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Politica USA: il Partito Repubblicano scopre Robin Hood

Marcello CristobyMarcello Cristo
Jeb Bush é stato tra i primi possibili candidati repubblicani alla Casa Bianca a parlare di disparità sociali

Jeb Bush é stato tra i primi possibili candidati repubblicani alla Casa Bianca a parlare di disparità sociali

Time: 6 mins read

 

Alla fine del 2008, subito dopo le elezioni politiche che hanno sancito l'ascesa di Barack Obama alla Casa Bianca, il leader conservatore Frank Luntz riunì in un ristorante di Washington un gruppo di influenti membri del Partito Repubblicano assieme ai quali elaborò la strategia che avrebbe segnato, per gli anni a venire, le relazioni tra il GOP e il neo-presidente. Durante quel meeting, descritto dal libro di Robert Draper “Don't ask what good we do”, fu stabilito che la strategia che i repubblicani avrebbero adottato per il resto della presidenza Obama, sarebbe stata quella di montare un'opposizione completa ed intransigente per vanificare ogni sforzo legislativo avanzato dalla Casa Bianca e assicurare, quanto più possibile, il fallimento dell'amministrazione in carica. Questa tattica si basava sulla scommessa che, di fronte a questa paralisi governativa e alla conseguente improduttività del Congresso, l'opinione pubblica americana avrebbe finito col dare la colpa al presidente in carica e al suo partito piuttosto che ai repubblicani responsabili dell'impasse.

Un'idea che, per lo più, ha funzionato e le elezioni di medio-termine dello scorso novembre ne hanno rappresentato il momento culminante con la riconquista, da parte del GOP, del controllo di entrambe le Camere.

L'ostruzionismo ad oltranza del contingente repubblicano non si é limitato solo alle iniziative di legge portate avanti dalla Casa Bianca ma si é esteso anche alle nomine di giudici e dei responsabili delle agenzie federali basti pensare al fatto che l'autunno scorso, quando l'America si é trovata di fronte alla "pseudo-emergenza" Ebola, la poltrona del Ministro della Sanità era vuota proprio a causa dell'opposizione repubblicana alla nomina.

La cortina di ferro innalzata dai conservatori nei confronti del presidente tuttavia non si é espressa solo in termini di opposizione legislativa ma é stata anche e soprattuto mediatica.

Dalla riforma della Sanità alla condotta delle figlie Sasha e Malia fino al recentissimo attacco dell'ex sindaco di New York Rudy Giuliani che ha accusato il presidente Obama di "non amare l'America", la Destra americana ha riservato ad Obama un vero e proprio sbarramento di critiche, stroncature e attacchi di ogni genere ma con un'enfasi particolare sulla difficile congiuntura economica che il presidente ha ereditato al momento della sua elezione e che, come spesso accade per le crisi dovute ad un eccesso di credito, ha fatto sentire i propri effetti nel lungo periodo fornendo così ai repubblicani munizioni per mettere in cattiva luce l'amministrazione per la maggior parte degli ultimi sei anni.

Quella di mettere in risalto ad ogni occasione le difficoltà della ripresa ha costituito un punto centrale nella guerra mediatica portata avanti dal GOP perché quello della prosperità economica é, tradizionalmente, il fattore che influisce maggiormente sull'indice di gradimento dell'opinione pubblica nei confronti dei leader politici e sulle intenzioni di voto dell'elettorato.

Ma il nuovo positivo rapporto sullo stato dell'economia nazionale pubblicato agli inizi di febbraio e che mostra una situazione economica in netto miglioramento su tutti i fronti, ha costretto i circoli conservatori a rivedere la loro strategia.

Poco dopo il suo insediamento alla Casa Bianca e, coerentemente con la tattica di ostruzionismo ad oltranza elaborata da Luntz, i repubblicani hanno iniziato a criticare il presidente per le difficoltà economiche nelle quali l'America continuava a dibattersi durante i primi tempi della sua amministrazione ma il successo del loro messaggio, in quel periodo, é stato limitato perché era ancora evidente (persino per l'elettorato americano) che la crisi era un prodotto di epoca Bush.

Successivamente, quando é apparso chiaro che, per quanto incerta, una ripresa era comunque in corso, i conservatori hanno tentato di impostare le loro critiche enfatizzandone la lentezza ("Jobless recovery").

Quando poi le statistiche sul tasso di disoccupazione mostravano numeri in continuo miglioramento la Destra ha ribattuto sostenendo che il motivo era dovuto al fatto che un numero crescente di persone avevano rinunciato del tutto a trovare impiego ed avevano abbandonato completamente la forza-lavoro.

