Il problema c’è e non lo si può negare. Se n’è avuta conferma (qualora ve ne fosse stato bisogno) nei giorni scorsi, teatro del misfatto un paese del Ferrarese, Renazzo di Cento. Le vittime: due donne, suocera e nuora, due persone inermi, sole nell’abitazione nella quale si sono introdotti due uomini, uno di ventisei, l’altro di ventun anni. Scopo degli individui, rubare tutto quel che c’era da poter rubare e difatti i due criminali si sono presto impossessati del denaro custodito dalle poverette: trecento euro, somma forse cospicua per le sventurate, somma con la quale andare avanti, chissà, per un paio di settimane, magari anche di più.
Suocera e nuora sono state picchiate, picchiate con estrema violenza, a lungo; ridotte in condizioni spaventose: al momento in cui scriviamo, Cloe Govoni, di 84 anni, e la nuora, Maria Humeniuc, 53 anni, di nazionalità romena, versano in ospedale in condizioni gravi e la donna più anziana sarebbe in pericolo di vita per via delle bastonate, pugni, dei calci dai quali è stata investita con lucida perfidia dai due criminali arrestati poco più tardi dai Carabinieri mentre cercavano di dileguarsi.
Eccome se c’è il problema: esso è rappresentato dalle torme di individui che giungono da Paesi assai lontani, ma non tanto in senso geografico quanto in senso storico, antropologico, sociale. Giungono da mondi un tempo rivelatisi impermeabili agli esempi, agli insegnamenti posti dalla civiltà greco-romana; impermeabili anche genti che vennero a stretto contatto coi Romani.
I due arrestati, e sospettati d’avere infierito sulle due donne, sono di nazionalità romena, come una delle donne picchiate. Ma avrebbero potuto essere anche italiani, magari ragazzi dalla faccia d’angelo, perfino ben vestiti e annoiati, annoiati a morte – a oltre mezzo secolo dall’uscita del fortunatissimo ed eloquente romanzo La noia, di Alberto Moravia. Le cronache di questi ultimi vent’anni presentano casi innumerevoli di omicidi, aggressioni, furti, rapine commesse da ragazzi “perbene”, soprattutto lombardi, veneti, emiliani; e questo detto per dovere giornalistico, non certo per ostilità nei confronti dei settentrionali.
Ma le cronache di questi ultimi vent’anni, uno più uno meno, appaiono anch’esse dense di gravi, gravissimi reati compiuti da nordafricani e da cittadini di Paesi un tempo Paesi del Patto di Varsavia e di altri comunque fondati sul verbo marxista. Certo che il problema c’è… Ed esso costituisce ormai uno stato di cose talmente incancrenito, talmente diffuso, contro il quale non si manifesta nessuna volontà politica; anche perché, in base a un assai distorto senso della democrazia e della fratellanza fra i popoli, in Italia si apre le porte a chiunque, s’abbraccia chiunque, si fanno ponti d’oro a chiunque.
L’amara realtà è che lo Stato Italiano non conosce – nemmeno approssimativamente – il numero di cittadini stranieri presenti sul nostro territorio nazionale. L’amara realtà è che lo Stato italiano non ha, come dovrebbe invece avere, il controllo della situazione. L’amara realtà è che in Italia, nei circoli, nelle assemblee, negli organismi insomma che contano, si ritiene che oggigiorno tutto sia “inevitabile”. “Inevitabile” l’afflusso, massiccio, e in costante aumento, di assassini, ladri, scassinatori, parassiti, stupratori, sfruttatori della prostituzione, spacciatori (insieme a italiani, certo!) di droga, e poi ricettatori, truffatori, borseggiatori.
“Inevitabile” la creazione di zone ‘franche’ – nel Mezzogiorno come nell’Italia Centrale e nel Settentrione – nelle quali le violazioni alla Legge sono pratica quotidiana e nelle quali non vengono osservate nemmeno le più elementari norme igieniche. Zone franche in cui gli abusi sessuali e morali di minori sono all’ordine del giorno, come lo sono le “scuole della delinquenza” locali. Sacche in cui, sissignori, una sola cosa conta: delinquere, appunto.
“Inevitabile” la ‘desertificazione’ di interi quartieri di nostre città a opera di consorterie straniere le quali (se ne è già parlato diffusamente su queste colonne, ma repetita iuvant) per mezzo d’una concorrenza tanto sleale da poter essere definita criminale, hanno provocato, e provocano, il fallimento di antichi negozi, di vecchi esercizi, il quartiere romano dell’Esquilino docet. Hanno provocato, e provocano, il dissesto di non si sa quante famiglie, e tutto questo nell’indifferenza del Sistema, di questo Sistema Italia che nulla sa insegnare, nulla – secondo noi – sa creare.
“Inevitabile”, appunto, l’elefantiasi dell’immigrazione, in gran parte clandestina. E’ soprattutto su questo versante, su questo “saliente”, che l’Italia risulta inerme, risulta impotente poiché far fronte a un’emergenza che ormai non viene neanche più chiamata emergenza, è troppo faticoso, troppo arduo; e, magari, “non democratico”…
Italia… Italia ancora una volta terra di conquista. Vi trova spazi ampi e comodi chiunque vi faccia irruzione con pratiche criminali, con desideri malsani; con la volontà d’imporre i propri usi, i propri costumi, le proprie “leggi” che sono quelle del più “forte”, del più “bravo”, del più “intraprendente”.
Qui a Roma c’imbattiamo ogni giorno in schiere di “conquistatori” il cui modo di fare è spavaldo; l’aria proterva, tracotante, il timbro di voce minaccioso, insolente.
Ma ai “piani alti” di questo Paese, ciò non importa. Non ha rilevanza.