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May 7, 2015
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Palermo, dopo Zamparini arriva l’Unesco (ma solo per gli arabo-normanni)

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 5 mins read

Roboanti comunicati annunciano che per Palermo, Monreale e Cefalù si avvicina sempre di più quello che alcuni osservatori considerano un grande traguardo: l’iscrizione di questi siti culturali nella World Heritage List. Insomma, per dirla in breve, diventeranno patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Da qui una domanda: fino ad oggi le Cattedrali di Palermo, Monreale e Cefalù e gli altri “complessi monumentali arabo-normanni” che cosa sono stati? Patrimonio dei pochi? Non sono forse stati meta di milioni di turisti? Insomma, c’era proprio bisogno del ‘timbro’ dell’Icomos e dell’Unesco per prendere atto che si tratta di testimonianze culturali uniche?

Bisogna ricorrere a grandi ‘intellettuali’ per provare a comprendere la ‘grandezza’ del pronunciamento dell’Icoms che, bontà sua, apre la strada all’Unesco. Volano i paroloni quali “sincretismo”, “convivenza”, “interazione” e, addirittura, “interscambio tra culture eterogenee”. Ragazzi, volete mettere? Qui, per misurare l’importanza metastorica di quello che potrebbe succedere si dovranno richiamare in città i veri laureati che da anni emigrano, alla ricerca di quello che a Palermo scientificamente non c’è: il lavoro qualificato.

Gli ‘intellettuali aggiungono che a questo pronunciamento si è arrivati dopo “un  lungo e complesso iter per la valutazione della candidatura che, dopo la presentazione della proposta nel 2014, ha compreso fasi interlocutorie con gli organismi internazionali ed ispezioni sul campo da parte di esperti di fama mondiale”. Attenzione: di “fama” e non di fame. La prima arriva dall’Unesco (o quasi), la seconda l’abbiamo qui in Sicilia a prescindere, per dirla con il grande Totò.  Soprattutto a Palermo. Fame, miseria e sfascio totale della città. E’ probabile che i palermitani, una volta appresa la notizia dell’imminente iscrizione della Cattedrale e di altre testimonianze arabo-normanne nella World Heritage List inizino a fare festa con due mesi di anticipo su Santa Rosalia. Magari con una ‘botta’ di stigghiole e di panini con la milza da ‘Ninu ‘u ballerino (negozio in Corso Camillo Finocchiaro Aprile, automobili in seconda e terza fila con la garanzia che mai e poi mai un vigile urbano vi appiopperà una contravvenzione).

Tutti sono pronti a scommettere che dal 28 giugno all'8 luglio di quest’anno i panormiti chiederanno la diretta televisiva con Bonn, per non perdere nemmeno una battuta dell’assegnazione del 51esimo sito Unesco all’Italia. Appuntamento ‘imperdibile’. Meglio di una partita del Palermo di Zamparini che, a parte la serie A, non ha mai vinto niente. Non si esclude, nell’attesa escatologica, un digiuno penitenziale e, forse, il cilicio per i tipi più spirituali.

Possiamo testimoniare che migliaia di palermitani senza casa che avevano occupato edifici della Curia arcivescovile della città e che sono stati messi alla porta dal Cardinale Arcivescovo e dai suoi ‘giannizzeri’, aspettano da anni il pronunciamento dell’Unesco (ci raccomandiamo con voi, per favore: non lo fate sapere a Papa Francesco, perché se viene a sapere che i prelati di Palermo hanno sbattuto fuori i poveracci da complessi di Santa Madre Chiesa panormita in buona parte disabitati ci rimane male!). Idem con patate (con la fame che c’è in giro la patata conta assai) i tantissimi poveri, vecchi e nuovi, che ogni giorno affollano le mense sociali e i banchi alimentari: migliaia di persone che non fanno altro che parlare della Cattedrale della città candidata alla World Heritage List…

Non vi abbiamo detto, poi, di quanto sono interessati all’Unesco gli automobilisti di Palermo che, oltre a ‘godersi’ tutte le strade cittadine scassate, debbono inventarsi la vita: perché tra i lavori di tre demenziali linee di tram, la chiusura dell’anello ferroviario, pedonalizzazioni ordinarie e ‘volanti’, le interruzioni che spuntano ogni giorno e i continui cambiamenti dei sensi unici, ogni mattina non sanno se arriveranno a destinazione e se riusciranno a tornare a casa.

