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November 19, 2014
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La Sicilia di Crocetta con la sanità pubblica allo sbando

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 7 mins read

La civiltà di un popolo si misura anche – e forse soprattutto – dal sistema sanitario. Non a caso l’attuale presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si è battuto per riformare la sanità del proprio Paese. E non ha alcuna intenzione di tornare indietro. In Sicilia, invece, in questo delicato settore della vita pubblica, si sta tornando indietro. Così vuole l’Italia ormai legata a mani e piedi a un’Unione europea di massoni, banchieri e finanzieri senza scrupoli. E a questo ordine si è adeguato il Governo dell’Isola guidato da uno dei peggiori presidenti della Regione siciliana della storia dell’Autonomia siciliana, Rosario Crocetta. 

Come ricordiamo spesso ai lettori in America, la Sicilia, oltre che un’Isola, è una delle cinque Regioni italiane a Statuto speciale. In pratica, se lo Statuto autonomistico fosse stato applicato, oggi i siciliani vivrebbero in uno Stato simile agli Stati che ci sono in America. Invece lo Statuto, in oltre sessant’anni di Autonomia, è stato calpestato da un’Italia ormai alla deriva. Così la Sicilia non è altro che una colonia di un’Italia che è ormai, a propria volta, una colonia dell’Unione europea controllata dalla Germania. 

Va da sé che una Regione che è doppiamente colonia non può che avere una sanità pubblica pessima. Dal marasma si salvano solo i medici pubblici, gli infermieri e, in generale, il personale che opera negli ospedali pubblici. Non si salva, invece, la politica siciliana che negli ultimi sei anni ha massacrato gli ospedali pubblici. 

Tanto per citare un esempio che i lettori oltreoceano possono facilmente comprendere, i medici pubblici della Sicilia lavorano di più dei medici americani che lavorano negli ospedali e, in proporzione, guadagnano molto meno. Il tema, in realtà, riguarda tutti i dipendenti pubblici italiani che, da sei anni, hanno gli stipendi bloccati. Il primo a bloccare gli stipendi è stato il Governo Berlusconi nel 2008. Gli altri Governi – Monti, Letta e adesso Renzi – si sono adeguati. 

I medici degli ospedali pubblici, insomma, rientrano in quella categoria di dipendenti pubblici italiani che, grazie ai vincoli di una fallimentare, massonica e truffaldina Unione europea – e grazie a una gestione demenziale dell’euro – debbono lavorare con gli stipendi bassi. Insomma, da cittadini a sudditi dell’Unione europea.  

Questo blocco, in Sicilia, è beffardo. Perché negli ultimi cinque anni gli ospedali pubblici isolani hanno subito tagli incredibili e una riduzione del personale medico. Insomma, ospedali pubblici con sempre meno posti letto, con medici pubblici stressati dal lavoro e sempre più mal pagati, infermieri a propria volta caricati di lavoro. Tutto per risparmiare e fare contenta la signora Merkel e il suo rigore che serve soltanto a mortificare l’Italia per poterle derubare con più velocità gli asset ormai quasi tutti in vendita. E per potere impoverire imprese e famiglie. 

Ma il tema, oggi, è la sanità pubblica siciliana. Vi raccontiamo, per grandi linee, quello che succede negli ospedali pubblici siciliani sotto gli occhi di una politica criminale. Nei Pronto soccorsi i medici non sanno più come e dove ricoverare i malati perché i posti letto sono carenti. Così si sono inventati le “stanze di osservazione”: stanze dove i malati che arrivano nei Pronto soccorsi – con riferimento ai malati che non possono essere mandati a casa perché stanno veramente male – vengono assemblati fino a quando non si riprendono. O magari muoiono (soprattutto se sono anziani). Di fatto, sono ricoveri di serie B, che sostituiscono la mancanza di posti letto. Una vergogna. 

