Sembra che l’Italia non aspettasse altro per dividersi in due un’altra volta e dare fuoco alle polveri. Questa volta il motivo del contendere è il rilascio di Greta e Vanessa, due ragazze italiane rapite in Siria da gruppi vicini ad Al Qaeda circa sei mesi fa.
Non c’è stata neanche qualche ora di tregua, di unità nazionale davanti alla buona notizia del governo italiano che per l’ennesima volta non ha lasciato nelle mani dei rapitori i propri concittadini. E’ bastato un tweet di un non meglio specificato utente siriano per dare per certa la notizia del pagamento di un riscatto di 12 milioni di dollari. Subito è scattata la rabbia più bassa, quella dettata dalla ‘pancia’ del popolo di internet, subito cavalcata (ca va sans dire) da Salvini & co. I social media, anche questa volta, hanno dato sfogo a notizie false, non verificate, battute violente e sessiste, come se le due ragazze in questione dovessero essere state lasciate nelle mani dei rapitori. Il senatore Maurizio Gasparri ha anche ritwittato un link palesemente falso secondo il quale le ragazze avrebbero fatto ‘sesso consenziente con i guerriglieri’. E’ chiaro che negli ultimi giorni in Italia si è toccata uno dei livelli più bassi. Ma la domanda vera, quella che ancora non ha risposta è: che cosa sono andate a fare Greta e Vanessa in Siria?
Navigando un po’ su internet si scopre che le due ragazze da sempre sono sostenitrici dei ribelli siriani e avrebbero messo in piedi una non meglio specificata associazione con un altro signore molto più grande di loro, di professione fabbro, con nel passato qualche esperienza a Gaza e in Kosovo. Quello che fa molto riflettere sono le intercettazioni uscite sul Fatto quotidiano pochi giorni fa secondo le quali le due ragazze dicevano chiaramente ad alcuni contatti siriani che il loro aiuto era per la ‘rivoluzione’. Fanno anche discutere le foto pubblicate dal Giornale in cui si vedono i kit medici che Greta e Vanessa portavano in Siria: dai colori mimetici sembrano molto i kit di primo soccorso in dotazione a eserciti e guerriglieri.
Posto che una volta l’Italia avrebbe potuto gioire, tutta insieme, di una operazione di intelligence ben riuscita, forse sarebbe bene che le due ragazze in questione chiarissero, quanto meno con gli inquirenti che stanno indagando sul rapimento, che cosa è successo e perché avevano questi rapporti diretti con brigate di ribelli filo qaedisti. Per carità, i feriti in guerra non hanno colore, ma la neutralità dell’azione umanitaria è ben altra cosa.
Dalla Croce Rossa a Medici Senza Frontiere, fino alle tante Organizzazioni non governative, si cerca sempre e comunque di avere colori distintivi ben lontani dai colori delle forze armate. Come si dovrebbe forse prima di tutto guardare alla popolazione civile senza alcuna distinzione ideologica. Da qui si potrebbe aprire un grande dibattito, dove anche organizzazioni ben più famose di quella di Greta e Vanessa potrebbero non essere d’accordo sull’aiuto “senza distinzioni”, come forse Emergency.
Ma il dato oggettivo è che questa storia sta rovinando la bella immagine delle Ong italiane, delle associazioni di volontariato, di quelli che preparati e organizzati vanno a rischiare la vita quotidianamente. E rischia di mettere anche un mirino addosso dei tanti operatori italiani in zone di guerra che oggi più che mai possono diventare merce di scambio. Ci sarebbe bisogno di chiarezza e forse bisognerebbe dire a Greta e Vanessa che gli sforzi umanitari sono sempre apprezzati, ma che devono essere frutto di studio, preparazione e soprattutto sicurezza, non solo di un grande cuore e di una grande voglia di fare.
Di quella parte di Italia che urla e sbraita contro di loro, contro il riscatto, contro il Governo, beh è inutile parlarne. Erano quelli che dicevano che Cucchi era un tossicodipendente e Sandri se l’era cercata. Questa gente dovrebbe ricominciare da umanità e rispetto, ma questo è tutto un altro (e lungo) discorso.