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L’ABC del Thanksgiving

Chiara ZaccherottibyChiara Zaccherotti
Thanksgiving: negli Usa il costo per la cena aumenta del 20%

Tacchino del Thanksgiving - ANSA

Time: 10 mins read

Quanto e cosa è stato scritto sul Thanksgiving? Troppo e di tutto: da cosa si mangia, perché si mangia, come si mangia, dove si mangia e con chi si mangia, il giorno del ringraziamento ormai per americani e non non ha più segreti. E del resto non poteva essere altrimenti, dato che la festa è una ricorrenza che si tramanda sul calendario da quasi 400 anni. L’origine ufficiale del Thanksgiving, infatti, la si fa risalire al 1621 (i dettagli li troverete più sotto); da lì le celebrazioni hanno preso una piega così irrefrenabile di tradizioni, contaminazioni, usanze ed evoluzioni che oggi la festività è una delle più famose al mondo.

Durante il Giorno del Ringraziamento succedono tante cose. Si ringrazia, prima di tutto, poi si cucina il tacchino, si sta in famiglia o con gli amici, si organizzano celebrazioni più o meno ufficiali, si sfrutta il week end lungo per una gita fuori porta o ci si dedica allo shopping sfrenato approfittando del periodo di supersconti che inizia proprio in concomitanza del quarto giovedì del mese di novembre.

Quello che vogliamo offrirvi, dunque, è uno spunto di lettura, un qualcosa di diverso da leggere rispetto a quanto, di taglio storico o culinario, viene proposto dalla miriade di articoli che proprio in questi giorni popolano il web (provate a cercare sui motori di ricerca “Thanksgiving” o “Ringraziamento” nella sezione notizie…). Ed eccovi qua, dalla A alla Z, una serie di indicazioni semiserie sul favoloso mondo del Thanksgiving. Nessuna ricetta promesso! Ah, occhio: nell’ABC del Thanksgiving oltre a voci puramente narrative, troverete anche utili indicazioni sugli eventi organizzati proprio in questi giorni. Preparatevi perché tra ringraziare, mangiare, fare festa, vedersi un film (magari a tema) e seguirsi gli eventi in giro per la città ci sarà un gran bel daffare.

A – Arte

Come tutti i grandi temi universali, anche il Thanksgiving ha ispirato vari artisti e lo troviamo raffigurato in vari dipinti, più o meno famosi, ma di sicuro la raffigurazione più significativa è quella che si attribuisce a Jean Leon Gerome Ferris, un pittore americano che nel suo The Pageant of a Nation, 78 quadri su altrettanti momenti significativi della storia americana, ha inserito anche il The First Thanksgiving, un olio su tela in cui vengono ritratti Pellegrini e Nativi riuniti intorno a un’unica mensa.

B – Bicycle Ride

Pedalare per poter mangiare di più a tavola. É questa la sfida lanciata dalla New York City Pilgrim Pedal Bicycle Ride, una bike parade rigorosamente in maschera (il tema è il Thanksgiving ovviamente) che si svolge la mattina del Giorno del Ringraziamento tra Manhattan, Brooklyn e il Queens, su un percorso lungo 10-12 miglia. Pagando una quota di $25 dollari, i partecipanti hanno diritto anche al breakfast stop di rifocillamento a base di caffè e pancake, un ottimo “antipasto” prima dell’abbuffata. Ognuno è invitato a riprendere la corsa con una telecamera. Per le maschere e gli allestimenti più originali (anche la due ruote può essere a sua volta addobbata e accessoriata, nei limiti della sicurezza della corsa, ci tengono a precisare gli organizzatori) ci sono in palio dei premi.

The First Thanksgiving, Jean Leon Gerome Ferris.

The First Thanksgiving, Jean Leon Gerome Ferris.

C – Celebrazioni

In tutte le città d’America nel giorno del Thanksgiving si svolgono parate con carri allegorici, così come a New York, dove ormai è diventata un appuntamento fisso la Macy’s Thanksgiving Parade (vedi la lettera M). Il Presidente degli Stati Uniti oltre a diffondere il suo consueto messaggio di augurio, è solito sedersi a tavola con i soldati. Ai comuni mortali, invece, piace “ringraziare” in famiglia o con gli amici più cari.

D – Dessert

Alla fine di una bella cena agli americani piace assai chiudere con il dolce, figuriamoci se non lo fanno proprio il giorno del Thanksgiving. Qua la varietà di torte si spreca, ma di sicuro la più gettonata e quella di zucca: immancabile dopo il tacchino e compagnia bella. Un altro classico è l’apple pie, seguita a ruota dalla pecan pie, mentre in Indiana la regina di fine pasto è la torta di cachi e in Florida, nella zona delle Keys, è molto diffusa la torta a base una varietà locale di lime (vedi tradizioni locali nelle varie aree degli USA alla lettera U).