Di questa vergogna non sono responsabili i medici, gli infermieri e, in generale, il personale che, anzi, fanno l’impossibile per curare pazienti che andrebbero ricoverati nei reparti specialistici. La vergogna è rappresentata da una politica siciliana che, invece di mandare a quel paese il Governo nazionale e l’Unione europea che impongono queste scelte assurde per risparmiare, si genuflette a questo modo barbaro di gestire gli ospedali pubblici.

Naturalmente, a questo si aggiungono altri problemi: le strumentazioni che si sfasciano a ogni piè sospinto (è di qualche giorno fa la denuncia di due genitori di un ragazzo morto all’ospedale di Agrigento perché la Tac rotta ha impedito di effettuare una corretta diagnosi), i presidi sanitari che spesso sono carenti (soprattutto a fine anno). E le direttive che arrivano dalla politica: ricoverate sempre meno malati, mandate quanti più pazienti a casa e fottetevene se stanno male. L’importante è risparmiare. Soprattutto sigli anziani che se muoiono prima e si levano di mezzo è meglio, perché l’Italia ‘risparmia’. Un’altra vergogna dei cui non parla nessuno. 

Ora vi raccontiamo un paio di esempi di come in Sicilia è stata gestita e viene gestita la sanità pubblica. Quando nel 2010, nel 2011 e nel 2012 il Governo regionale, su mandato del Governo nazionale, chiudeva interi reparti lasciando medici, infermieri e cittadini con il culo a mollo, dicevano: stiamo istituendo la medicina nel territorio che eviterà la ressa negli ospedali. 

La manovra, volendo, era giusta: ospedali sempre più ‘leggeri’, con meno reparti, magari specializzati; e creazione, nel territorio, di piccoli punti sanitari – denominati Punti territoriali di emergenza e Punti territoriali di assistenza – che sarebbero diventati i riferimenti di tanti cittadini. 

Sulla carta, lo ripetiamo, l’operazione era giusta: si chiudevano i reparti degli ospedali grandi e medi e si aprivano Punti di assistenza sanitaria sparsi in tutta la Sicilia. Cos’è successo? Semplice: gli ospedali grandi e medi sono stati in buona parte ridotti all’osso, ma i Punti territoriali di emergenza e i Punti territoriali di assistenza sono rimasti in larga parte sulla carta, mentre quei pochi che sono stati costituiti funzionano male o non funzionano affatto. In pratica, la cosiddetta medicina del territorio è stata ed è una presa per i fondelli. 

Il risultato è una sanità pubblica allo sbando. Nessuno lo dice, ma ormai il dubbio è che negli ospedali pubblici si premino solo i medici che mandano a casa quanti più pazienti, a prescindere da fatto che stiano bene o male. Mentre i medici pubblici che cercano di fare bene il proprio mestiere, con scienza e coscienza, nell’interesse dei malati, vengono visti male, quasi come ostacoli a una sanità pubblica che non deve più curare, ma risparmiare nel nome del Governo Renzi e dell’Unione europea. Ennesima vergogna. 

A tenere in piedi un sistema che ormai fa acqua da tutte le parti, il Governo siciliano di Rosario Crocetta – un Governo al servizio non dei siciliani, ma del Governo Renzi – ha messo Lucia Borsellino, la figlia di Paolo Borsellino, il giudice assassinato non si capisce se dalla mafia o da ‘pezzi’ dello Stato (forse da entrambi, ammesso che ci sia differenza tra mafia e ‘pezzi’ dello Stato deviati). 

Lucia Borsellino ha fatto una carriera fulminante: dal 2008 ad oggi prima ha scalato a velocità supersonica tutti i gradini dell’Amministrazione regionale e poi, nel 2012, è stata nominata assessore regionale. Con molta probabilità, la politica siciliana – che è quella che è e non c’è bisogno di aggiungere altro – usa la sua faccia. Ma lei lascia fare. E’ evidente che si sente degna e in sintonia con gli attuali governanti dell’Isola. Fatti suoi. 

