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February 15, 2014
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C’era una volta la “Vucciria”

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 7 mins read

Nell’immaginario dei siciliani e di tanti turisti la “Vucciria” di Palermo è il mercato popolare per antonomasia, immortalato da un celebre quadro di Renato Guttuso. Solo che, ormai da oltre un decennio, la “Vucciria” ha cambiato volto. Nel silenzio generale il mercato è quasi scomparso. Il crollo di qualche giorno fa della palazzina in piazza del Garraffello, anche se nessuno nel capoluogo siciliano lo vuole ammettere, è il sigillo della fine di un luogo millenario di Palermo.

Come avviene spesso in Italia quando un ‘pezzo’ di patrimonio storico e artistico cade in rovina, va in scena il gioco dello scarica-barile. Il Comune di Palermo, in questo caso, se la prende con i privati che non hanno effettuato i restauri delle vecchie abitazioni della “Vucciria”. Ma se i privati non hanno soldi – e in questo momento di crisi non è una novità – che si fa?

“C’è l’intervento sostitutivo del Comune – dice Nadia Spallitta, vice presidente vicaria del Consiglio comunale di Palermo -. L’Amministrazione comunale si sostituisce ai privati. Con interventi che sono a carico dei proprietari”.

Nadia Spallitta è una battagliera consigliera comunale. Nella vita fa l’avvocato e, spesso, pur essendo una donna di sinistra, non si trova in sintonia con l’Amministrazione di centrosinistra del Sindaco Leoluca Orlando. La vice presidente del Consiglio comunale, ad esempio, ricorda che, per gli interventi nel Centro storico di Palermo, sono disponibili 12 milioni di euro che il Comune non ha mai richiesto.

Non è facile spiegare ai lettori americani quello che succede in Sicilia e a Palermo. In un Paese civile un mercato storico come la “Vucciria”, dislocato nel cuore della vecchia città, nel mandamento di Castellammare (il Centro storico di Palermo, uno dei più grandi d’Europa, si articola in quattro mandamenti: Palazzo Reale – dove ha sede il Parlamento siciliano nel Palazzo Reale che fui di Federico II-  Monte di Pietà, Tribunali e Castellammare), sarebbe stato tenuto come un gioiello. A Palermo, al di là delle chiacchiere che raccontano i politici della città – con l’esclusione di Nadia Spallitta, che invece è persona seria – la parte del Centro storico dove ci sono ormai i resti della “Vucciria” è stato abbandonato. 

La “Vucciria si trova tra la via Roma (la via che vede la luce tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 distruggendo una parte del Centro storico della città) e la Cala, cioè il vecchio Porto di Palermo. Nato come mercato della carne (la parola Bucceria deriva dal francese boucherie, che significa macelleria), diventa poi il mercato del pesce per via della vicinanza al porto. Il pesce rimarrà il tratto prevalente di questo mercato (le famose ‘balate’ della Vucciria che non avrebbero mai dovuto prosciugarsi e che invece sono oggi bagnate non dall’acqua delle bancarelle del pesce, quasi scomparse, ma al massimo dalla pioggia). Anche se negli anni, accanto al pesce e alla carne, arriveranno la frutta, la verdura e i ‘riti’ gastronomici palermitani: ‘u pani ca’ meusa (i panini con la milza e i polmoni fritti nello strutto: una delizia!), la “frittola” (residui di carne e grasso sempre fritti), ‘u musso (la parte carnosa della mascella e del calcagno), il pane con le panelle e il polpo bollito.

Vucciria

Il mercato della Vucciria (1974) nel celebre dipinto di Renato Guttuso

Del 1974 è il celebre quadro di Renato Guttuso, dove a prevalere sono i colori della Sicilia: frutta, verdure e gli animali squartati. Allora il mercato era nel pieno del vigore. La città era più confusa, ma più tollerante. Da quindici anni a questa parte raggiungere la “Vucciria” è diventato un problema: non ci sono parcheggi e i mezzi pubblici sono carenti. Ma a determinare la morte della “Vucciria” sono state le Amministrazioni comunali che si sono succedute dai primi anni ’90 del secolo passato ad oggi. Lo ripetiamo: al di là delle chiacchiere, a chi ha amministrato Palermo, di questo mercato storico non glien’è fregato mai niente. 

A confermarcelo è Pippo Gangemi, docente ordinario di Urbanistica presso la facoltà di Architettura di Palermo. Racconta il docente universitario: “Alla ‘Vucciria’ e, in generale, in questa parte del Centro storico della città il Comune non ha voluto realizzare gli interventi previsti da Piano particolareggiato esecutivo. Ricordo che il Piano per la riqualificazione anche di questa parte della città antica è stato approvato nel 1993. Ed è scaduto dieci anni dopo. In tutto questi anni non è stato fatto nulla”.

Per verificare quanto sia vero quello che dice il docente universitario basta affacciarsi dall’ultimo piano di uno qualunque degli edifici ancora in piedi tra i vicoli e le viuzze che, dalla Vucciria, arrivano fino alla Cala per verificare, con gli occhi, che in questo angolo del Centro storico di Palermo ci sono ancora le macerie dei bombardamenti del 1943. Può sembrare assurdo – trattandosi, lo ripetiamo, di uno dei Centri storici più grandi e più belli d’Europa -: ma è così. 

Detto questo, sarebbe ingeneroso accusare le Amministrazioni Orlando di avere ignorato la parte antica della città (Leoluca Orlando, per la cronaca, è stato Sindaco di Palermo dal 1985 al 1990, poi dal 1993 al 2000, è stato rieletto nel 2012 e resterà Sindaco di Palermo fino al 2017). Alle Amministrazioni Orlando si deve la rinascita di alcune aree del Centro storico di Palermo, anche se oggi, nel complesso, lo scenario è di nuovo degradato. 

