Per cento anni, tanti ne ha vissuti, Erich Priebke è rimasto fedele a se stesso, ed a quello che ha fatto. Indifferente, come quel 9 maggio del 1994, rintracciato dalla rete televisiva americana “ABC”, Priebke ammette di essere stato un ufficiale nazista; e sì, era a Roma, ha partecipato al massacro alle fosse Ardeatine, la terribile rappresaglia all’attentato di via Rasella. Lui era “l’uomo della lista”, quei 335 civili uccisi che Priebke definisce terroristi…
A proposito di quel massacro, con voce metallica e senza tradire alcuna emozione, dice: “A proposito del massacro di Roma, ho spiegato a quel giornalista che quella era stata una rappresaglia molto dura, ma giusta”.
Uno degli ultimi nazisti rimasti in libertà, per anni ha vissuto tranquillo a San Carlos de Bariloche in Argentina, fino a quando i segugi del Centro Simon Wiesenthal non lo individuano, e girano la ghiotta notizia all’inviato della televisione americana.
Priebke alla fine della guerra scappa in Argentina, profittando della “Rat Line”, la “via dei Topi”, la famosa rete di complicità costituita da americani e Vaticano, che in nome dell’anticomunismo ha assicurato a decine di nazisti la possibilità di fuga.
Quell’intervista fa il giro del mondo. L’Argentina espelle quell’uomo che non rinnega nulla del suo passato di nazista. Estradato in Italia Priebke una prima volta viene prosciolto da un tribunale militare. Una sentenza che provoca rabbia e indignazione: per ore il tribunale è sotto assedio. Il ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick blocca tutto; poi la Corte di Cassazione dispone che il processo sia rifatto. Alla fine viene condannato all’ergastolo, che dal febbraio del 1999, per motivi di salute, sconta in un appartamento a Roma che gli mette a disposizione il suo procuratore legale. Trascorre così quattordici anni, mai una parola di pentimento. Ha lasciatoun vide-testamento: ripete, come aveva fatto quando era stato intervistato a San Carlos de Bariloche, che al processo di Norimberga si sono fabbricate una quantità di false accuse, nega l’esistenza delle camere a gas, dei lager e dei campi di concentramento; della stessa shoah.