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in Spettacolo
October 17, 2014
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October 17, 2014
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Tecnologia, lavoro e social good: siate pronti al cambiamento

Michele GattibyMichele Gatti
Illustrazione: Luc Legay

Illustrazione: Luc Legay

Time: 3 mins read

 

L’Istituto italiano di Cultura di New York ha ospitato l'8 ottobre scorso un evento dal titolo Euro Innovation and Technology for Social Good. Come spiegato da Fabio Troisi, responsabile Cultura dell'Istituto, l’incontro, organizzato in concomitanza con il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, è nato con lo scopo di illustrare le nuove strategie di business e le innovazioni tecnologiche, presenti in ambito comunitario, finalizzate al perseguimento di una crescita economica e soprattutto del “social good”. 

Ma cosa si intende per social good? Questa la prima domanda rivolta dalla giornalista del Corriere della Sera, Maria Teresa Cometto, moderatrice del dibattito, ai quattro panelists. Il primo a rispondere è Jean-Baptiste Michel, data scientist, PhD ad Harvard e Visiting Faculty a Google, che, molto generalmente, afferma che ogni risultato socialmente utile può rientrare nella categoria del bene sociale. Di poco più specifici nella loro risposta Grant Garrison, fondatore e direttore della società di consulenza GOOD/Corp, e Bill Hoffman, capo del World Economic Forum’s Telecommunications Industry Group. Il primo si è soffermato sul senso di positività ed innovazione, il secondo sul concetto di collettività affermando che il social good riguarda “all of us and what we want” (tutti noi e quello che vogliamo). 

La definizione più pragmatica dell’oggetto del dibattito è data però dall’unico relatore italiano, l’imprenditore Claudio Vaccarella, fondatore di HyperTv e CEO di Vejo Park: “è social good creare nuovi posti di lavoro”. Esempi pratici di attività imprenditoriali europee socialmente virtuose sono stati illustrati nella prima parte dell’incontro, attraverso la proiezione di brevi filmati descrittivi. Le aziende partecipanti sono state divise in tre categorie: health, employment e play. Tra quelle nel primo gruppo, molto interessante la presentazione di Pedius, un’applicazione per smartphone sviluppata in Italia che permette a persone con disabilità uditiva di effettuare chiamate grazie ad un software avanzato di riconoscimento e sintetizzazione vocale. Inserite nella stessa categoria la polacca Harimata, l’irlandese Neuro Hero e Crossics dal Lussemburgo. Solo due le aziende presenti del settore dell’impiego: la portoghese Welcome Home che mira ad una riqualificazione sociale dei senza tetto offrendo loro una lavoro come guide turistiche in quelle città che nessuno conosce meglio di loro, e l’inglese Buffalogrid. 

L’ultima categoria “play”, rappresentata dell’inglese Roli, produttrice di innovative tastiere musicali, dalla svedese Toca boca e dall’italiana Tonki, è stata inserita per sottolineare l’importanza sociale dell’attività ricreativa, come sottolineato da Cometto. Durante l’incontro si è anche parlato di politica e del diverso approccio all’imprenditoria in Italia e USA. Vaccarella, entrepreneur in entrambi i mondi, sottolinea la diversità di impostazione: “In America il sistema è creato per incentivare l’investimento, in Italia non è così, ma la situazione sta cambiando”. L’imprenditore fa riferimento alla nomina di Paolo Barberis, start-up guy fondatore di Dada, una delle prime società private nel settore della registrazione dei nomi a dominio, a “consigliere per l’innovazione” del governo Renzi. Sul finale si è anche accennato a quello che probabilmente è il maggior elemento di contrasto tra il mercato dell’impiego statunitense e quello italiano: la mobilità del lavoro. In risposta ad una domanda dal pubblico su quale potrebbe essere una soluzione pratica alla crisi che strema le aziende italiane Vaccarella risponde: “get ready to change your life, your job life” (siate pronti a cambiare vita, vita lavorativa).

 

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