Uno degli elementi che accomuna tutte le posizioni di leadership, da quelle dei capi di governo a quelle dei manager aziendali, é che, a prescindere da ció che si fá o che non si fá, non c'é verso di sottrarsi al criticismo.
Una delle prime lezioni da imparare per chiunque si trovi a dover prendere decisioni di qualunque tipo, é che, alla fine, poco importano gli sforzi dimostrati e i risultati ottenuti, perché ci sará sempre qualcuno pronto a puntare un dito accusatore e a mettere in evidenza qualcos'altro che "si sarebbe dovuto fare o che si sarebbe potuto fare diversamente".
Tra tutti i leader che nel corso degli ultimi anni hanno imparato questa lezione sulla propria pelle, il presidente Barack Obama potrebbe scriverne un vero e proprio trattato.
Non c'é da stupirsi quindi se l'arrivo in America dei primi casi di Ebola e il decesso a Dallas di Thomas Eric Duncan, il viaggiatore africano che ha contratto il virus in Liberia, si sia immediatamente trasformato anche in un pretesto per un assalto politico all'amministrazione.
A dispetto del fatto che gli Stati Uniti siano stati il paese che si é mosso con maggiore celeritá nel rispondere all'epidemia in Africa Occidentale (arrivando persino a rischiare una crisi di competenze tra l'americano Center for Disease Control e l'agenzia dell'ONU, World Health Organization) e malgrado il fatto che il presidente Obama sia stato il piú deciso tra i capi di governo ad evidenziare la gravitá dell'emergenza Ebola al summit di settembre organizzato dalle stesse Nazioni Unite, l'opposizione repubblicana non ha perso l'occasione per rappresentare la situazione come il risultato dell'incompetenza e del tentennamento del governo.
A rendere ancora piú incandescente il dibattito contribuisce naturalmente, l'approssimarsi delle elezioni politiche di medio-termine di novembre che amplifica ogni opportunitá per mettere il presidente Obama e il Partito Democratico in cattiva luce con l'elettorato.
Coerentemente con un copione giá visto in passato dunque, il peggioramento della crisi ha coinciso con un corrispettivo intensificarsi degli attacchi ad Obama da parte del GOP sempre pronto a capitalizzare sulle paure del paese .
Venerdi scorso il senatore repubblicano Rob Portman, potenziale candidato presidenziale alle elezioni del 2016, ha dichiarato alla CNN che l'emergenza Ebola costituisce "un altro esempio in cui l'amministrazione si é fatta prendere alla sprovvista e si é mostrata del tutto impreparata". Un paio di giorni dopo le dichiarazioni di Portman, il presidente del Comitato Nazionale Repubblicano Reince Priebus, ha pensato bene di fornire il suo contributo sottoforma di una lunga lista di problemi (IRS, Siria, i Servizi Segreti…) tutti attribuibili ad Obama e che, ovviamente, include la propagazione dell'Ebola.
E naturalmente, il linciaggio mediatico non poteva essere completo senza il fondamentale apporto del conduttore radiofonico ed agitatore delle masse conservatrici Rush Limbaugh che ha accusato il presidente di opporsi alla chiusura precauzionale dei voli dall'Africa per un ridicolo senso di corretetzza politica
Ma se da una parte il recente peggioramento della crisi é stato prontamente re-interpretato dalla destra come il frutto di incompetenza e di esitazione da parte di Obama, é interessante notare che la stampa e l'establishment conservatore hanno aspramente criticato il presidente anche per le iniziative prese dal governo nei mesi scorsi nel tentativo di arginare la propagazione dell'infezione.
A marzo di quest'anno, in coincidenza con l'emergere dei primissimi casi e quando sembrava che il focolaio di infezione potesse essere facilmente contenuto, l'amministrazione ha incaricato l'agenzia federale per lo sviluppo internazionale (USAID) di stanziare 21 milioni di dollari in aiuti ai paesi africani colpiti.
Ulteriori aiuti sono stati autorizzati nei mesi successivi attraverso un crescente impegno di mezzi e di personale culminato nel piú recente invio di ben 175 milioni di dollari e piú di 3000 truppe a sostegno dei paesi all'epicentro dell'epidemia.
Ovviamente, in seguito a queste iniziative, il presidente Obama, precedentemente accusato dalla destra di passivitá ed inazione, é stato puntualmente attaccato per il motivo diametralmente opposto.
Quando, parlando della sfera pubblica, la destra americana afferma che non c'é nulla di buono che il governo, in quanto istituzione, possa fare in alcuna circostanza, si riferisce probabilmente a questo.
Nel frattempo, i leader del Partito Repubblicano hanno voluto dimostrare di essere in grado anche di proporre soluzioni alla crisi.
Proprio come nell'ambito economico quella di tagliare le tasse é la soluzione universale dei conservatori (una soluzione da applicare a prescindere dal momento di espansione o di contrazione del ciclo produttivo) la soluzione universale per contenere la diffusione dell'Ebola é quella di chiudere i confini a dispetto del parere negativo espresso dagli esperti del Center for Disease Control and Prevention.
Se poi le cose dovessero peggiorare, c'é sempre il rimedio proposto dall'ex direttore esecutivo del Partito Repubblicano del Sud Carolina Todd Kincannon il quale, in un tweet inviato qualche giorno fa, ha affermato che per evitare l'ulteriore propagarsi del contagio in America, eventuali pazienti che dovessero risultare postivi al test per l'Ebola vanno "abbattuti" con mezzi compassionevoli ma senza esitazione.