Insomma, lo possiamo dire: in queste ore tutti gli automobilisti palermitani imbottigliati nel traffico e massacrati dalle contravvenzioni dei vigili urbani (le contravvenzioni, a Palermo, sono ormai una componente essenziale delle entrate comunali: un po’ come le sanatorie edilizie dei governi democristiani anni ‘80) si chiedono: ma quand’è che ci delizieranno con la nostra Cattedrale inserita nel ‘listone’ dell’Unesco? Anche i giardinieri comunali – che a Palermo sono un esercito, più di quelli di Parigi – sono in fremente attesa: hanno fatto sapere che, in segno di giubilo, potrebbero persino ripulire, solo per una volta, i giardini pubblici della città: evento che riporterebbe i giardinieri panormiti agli anni del vicerè Caracciolo…

Non vanno dimenticati i disoccupati, che a Palermo sono tanti, soprattutto tra i giovani. Per loro, che restando in città, con i tempi che corrono, non troveranno lavoro, sapere che il percorso arabo-normanno sta diventando realtà potrebbe risultare deprimente, no, abbiamo sbagliato, dirimente…

Ma i più contenti di tutti saranno i dipendenti di Palazzo Reale di Palermo, sede del Parlamento siciliano. Con l’arrivo dell’Unesco è stato disposto che la grande piazza antistante l’Assemblea regionale siciliana non sarà più un parcheggio. Il tutto è stato deciso senza dare un’alternativa ai dipendenti del Parlamento, che non potranno nemmeno attaccarsi al tram perché sarà in costruzione per i prossimi vent’anni. Dipendenti che, ogni mattina, dovranno inventarsi – anche loro – un parcheggio, ingaggiando una probabile guerra con i vigili urbani pronti con le contravvenzioni…

Alla felicità dei palermitani si somma la felicità degli abitanti di Monreale. Da quelle parti è fallito l’Ato rifiuti. ‘A munnizza (l’immondizia per i non siciliani) lì è un po’ ieratica, come il Cristo Pantocratore della cattedrale. E anche un po’ raminga. Anche per Monreale, insomma, l’attesa è tanta, quasi risolutiva. Magari è la volta buona per la funivia…

Anche a Cefalù sono in fermento. Nella ridente cittadina un po’ massonica (forse più di un po’, come ebbe a dire negli anni passati l’allora Arcivescovo, monsignor Emanuele Catarinicchia, subito trasferito tra i gamberoni e le triglie di Mazara del Vallo), per risparmiare, stanno tagliano il Punto nascite dell’ospedale (tra qualche anno la politica potrebbe eliminare pure l’ospedale). Un invito dei governi nazionale e regionale fare sesso per diletto, senza troppo impegno. Se poi qualcuno insiste, beh, andrà a partorire a Palermo. Sembra che la novità non piaccia ai cefaludesi. Ma se arriverà l’Unesco sono disposti a dimenticare tutto…

Del resto, l’Unesco, in Sicilia, gode di questo potere. Obnubila. Fa dimenticare le amarezze e le follie. Ne sanno qualcosa ad Agrigento: la Valle dei Templi fa parte dei siti Unesco. Ebbene, nonostante ciò – o forse proprio per questo – accanto ai Templi dovrebbe vedere la luce un bel rigassificatore che potrebbe rientrate nella ‘protezione’ già assegnata a Giunone (Tempio) e alla Concordia (altro Tempio). Insomma, con il timbro Unesco, in Sicilia, si può fare di tutto e di più…

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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