E – Eating Tour

Chi il giorno dopo il pranzo (o la cena checchessia) del Thanksgiving sarà riuscito a digerire tutto e avrà ancora il coraggio di mangiare non rimarrà deluso. Dalle 11 della mattina di venerdì 28 novembre fino alle 2 della notte di sabato si può partecipare al Post Thanksgiving Multiethnic Eating Tour, un tour culinario alla scoperta di cibi e mercatini etnici dislocati tra il Lower East Side, Chinatown e la Little Italy. Il tour parte dall’angolo Sud-Ovest tra Delancey ed Essex Street e dura all’incirca un paio di ore; la quota di partecipazione, comprensiva di assaggi e stuzzichini vari, è di $25.

F – Film

Il Thanksgiving è stato abbondantemente citato sia in tv che sul grande schermo. Oltre a puntate tematiche nelle serie televisive statunitensi, il Giorno del Ringraziamento ha ispirato anche numerosi registi cinematografici. La sua prima apparizione documentata risale al 1949, con Il piccolo orfano di William Hanna e Joseph Barbera; tracce successive si trovano in Hannah e le sue sorelle, di Woody Allen (1986), La Famiglia Addams 2 (1993), A casa per le vacanze, di Jodie Foster (1995), Schegge di April, di Peter Hedges (2003) e The new world, di Terrence Malick (2006). Numerosi anche i cartoni animati a tema: da Pocahontas, a Winnie the Pooh – Seasons of Givings, fino a A Charlie Brown Thanksgiving.

G – Grazia Presidenziale: “Pardon!”

La grazia presidenziale è quella concessa a due tacchini per la parata su Main Street a Disneyland. C’è chi pensa che l’origine della tradizione vada fatta risalire a Truman, nel 1947, chi invece non ha dubbi su Kennedy, nel 1963, fatto sta che sono anni che puntualmente si svolge la National Thanksgiving Turkey Presentation, un vero e proprio “Pardon” simbolico che il presidente degli Stati Uniti in carica rivolge a tutta la specie dei tacchini. La cosa curiosa è che la cerimonia ha preso talmente tanto piede che dal 2003 è stato addirittura istituito un vero e proprio sondaggio presidenziale per chiedere ai cittadini di esprimersi sui nomi da dare ai due tacchini graziati. E qua la fantasia dei cittadini americani si è data al libero sfogo: Stars e Stripes, Biscuit e Gravy, Marshmellows e Yam, Flyer e Frier, May e Flower, Pumpkin e Pecan, Apple e Cider, Cobbler e Gobbler e altri ancora. Quest’anno la scelta è tra il maschio Mac e la femmina Cheese, nati entrambi il 7 luglio del 2014.

H – Holiday Markets

Prima, durante e dopo il week end del Thanksgiving iniziano a spuntare in vari angoli della città anche i mercatini di Natale, una vera attrazione non solo per i turisti. Tra addobbi, prodotti fatti a mano e angoli ristoro per resistere al freddo (la cioccolata calda va per la maggiore) negli Holiday Markets è possibile trovare delle buone occasioni o comunque godersi una piacevole passeggiata. Tra quelli già attivi (Artist & Fleas at Chelsea Market, 1 novembre-24 dicembre; Astoria Holiday Market, 16 novembre-21 dicembre, l’Union Square Holiday Market, 25 novembre-24 dicembre) e quelli di prossima apertura (Hester Street Holiday Fair,1-21 dicembre; Columbus Circle Holiday Market, 1-24 dicembre; Etsy Holiday Handmade Cavalcade, 13-14 dicembre), nel week end del Thanksgiving prenderanno il via il Grand Central Holiday Fair (25 novembre-24 dicembre), il Creeds Collective Holiday Pop-up (25 novembre-28 dicembre), il The Soho Holiday Collective (25 novembre-24 dicembre), il Bank of America Winter Village a Brian Park (25 novembre-4 gennaio), il Brooklyn pop-up Holiday Market (28 novembre-21 dicembre), l’Artist & Fleas Williamsburg Holiday Market (29 novembre-28 dicembre) e il Lik Flea & Food Holiday Market (29 novembre-21 dicembre).