“Oggi – ci racconta sempre Gangemi, un urbanista che conosce molte bene la parte antica della città – nel Centro storico è disponibile una volumetria abitativa che potrebbe ospitare 250 mila abitanti circa. Ma ci vivono 45 mila abitanti”. 

E non ci vivono bene. Gli interveti non sono mancati. Ma la dimensione è notevole e per risanarlo ci vorrebbero tante risorse finanziarie. E quelle che ci sono, per disattenzione degli amministratori, non vengono sempre utilizzate. 

Sulla mancata utilizzazione delle risorse che potrebbero essere utilizzate per il risanamento del Centro storico di Palermo è intervenuta anche Claudia La Rocca, parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle. Si tratta di una deputata del Parlamento siciliano. Dice Claudia La Rocca: “Il crollo della Vucciria è una ferita sulla pelle dei palermitani. Sbracciamoci assieme per sanarla e per tutelare il centro storico”.

L’esponente del Movimento 5 Stelle – formazione politica molto attenta ai bisogni reali dei cittadini – ha scritto al Sindaco Leoluca Orlando, per mettere sul piatto dei possibili interventi. “Dalle informazioni in mio possesso – scrive La Rocca al primo cittadino – sono disponibili circa 8 milioni di euro, relativi al progetto 'Jessica', che consentirebbe alle Regioni di utilizzare parte dei Fondi strutturali, già assegnati, per effettuare interventi di sviluppo e riqualificazione delle aree urbane. Trenta milioni, invece, sono presenti nel fondo per il social housing, già stanziati nel bilancio regionale. Sembra, però, che questa norma non sia ancora attuata e pertanto ho sollecitato formalmente gli assessorati regionali, con un atto parlamentare, a completare tempestivamente l'iter attuativo per rendere queste somme disponibili”.

Sono disponibili anche fondi regionali per il “Recupero di edifici situati nei Centri storici e zone omogenee”, che permetterebbero ai proprietari di immobili di avere accesso a mutui a tasso zero per interventi di restauro e ripristino funzionale.

“Dalle informazioni da noi raccolte – afferma La Rocca – sarebbero ancora disponibili 3,9 milioni di euro sulla posta di bilancio regionale per tale tipo di interventi. I dirigenti e i funzionari della Regione che ho personalmente contattato sono disposti a mettersi eventualmente a disposizione per collaborare. Lo stesso dicasi per il nostro gruppo, sempre disposto a spendersi per le cause di interesse pubblico”.

Come potete notare, i soldi non mancano, anche n un momento di crisi. Manca l’organizzazione. E dire che l’Amministrazione Orlando non è certo la peggiore che abbia avuto Palermo. Però, almeno per la “Vucciria”, ha toppato. 

Anche i provvedimento adottati dopo il crollo della palazzina in piazza del Garraffello sono molto discutibili. L’Amministrazione comunale ha alzato un muro che la gente del luogo ha abbattuto. E’ intervenuta la Polizia. Ci sono denunce. Con il Sindaco che dice che la “Vucciria”, oggi, è un covo di spacciatori. 

Parole forti. In parte fuori luogo. Perché, ricordiamolo, pur avendo tanti meriti, le Amministrazioni comunali guidate da Orlando hanno fatto poco o nulla per questo angolo del Centro storico. La zona è stata abbandonata. Nelle aree dove ancora oggi sono visibili i resti dei bombardamenti della seconda guerra mondiale si sarebbero potuti realizzare parcheggi sotterranei e sopraelevati e altri servizi. Tutte cose che avrebbero potuto mantenere in vita la “Vucciria”. Invece non è stato fatto nulla. Con la scusa che, nella parte bassa del quartiere – la parte che si affaccia nella Cala – sono state ritrovati resti archeologici. In realtà, lo ribadiamo, è stata la scusa per non fare nulla. 

La “Vucciria” è sopravvissuta fino a quando gli abitanti di questo quartiere sono rimasti in vita abitandoci. Con il passare degli anni sono passati a miglior vita. E i figli non sono rimasti nelle vecchie abitazioni sempre più fatiscenti. 

Eh già, perché, nel frattempo, il clima, in Sicilia, è cambiato. Da sub tropicale arido, dagli anni ’80 del secolo passato ad oggi, è diventato sub tropicale umido. Le vecchie case del Centro storico – e quindi anche quelle della “Vucciria” – non sono abituate alle piogge intense e copiose. A Palermo, ormai, arrivano piogge che negli anni ’80 non esistevano. 

Il risultato è che i vecchi muri si inzuppano di acqua, si sbriciolano e crollano. E’un fatto fisico. Sono abitazioni fatiscenti destinate, piano piano, a venire giù. Soprattutto in presenza di piogge continue.  

Tra gli abitanti che, piano piano, si riducono, i loro figli che vanno a vivere in altri quartieri, le piogge che sbriciolano i vecchi edifici e la difficoltà di raggiungere il vecchio mercato della città totalmente privo di parcheggi – anzi con i vigili urbani pronti ad appioppare salate contravvenzioni – la “Vucciria” di Guttuso non può che morire. Ed è già morta e quasi sepolta dalle macerie. 

Un tempo la “Vucciria” era viva di giorno e vuota di notte. Oggi è quasi deserta di giorno, mentre la notte è meta dei giovani che vanno a bere birra e mangiare panini. E’ diventata una disordinata panineria. Con i ragazzi che magari tirano qualche spinello. Degrado e ancora degrado. Un altro pezzo di storia della Sicilia distrutto dalla strafottenza e dall’incuria degli stessi siciliani.     

 

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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