Come é noto, gli attuali livelli di gradimento e di popolaritá della classe politica italiana nel Belpaese sono paragonabili a quelli dell'herpes simplex o della gonorrea.
La settimana scorsa quindi, in mancanza di politici nostrani da festeggiare, gli italiani hanno pensato bene di riservare un'accoglienza trionfale al sindaco di New York, Bill de Blasio e alla sua famiglia, giunti nella penisola per una vacanza estiva. Una vacanza tra l'altro durata ben nove giorni, un "lusso" che, seppur risibile per gli standard italici, ha mandato in fibrillazione lo stoico commentariato politico newyorchese, accigliato da questo temporaneo ma comunque "inaccettabile abbandono" da parte del sindaco, delle sue responsabilitá di primo cittadino della Grande Mela. "Il periodo di vacanza preso dai predecessori di de Blasio – é stato fatto puntualmente notare dai media locali – é stato al massimo di otto giorni". Con nove giorni di dolce far niente in programma, questo de Blasio non puó che essere di origini italiane. Magari del Sud… Ah!… Se solo in Italia la stampa riservasse un trattamento simile ai suoi politici invece di scodinzolarci intorno con la deferenza servile che la contraddistingue.
La vacanza italiana della first family newyorchese é stata caratterizzata da veri e propri bagni di folla, cittadinanze onorarie, incontri con le autoritá, con la stampa e con la gente comune che ha circondato il sindaco e i suoi familiari alla ricerca di autografi e fotografie come se si trattasse di stelle di Hollywood. In realtá non si é ancora ben capito il motivo di tanta ammirazione per un sindaco che si é insediato al comune solo sette mesi fa e, malgrado le lodevoli dichiarazioni d'intenti, non ha ancora avuto modo di dimostrare le sue doti politiche e amministrative.
Ma si sa, le folle sono volubili e mutevoli e il ritorno del figliol prodigo ai borghi natii di Grassano e Sant'Agata de Goti, é motivo sufficiente per dimenticare, almeno per un giorno, i propri problemi e identificarsi con i successi degli altri, soprattutto di coloro con i quali si condividono radici comuni.
Una cosa é certa, il figliol prodigo ha ritrovato al suo ritorno un'Italia, e un Meridione in particolare, ancora attanagliati da una gravissima crisi economica e occupazionale simile a quelle condizioni che spinsero i de Blasio ad abbandonare le loro terre di origine anni addietro, come messo magistralmente in evidenza in un articolo pubblicato da Alexander Stille sul quotidiano newyorchese Daily News.
Oltre a ribadire le similitudini tra Italia e Stati Uniti in termini di diseguaglianza sociale, nel suo pezzo, Stille accenna anche all'eterno divario tra l'Italia del Nord e quella del Sud: una differenza di sviluppo economico e sociale che, a mio parere, é diventata una vera e propria minaccia all'integritá culturale della nazione in quanto tende, nelle sue forme piú deteriori, a relegare i meridionali in una categoria di subordinazione quasi endemica. Un'incapacitá quasi genetica ad emanciparsi e ad adeguarsi agli standard di vita del resto d'Europa.
Dietro a questo entusiasmo dei napoletani per de Blasio quindi, sembra celarsi, seppure in maniera implicita, anche una risposta a questo eterno ruolo di "dannati" al quale molta gente del Meridione d'Italia sembra essere psicologicamente condannata o, peggio ancora, rassegnata.
Se il nipote di emigrati provenienti da queste regioni depresse é riuscito a reinventarsi in un altro continente e a diventare il primo cittadino di una delle piú grandi cittá del mondo, non é questa la prova che le difficoltá nelle quali il Sud d'Italia continua a dibattersi sono da considerarsi "ambientali" piuttosto che congenite? Non é forse il segno che non c'é nulla di intrinsecamente "sbagliato" con l'indole culturale della gente del Sud?
In un paese come l'Italia che spesso guarda all'estero per legittimare le proprie scelte, questa tendenza puó essere vista come il sintomo di una certa mancanza di fiducia in sé stessi. Ma nel caso dell'entusiasmo che napoletani e beneventani hanno riservato al sindaco di New York, si puó anche intravedere, volendo, un barlume di speranza. La speranza che magari questo stesso entusiasmo possa ispirare un sentimento di riscatto; che gli italiani in generale e i meridionali in particolare possano scrollarsi di dosso gli stereotipi che coninuano a trascinarsi dietro e magari trovare, prima di tutto in sé stessi, un proprio "de Blasio" se non ancora per la sostanza dell'operato, almeno per la sua valenza simbolica.
A novembre scorso, quando Bill de Blasio é stato eletto sindaco di New York, molti amici americani mi hanno chiesto se avessi intenzione di votarlo semplicemente per le sue origini italiane.
La mia risposta é stata che quella delle origini italiane costituirebbe, da parte mia, una valutazione piuttosto superficiale delle virtú politiche di un candidato da eleggere a sindaco della mia cittá.
In realtá, il motivo per cui l'ho votato ha radici molto piú profonde: tifa per il Napoli.