nel gennaio del 1961 a Palermo, vittima di una faida da due cosche avversarie; e ancora: Annalisa Durante, Valentina Terracciano, Domenico Gabriele, Nicola Campolongo, tre anni, il cui corpo viene bruciato assieme a quello del nonno; e altri casi si potrebbero citare, che tante volte i bambini sono stati vittime innocenti di vendette e faide.

Le mafie hanno sempre ucciso quando lo ritenevano necessario per i loro interessi e si vedevano minacciate, senza preoccuparsi dell’età e del sesso della vittima. Come vent’anni fa è accaduto per Giuseppe Di Matteo, 12 anni, colpevole di essere figlio di un pentito, strangolato e sciolto nell’acido dopo 779 giorni di prigionia e agonia.

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Valter Vecellio

Valter Vecellio

Nato a Tripoli di Libia, di cui ho vago ricordo e nessun rimpianto, da sempre ho voluto cercare storie e sono stato fortunato: da quarant'anni mi pagano per incontrare persone, ascoltarle, raccontare quello che vedo e imparo. Doppiamente fortunato: in Rai (sono vice-caporedattore Tg2) e sui giornali, ho sempre detto e scritto quello che volevo dire e scrivere. Di molte cose sono orgoglioso: l'amicizia con Leonardo Sciascia, l'esser radicale da quando avevo i calzoni corti e aver qualche merito nella conquista di molti diritti civili; di amare il cinema al punto da sorbirmi indigeribili "polpettoni"; delle mie collezioni di fumetti; di aver diretto il settimanale satirico Il Male e per questo esser finito in galera... Avrò scritto diecimila articoli, una decina di libri, un migliaio di servizi TV. Non ne rinnego nessuno e ancora non mi sono stancato. Ve l'ho detto: sono fortunato.

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