Cinquantasei lungometraggi, ventiquattro anteprime mondiali, più alcuni film eventi e diecimila biglietti già acquistati per la nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, in programma dal 16 al 25 ottobre, un momento dell'anno equidistante tanto dalla fine della Mostra di Venezia che dall’inizio del Festival di Torino. E che, nelle intenzioni del direttore artistico Marco Müller, porterà al consolidamento di un solido e differenziato sistema dei tre festival italiani di fine estate-autunno. “Mostra d’Arte Cinematografica” a Venezia, con selezioni competitive di cinema d’autore; priorità ai giovani cineasti a Torino, ma anche rafforzamento delle tre linee di concorso; a Roma, invece, spazio ancora una volta ai grandi film “popolari ma singolari” e centralità del pubblico, che diviene protagonista assoluto nel valutare i film, i contenuti del programma”.
Perché in tempi di spending review con un budget di 6 milioni di euro, tre milioni in meno rispetto agli anni scorsi, si taglia sulla giuria specialistica. Quest’anno a decretare il vincitore non saranno infatti registi, attori o esponenti di rilievo del cinema nazionale ed internazionale bensì il pubblico che potrà votare appena uscito dalla sala. Un’inversione di rotta per una kermesse ideata per un eccesso di mitomania da Walter Veltroni nel 2005 e che da nove anni sopravvive tra roventi polemiche, complessi giochi di potere e operazioni politiche di dubbio gusto. Insomma come suggerito più volte da Marco Muller fin dal primo anno del suo mandato in qualità di direttore artistico, essere meno festival cinefile e più festa. “Questo serve non solo a dimostrare come siano molti i film che posseggono un valore di mercato ben più alto della valutazione corrente, al di là dei giudizi più o meno tecnici della critica, ma altresì a garantire alle opere prime e seconde più sorprendenti una ben più lunga tenuta in sala,
E se la scelta di aprire e chiudere la rassegna con due classiche commedie italiane, Soap opera di Alessandro Genovesi e Andiamo a quel paese del duo Ficarra e Picone non sembra in linea con le intenzioni di Muller di recuperare “quella parte del cinema che ci porta notizie di paesi, popoli e culture lontane, vale la pena di rimanere ottimisti e scommettere sui titoli più attesi nell’ambito delle quattro sezioni del Festival.
Nella categoria "Cinema d’oggi", che ospiterà film di autori sia affermati che giovani, troviamo Dolares de Arena, con Geraldine Chaplin, Angely Revolucii di Aleksej Fedorčenko, Time out of Mind di Oren Moverman con Richard Gere e Steve Buscemi, Lulu di Luis Ortega, Lucifer di Gus Van den Berghe, Die Lügen der Sieger di Christoph Hochhäusler e Os Maias (Alguns Episodios de Vida Romatica) di João Botelho. Tre i titoli italiani in concorso: Biagio di Pasquale Scimeca, La foresta di ghiaccio di Claudio Noce e I milionari di Alessandro Piva
Gala presenterà invece una selezione di grandi pellicole “popolari ma originali” della nuova stagione in anteprima mondiale, tra cui spiccano Gone Girl di David Fincher, presentato all’ultimo Festival del cinema di New York, Tre Tocchi di Marco Risi, Black and White di Mike Binder con Kevin Costner, The Knick, la serie TV diretta da Steven Soderbergh, con protagonista Clive Owen, e Escobar: Paradise Lost, diretto dall’italiano Andrea Di Stefano e interpretato da Benicio del Toro nei panni del trafficante Pablo Escobar. E ancora Still Alice di Richard Glatzer, Trash di Stephen Daldry, Love Rosie – Scrivimi Ancora di Christian Ditter e Soul Boys of the Western World (documentario sugli Spandau Ballet).
Nella sezione "Mondo Genere", dedicata ai più diversi generi cinematografici, si è in attesa di Nightcrawler, di Dan Gilroy, Asylum di Brad Anderson con Kate Backinsale, Ben Kingsley e Jim Sturgess, Tusk, horror di Kevin Smith, A Girl Walks Home Alone At Night di Ana Lily Amirpour e Quando Eu Era Vivo di Marco Dutra.
Infine Prospettive Italia farà il punto sulle nuove linee di tendenza del cinema nazionale di fiction e documentaristico e confermare l’esistenza, per dirla alla Marco Muller, “di un ragguardevole bacino di pubblico per i documentari, perché il cinema è fatto per soddisfare tutti i gusti degli spettatori”. Gli stessi a cui, a questo punto e dopo tanta enfasi, spetta l’ultima parola.