I – Italian-American Thanksgiving

Come per tutte le etnie presenti e ormai integrate negli States, anche per gli italo-americani il Thanksgiving è una festa da onorare. Se la tendenza è quella di americanizzarsi e di festeggiare un Thanksgiving come dio comanda  , che tradotto significa chili e chili di tacchino oltre a un’altra infinità di cibo, figuriamoci se poi l’anima nostrana non viene fuori proponendo ancora cibo perché, si sa, c’è sempre qualcuno che potrebbe morire di fame… Si narra di gigantesche lasagne servite prima del tacchino o di cene aperte dal brodo di carne e cardo, entrambi piatti che in alcune regioni italiane sono tradizione del pranzo di Natale: un po’ di confusione tra le feste, nel segno di una sana contaminazione culturale.

La Macy’s Thanksgiving Parade.

L – Lavorare il giorno del Thanksgiving

Andate a nominare a un commesso il Giorno del Ringraziamento: vi si mangerà coi panni addosso! In questo week end dell’anno, proprio per via del Black Friday (vedi la lettera S), questa categoria di lavoratori è costretta a orari di lavoro straordinari. I negozi vanno allestiti ad hoc per l’ondata umana che li assalirà proprio in quella notte. In più, oltre agli extra e alla nottata forse tra le più stressanti dell’anno, non riescono a festeggiare in famiglia come tradizione comanda. Chissà se avranno davvero qualcosa da ringraziare… Le proteste organizzate proprio in questi giorni dai lavoratori, che chiedono un aumento dei salari e migliori condizioni di lavoro, si scatenano un po’ in tutti gli States. Di sicuro la più aspra è quella organizzata dai dipendenti della grande catena di negozi Walmart (tristemente nota per costringere i propri dipendenti a condizioni di lavoro al limite del disumano), arrivati addirittura a dirigere i clienti altrove per i loro acquisti.

M – Macy’s Thanksgiving Parade

Dopo 88 anni, la Macy’s Thanksgiving Parade   è ormai un rito e la celebrazione simbolo della città di New York. La storica parata viene considerata l’inizio ufficiale del periodo delle vacanze. A seguirla sono oltre 3 milioni e mezzo di persone, cui si aggiungono 50 milioni di spettatori sintonizzati da casa. Anche qui la fantasia dei partecipanti si concede liberi sfoghi.

N – Nativi

La storia la conosciamo e non è questa la sede per aprire delle polemiche. Ma dedicare una voce anche ai Nativi americani è doveroso. Ciò che fecero per i Padri Pellegrini arrivati dal vecchio continente fu grandioso: li aiutarono ad ambientarsi, a conoscere il territorio e a capire come muoversi per la coltivazione e l’allevamento. In quello che verrà dopo, ce lo racconta la storia, ci sono state molte sopraffazioni dei bianchi sugli indigeni, ma ciò che ci piace ricordare è che al primo Thanksgiving i Nativi americani sedettero alla stessa mensa dei Padri Pellegrini (proprio la scena che raffigura nel suo dipinto Jean Leon Gerome Ferris). Peraltro, loro, Dio lo ringraziavano ogni giorno.

O – Obama

Con ogni Thanksgiving, arriva puntuale anche la mention presidenziale: un augurio che il Presidente rivolge a tutti i cittadini americani. Questo il video-messaggio di Barack Obama dello scorso anno:

P – Padri Pellegrini

Sorvolando anche per questa voce le polemiche storiche (vedi la lettera N), è ai Padri Pellegrini che si attribuisce l’origine della tradizione del Thanksgiving. Arrivati sulle coste americane dall’Europa all’inizio del diciassettesimo secolo, dovettero fare i conti all’inizio con brutte carestie causate da territori, quelli dell’odierno Massachusetts, poco ospitali e un clima per niente favorevole alla coltivazione dei semi che si erano portati da casa. Poi il miracolo, grazie anche all’aiuto dei Nativi americani: un’abbondanza che non avevano mai visto. Da lì la decisione di organizzare una tre giorni di celebrazioni per ringraziare gli indigeni e festeggiare il primo fruttuoso raccolto in terra americana. La nave sulla quale viaggiarono dal Vecchio Continente si chiamava Mayflower, nome che ha anche ispirato quelli dei due tacchini graziati nel 2007 (May e Flower, vedi lettera G).

Q – Quote

Tutti voi Pellegrini, con le vostre mogli ed i vostri piccoli, radunatevi alla Casa delle Assemblee, sulla collina per ascoltare lì il pastore e rendere Grazie a Dio Onnipotente per tutte le sue benedizioni”.