Il recente rapporto economico relativo ai dati di gennaio tuttavia li ha privati anche di quest'ultimo argomento mostrando che, in aggiunta ad aver quasi dimezzato la disoccupazione dal 2009 ad oggi le politiche del governo hanno anche facilitato il rientro di ben 703,000 persone nei ranghi della manodopera attiva, ha accresciuto il valore del Prodotto Interno Lordo e ha diminuito di quasi due terzi il rapporto tra deficit di bilancio e PIL.

Per quanto le stroncature e l'ostruzionismo abbiano dato dei risultati, il fatto che essi abbiano costituito la strategia principale per il Partito Repubblicano rappresenta ora un problema perché questa enfasi sul sabotaggio dell'opera altrui al quale la Destra si é dedicata negli ultimi sei anni, ha lasciato un arsenale politico-ideologico sconfortantemente vuoto in termini di formulazioni propositive di governo.

In relazione alla congiuntura economica in particolare, i repubblicani si trovano in una situazione imbarazzante perché la positività degli ultimi dati li ha privati di ogni argomento residuo per mettere in cattiva luce l'operato del governo, una circostanza questa preoccupante in relazione al messaggio da sviluppare in vista delle elezioni presidenziali del 2016. A questo proposito Kevin Hassett, già consulente economico di John McCain e Mitt Romney, ha recentemente messo in guardia i suoi compagni di partito affermando che: "Quando Hillary Clinton sarà nel pieno della sua campagna elettorale non dovrà far altro che dichiarare che 'per ben due volte, i repubblicani ci hanno lasciato in eredità una situazione economica disastrosa e, per due volte, noi (democratici NdR) abbiamo dovuto riparare le cose'".

Il movimento conservatore si trova quindi nella difficile posizione di dover ricalibrare il suo messaggio in una maniera che tenga conto delle notizie che provengono dal fronte economico. Notizie che sono positive per il paese ma non per la strategia politica della Destra.

Questa necessità di trovare necessariamente qualcosa di negativo da mettere in risalto ha portato ora il GOP nella paradossale situazione di fare propria una battaglia che é tradizionalmente della sinistra: quella sulle disparità sociali e sulla disuguaglianza economica perché, a questo punto, l'unica nota stonata nel rapporto economico di febbraio consiste proprio nel fatto che, per quanto la crescita sia solida e prolungata, la maggior parte dei proventi continua a concentrarsi nelle mani di un'esigua minoranza della popolazione lasciando al palo la maggioranza.

Con questi dati alla mano, quindi i repubblicani hanno pensato bene di presentare il problema all'opinione pubblica in termini di "disuguaglianza sociale che si é accresciuta nei sei anni dell'amministrazione Obama" anche se recenti dati economici pubblicati dal New York Times smentiscono persino questa teoria.

Per chi non viva in America é difficile capire l'assurdità di una posizione del genere da parte del GOP le cui politiche ormai ne hanno cristallizzato l'identità come "il partito dei ricchi" e la cui storia recente é punteggiata da iniziative politiche tese chiaramente a salvaguardare gli interessi della minoranza agiata del paese e della grande impresa. Per i repubblicani, parlare di disparità sociale come di un problema esacerbato dai democratici é paragonabile ad un ladro che si lamenti per lo sciopero della polizia. 

E tuttavia, questo stratagemma é coerente con la tattica utilizzata finora di affibbiare al presidente la responsabilità di ogni problema immaginabile. Un espediente che adesso i conservatori stanno cercando di realizzare individuando un trend (quello della crescita della disuguaglianza economica) che si trascina ormai da 35 anni ed isolandolo come se fosse il prodotto degli ultimi sei anni. E come se un fumatore accanito che é andato avanti per decenni al ritmo di un pacchetto di sigarette al giorno, si ammalasse di cancro al polmone e finisse col dare la colpa al suo medico se la disperata operazione tentata per salvargli al vita non riesce.

 

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Marcello Cristo

Marcello Cristo

Sono nato e cresciuto a Napoli dove, nella tradizione magno-greca della mia città, mi sono laureato in Filosofia. Vivo negli Stati Uniti con la mia famiglia da oltre vent'anni facendo la spola tra New York e la California. Dall’America, ho iniziato a collaborare con pubblicazioni italiane come Il Giornale di Indro Montanelli e La Gazzetta dello Sport di Candido Cannavò e poi con il quotidiano in lingua italiana degli Stati Uniti America Oggi per il quale ho lavorato come editor, opinionista e corrispondente dalla California. Nei ritagli di tempo, sto tentando disperatamente di insegnare ai miei figli il napoletano.

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