Al risveglio la città è completamente coperta da un manto di soffice neve e dalla finestra, SoHo appare quasi fosse la sua natura, ancora una volta come sulla pellicola di un film, vista attraverso il mascherino bianco formatosi attorno ai vetri. Ieri, camminando per i vialetti innevati di Washington Square o in mezzo ai bassi edifici di Williamsburg, tra rapidi mulinelli di neve, era un "Singing in the Snow"; questa mattina, dal caldo delle quattro mura, appare più come qualcosa a metà tra un natalizio disneyano e un diafano disaster movie.
Eva si prepara per andare al lavoro e mentre l'acqua per il suo americano bolle sul fuoco legge le pagine dei giornali online. Le notizie che arrivano sulla sua prima tempesta americana sono poco rassicuranti, a cominciare dal nome, Hercules, che suona come un avversario temibile. Scuole chiuse dal sindaco, che consiglia di non uscire di casa, se possibile. E voli cancellati, alcune autostrade chiuse. La preoccupazione si estende anche al fratello, Tomek, in visita con la moglie Isabella, che l'indomani dovranno fare ritorno in Canada in autobus.
Nel sangue della famiglia di Eva c'è poco spazio per il pessimismo, eppure quella che il giorno prima sembrava un'affascinante e romantica nevicata appare ora come qualcosa di piuttosto serio. Meglio controllare più attentamente la situazione: partenze rinviate, reali situazioni di emergenza. E in realtà, anche se un cielo grigio incombe sulla città, dopo un paio di controlli, pare non ci sia nulla di realmente tragico; almeno, niente che non si possa affrontare per il momento. Dunque, intanto, la giornata può cominciare. Eva mette su il cappotto e si lancia nella gelida città ammantata dei suoi -12° per andare a fare il suo lavoro, come ogni giorno.
Ore 11.30 am. D'improvviso lo scenario cambia come per magia e un tiepido sole comincia

Il sole a Manhattan venerdì dopo il passaggio di Hercules
a scaldare New York. Il cielo si fa terso e azzurro e la neve si assottiglia al punto da trasformarsi in minuscole scintille di luce danzanti nel vento. Appaiono i primi uccellini che vengono a posarsi sulle scale antincendio innevate. L'aria fresca invita a uscire per le strade.
Esce per le strade anche il sindaco De Blasio che, pala in mano, dà il buon esempio spalando la neve davanti casa. E altrettanto fa suo figlio Dante, per dare il buon esempio a tutti gli altri ragazzi esultanti per il giorno libero da scuola. "Non tutto è rose e fiori in un giorno di neve", sembra aver detto il primo cittadino al figlio, che si è meritato una promozione per l'impegno e un'insufficienza per la puntualità, in questa noiosa mansione di spalatore. Lavorare in un giorno di festa deve essere il prezzo della notorietà. Ma ora, ci scommetto, Dante è a giocare con la soffice neve sotto il cielo pulito.
Perché anche se Hercules continua a lasciarsi dietro la sua scia di neve (e gelo) – e morti, nove per ora, sebbene sembri che la maggior parte di queste sia dovuta a incidenti stradali – una cosa è certa: almeno su New York City, venerdì pomeriggio, splendeva il sole. E anche se ci vorrà forse un po' per ripristinare completamente la normalità, soprattutto per le strade ghiacciate, per ora gli sfortunati turisti costretti a rimandare di uno o due giorni la loro partenza, possono provare a vedere il lato positivo: godersi un'assolata, ammantata New York, fredda e affascinante come una Regina delle Nevi.