Un minuto dopo la mezzanotte del 31 dicembre 2013 New York è entrata in una nuova era: è iniziata l’era de Blasio, l’era del sindaco che promette una città più giusta, più sensibile ai problemi delle classi meno abbienti, più attenta ai bisogni delle famiglie, più inclusiva. Esce di scena il sindaco miliardario Michael Bloomberg ed entra l’uomo della porta accanto, l’uomo comune, che conosce i problemi reali della gente reale.
Nella notte tra martedì e mercoledì, davanti alla sua casa di Park Slope, accanto alla moglie, Chirlane McCray, e ai figli, Chiara e Dante, Bill de Blasio ha prestato giuramento, diventando il 109° sindaco di New York City. Alla cerimonia ha assistito una piccola folla di sostenitori tra cui l’attivista democratico Howard Dean e l’attore Steve Buscemi. “Fin dall’inizio, tutto questo ha visto la nostra famiglia, unita, arrivare alle persone di questa città per produrre un cambiamento di cui tutti abbiamo bisogno. Voglio ringraziarvi per averci portato a questo momento” ha detto il neosindaco al pubblico intervenuto.
Bill de Blasio diventa il primo democratico a occupare la City Hall in più di due decenni. Se è vero che negli ultimi anni New York è diventata più sicura, più pulita ed è riuscita ad attrarre investimenti e turismo, è anche vero che le differenze tra ricchi e poveri si sono andate inasprendo e che molti newyorchesi sono rimasti esclusi dalla rinascita di una città in cui la crisi globale sta producendo tensioni sociali. Il nuovo sindaco, eletto in novembre con percentuali record, promette di rompere con i 12 anni di amministrazione Bloomberg e di voler portare avanti un programma liberale radicale per la città più grande della nazione. Durante la sua campagna elettorale e nelle settimane seguite alla vittoria, de Blasio ha continuato a ripetere che la sua politica cercherà di migliorare le opportunità economiche per la classe lavoratrice, per la classe media e per le minoranze.
Dal podio del suo discorso inaugurale alla celebrazione ufficiale davanti alla City Hall, mercoledì mattina, de Blasio ha rinnovato i suoi impegni con i cittadini di New York confermando la linea della sua campagna elettorale. “So che molti credono che quello che dicevo durante la mia campagna fosse solo retorica, che fossero discorsi politici e che ora le cose continueranno ad andare più o meno come sono sempre andate. Ma quando ho dichiarato guerra alla storia di due diverse città ero serio. Lo faremo. Onorerò la fiducia che mi avete dato”.
In una città di 8.4 milioni di persone, de Blasio promette l’asilo infantile pubblico e il doposcuola gratuito a tutti i bambini e l’ampliamento delle leggi sui giorni di malattia retribuiti, si impegna a garantire abitazioni ai cittadini con redditi medio-bassi, a combattere contro la chiusura degli ospedali, a ridurre il ricorso da parte della polizia di New York alla pratica dello stop and frisk che spesso penalizza le minoranze. E, mentre nel discorso seguito alla vittoria elettorale, aveva avvertito che tutto questo avrebbe richiesto tempo, oggi nel suo discorso inaugurale ripete: “Non aspetteremo. Lo faremo ora” (“We won’t wait. We’ll do it now”).
E per realizzare la sua visione di una città più giusta dove anche le classi meno ricche hanno accesso ai servizi e opportunità di successo, il nuovo sindaco progetta di aumentare le tasse ai più abbienti e spiega: “Quando dico che i più benestanti pagheranno un po’ di più intendo che per esempio quelli che guadagnano tra i 500.000 e il milione di dollari l’anno, vedranno le loro tasse crescere di una media di 973 dollari all’anno, ovvero meno di 3 dollari al giorno, più o meno il prezzo di un latte di soia nello Starbucks del vostro quartiere”.
Nel difendere questo tipo di scelte contro quella destra liberista che continua a credere in un sistema capitalistico spinto, basato sull’individualismo estremo, De Blasio ha ricordato Fiorello La Guardia che, ha detto, è quello che considero il sindaco migliore che questa città abbia mai conosciuto: “La Guardia disse: anche io sono un ammiratore di un solido individualismo, ma nessun solido individuo può sopravvivere nel mezzo di una collettività che muore di fame”.
In una gelida mattinata invernale, introdotto da Bill Clinton davanti al quale ha prestato giuramento su una bibbia appartenuta a Franklin Roosevelt, de Blasio ricorda ai newyorchesi l’importanza del coinvolgimento sociale, dell’impegno collettivo per il bene comune: “Voi dovete continuare a far sentire la vostra voce, dovete essere al centro del dibattito. E il nostro lavoro inizia ora”. Parole importanti in una città che, se in passato ha avuto una forte tradizione di impegno civile, negli ultimi anni ha visto decrescere drasticamente il coinvolgimento pubblico nella comunità.
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