Il quotidiano Variety domanda "Why It’s Still a Big Deal When Ellen Page Comes Out", "Perché è ancora un evento eclatante se Ellen Page fa coming out". Ecco, perché? E' il giorno di San Valentino e la giovane star canadese, durante un discorso pubblico alla Human Rights Campaign, dichiara di essere lesbica. In occasione della conferenza Time to THRIVE, a sostegno dei diritti LGBT, l'attrice candidata all'Oscar per Juno dichiara: "Mi trovo qui oggi perché sono gay e perché, forse, posso fare la differenza, aiutare gli altri ad avere una vita più semplice e serena". E prosegue: "Sono stanca di nascondermi e di mentire per omissione. Io sono qui, un'attrice, in rappresentanza di un'industria che impone standard oppressivi. Standard di bellezza, di benessere, di successo. Standard che, mi duole ammetterlo, mi hanno ferito. Ti dicono come devi comportarti, come devi vestirti, chi devi essere. Ho tentato di resistere, di restare autentica, di seguire il mio cuore; ma è davvero dura".
La voce, spesso, rotta dall'emozione; le mani percorse da un brivido, gli occhi in cerca di libertà… Ellen Page rivendica il diritto di poter essere se stessa e di amare una donna. Indirizza il suo buio, il rancore, la frustrazione proprio verso la bislacca Hollywood Babilonia, descritta così bene dallo sceneggiatore e regista Kenneth Anger. Un parco giochi di ciliegie dove ipocrisia e make-up segnano il più alto, bieco sindacato. Dove studios, manager, publicist trattano l'orientamento sessuale di una celebrità come se dovessero grattugiare torrone.
Il coming out di Ellen Page, per tornare al titolo di Variety, è rilevante per almeno due ragioni: si tratta di una voce giovane e potente (figlia della generazione tv Will & Grace e di Looking) contro un sistema proibitivo e dogmatico (quello che impera a Los Angeles, mecca del peccato silente). Al tempo stesso, lascia a bocca aperta chi credeva che l'orientamento sessuale e di genere fosse ormai un dato sensibile secondario, quasi assodato, dimenticando che, proprio come nelle città di provincia, anche a Hollywood la vita di un omosessuale non è semplice.
In America ci troviamo già diciassette anni dopo il coming out della popolare conduttrice di talk show (nel daytime) Ellen DeGeneres: il suo "Yep, I'm gay", immortalato sulla cover del settimanale Time, non fu subito accolto e compreso dall'opinione pubblica statunitense. Solo pochi mesi fa, sul finire di uno show realizzato per la televisione, una lesbica dal pubblico si è alzata in piedi e le ha detto che, se non fosse stato per lei, non avrebbe trovato coraggio e la sua vita si sarebbe spenta. La coercizione estetica e il tentativo di omologazione rappresentano un pericolo persino a Hollywood; lo intuivamo, ora ne abbiamo conferma. Poi però al cinema si toccano isole felici e circolano script a tema: Ellen Page, non a caso, ha appena finito di girare Freeheld, in cui interpreta una ragazza omosessuale. Sarà la compagna di Julianne Moore, poliziotta malata terminale. Un film politico e civile, in qualche modo di supporto alla comunità gay che, in modo naturale e senza stereotipi, ha bisogno di storie "concrete", capaci di parlare alla loro quotidianità. Una quotidianità sempre più di tutti.