(William Bradfrod, 1623: ordine emesso in qualità di Governatore della Colonia fondata dai Padri Pellegrini, a Plymouth).

R – Ringraziamento

Dal proclama di William Bradford nel 1623 a oggi, la tradizione di rendere grazie a Dio continua in molte forme. Molte chiese prevedono servizi di culto ad hoc pre, durante e post Giorno del ringraziamento, ma la tradizione ha anche la sua anima popolare: molte famiglie iniziano la cena del Thanksgiving con una preghiera e ognuno dei commensali esprime il motivo per cui è grato a Dio.

S – Shopping

Alla mezzanotte di giovedì sera (anche se alcuni negozi da qualche anno hanno cominciato ad anticipare l’orario di apertura al tardo pomeriggio, da cui le proteste dei lavoratori costretti a lasciare la tavola del Ringraziamento per andare ad affrontare le orde di consumisti incalliti: vedi lettera L) scatta l’ora X per lo shopping. Si chiama Black Friday ed è l’inizio di un periodo di supersconti che si protrae fino a Natale. A New York il Black Friday è una delle nottate tra le più particolari cui ci possa capitare di assistere. Una frenesia generale pervade gli abitanti della city: tutti sono in giro a caccia di occasioni o di beni di prima necessità che altrimenti non si potrebbero permettere. Addirittura c’è chi si dota di borse o trolley per essere più aggressivo negli acquisti. Di sicuro da non perdersela!

Tacchini

La carta d’identit├á dei due tacchini, Mac e Cheese, che verranno graziati quest’anno

T – Tacchino

Passano i secoli, si trasformano le tradizioni, ma è sempre lui la star incontrastata della festa: il tacchino. A parte i due graziati cui il Presidente chiede ufficialmente Pardon, per la cena del Thanksgiving solo negli Stati Uniti ne vengono abbattuti, e quindi consumati, ogni anno più di 40 milioni.

U – United States of America

Il classico menu di Thanksgiving, come d’altra parte il Thanksgiving stesso, nasce in New England ed è infatti a base di prodotti stagionali locali. Ma da un punto all’altro del paese, esistono diverse varianti alle tradizioni per il lauto pasto della festa più americana che ci sia. Sulle coste della Viriginia, per esempio, spesso il granchio, onnipresente sulle tavole locali, fa la sua comparsa come antipasto. Al sud il cron bread accompagna tutto il pasto. A Baltimora il crauto fa da contorno al tacchino che in Minnesota si farcisce con riso selvatico, mentre in New Mexico si aggiungono al ripieno i peperoncini piccanti.

V – Vini

Snobbato a lungo (gli USA, si sa, sono il regno dei cocktails), ormai anche il vino è diventato di moda sulle tavole degli americani e il giorno del Thanksgiving è di sicuro una buona occasione per rendere grazie anche a Bacco. Ma quali sono i vini che meglio si sposano con la pietanza principale del pasto, Sua Maestà il tacchino? La risposta non è univoca, it’s up to you. Si può scegliere un vino che ben accompagni le carni bianche (un rosso dry e full body, generalmente, ma anche un bianco dal corpo ben strutturato) oppure un vino che vada a soddisfare i palati dei vostri commensali (de gustibus…). Non c’è una regola, ma anche in questo caso se vi fate un giro sul web troverete un sacco di consigli utili per farvi un’idea.

Z – Zucca

Uno degli elementi che ruotano intorno al Thanksgiving è proprio la zucca. Presente già nel menù del primo Ringraziamento, poteva mancare, dopo quasi 400 anni di tradizione, sulla tavola di oggi? Compare, immancabile, a fine pasto nella tradizionale pumpkin pie, ma alcuni la usano anche come contorno, insieme al puree di patate. Gli italiani (vedi lettera I), invece, ne approfittano per dare un tocco tutto made in Italy al Ringraziamento, servendo tortelli di zucca prima del tacchino.

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Chiara Zaccherotti

Chiara Zaccherotti

Laurea in Scienze della Comunicazione e un master in Giornalismo Ambientale, ho iniziato a lavorare nella comunicazione integrata, occupandomi redazione, ufficio stampa e organizzazione di eventi. Redattrice dal 2006 per varie testate (Rinnovabili.it, Metro, La Repubblica) e giornalista pubblicista dal 2012, sempre più occupo di coordinamento editoriale e gestione web. Cambio cappelli con estrema facilità e sono un'irriducibile ottimista. Maremmana di nascita e di indole, ho vissuto e lavorato a New York per 4 anni, dove ho imparato che se una cosa la riesci a fare lì, allora la puoi fare ovunque.

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