La gestione della sanità da parte di Crocetta e Lucia Borsellino è delirante. Abbiamo già descritto per sommi capi quello che sta succedendo. Fino a qualche settimana fa da questo delirio si salvava il presidente della Commissione legislativa del Parlamento siciliano, Pippo Di Giacomo, un ex comunista già Sindaco di Comiso, in provincia di Ragusa. Ma da qualche settimana, forse perché Di Giacomo si è messo a praticare gli zoppi, ha iniziato anche lui a zoppicare.  

Sapete che stanno combinando, in queste ore, il solito presidente Crocetta-al-servizio-di-Renzi, l’assessore Lucia Borsellino e il presidente della Commissione Sanità del Parlamento siciliano, Di Giacomo? Hanno deciso, sempre per fare un ulteriore piacere al Governo Renzi, che con il cappello in mano raccoglie soldi per consegnarli alla signora Merkel, di tagliare altri 400 posti letto e di chiudere otto ospedali della Sicilia!

Un paio di settimane fa Crocetta e l’assessore Lucia Borsellino avevano annunciato che nessun ospedale siciliano sarebbe stato chiuso. Ed era il minimo che si potesse chiedere, dopo che negli ultimi sei anni la sanità pubblica è stata massacrata. Presidente della Regione a assessore Borsellino hanno annunciato la nascita degli Ospedali riuniti. Che avrebbero evitato – così dicevano – la chiusura degli ospedali. Ma un parlamentare regionale della provincia di Agrigento, Salvatore Cascio, ha letto attentamente le carte e ha scoperto che Crocetta, l’assessore Borsellino, in combutta con il Governo nazionale, il 31 dicembre del 2016 chiuderanno gli ospedali di Ribera (provincia di Agrigento), Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Scicli (Ragusa), Noto Siracusa), Mazzarino (Caltanissetta), Salemi (Trapani), Leonforte (Enna) e Giarre (Catania).

Bisogna avere veramente la faccia come il culo per dire una cosa e farne un’altra. Ma la politica siciliana, ormai, le facce di culo le produce in serie, su scala industriale. A questo gioco al massacro, spiace scriverlo, partecipa a pieno titolo il Pd, che in Sicilia non è solo il Partito di Renzi, ma anche il Partito di Cuperlo.

In Sicilia i cuperliani del Pd sono tanti. E sembravano seri. Sembravano. Una parte, per carità, è ancora fatta da gente seria. Ma un’altra parte di cuperliani ha ormai subito una trasformazione ‘orwelliana’ e sono diventati renziani, ovvero il peggio della politica italiana: un misto di peggior democrazia cristiana, molta salsa berlusconiana e una spruzzatina di P2 di Licio Gelli. 

La Sicilia è finita nelle mani di questi signori. Che è ormai – e scusate il termine forte – è una Regione nella merda totale.   

Due anni di gestione renziana – con Crocetta presidente della Regione – hanno già provocato un ‘buco’ finanziario alla greca: 3 miliardi di euro! Per essendo un suo sodale, Renzi ha comunque commissariato Crocetta, imponendogli un assessore all’Economia arrivato direttamente da Roma, tale Alessando Baccei. Il tutto alla faccia dell’Autonomia della Sicilia che viene ancora una volta calpestata. Così, insieme, Crocetta, il commissario di Renzi – il già citato Baccei – l’assessore Lucia Borsellino faccia-buona-per-tutte-le -stagioni, la maggioranza del Pd siciliano con in testa Di Giacomo si accingono a finire di massacrare la sanità pubblica siciliana tagliando altri 400 posti letto e altri 8 ospedali pubblici. Il tutto senza vergogna. 

Questa è la Sicilia di fine 2014: un’Isola che sprofonda sempre più nel renzismo politico e in una crisi economica e finanziaria spaventosa. La Grecia si avvicina. Non quella di Pericle, Socrate, Platone e Aristotele, ma quella di oggi. Con gli ospedali pubblici alla frutta. 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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