Venticinque anni fa la mafia uccideva Antonino Saetta, magistrato incorruttibile. Il triste primato italiano
Di Valter Vecellio
Diceva Gaetano Salvemini: “Se vi accusano di aver stuprato la madonnina del Duomo di Milano, prima scappate, e poi pensate a difendervi”. E questo la dice lunga della fiducia che Salvemini nutriva nei confronti della giustizia italiana. Ma anche Piero Calamandrei: “Se mi accusano d’aver rubato la Torre di Pisa, prima scappo, e poi cerco di scagionarvi”. Del resto è del 1911 un carteggio tra Giovanni Amendola e Benedetto Croce: i due riflettevano su alcuni guai capitati a Giuseppe Prezzolini, che aveva criticato duramente alcuni magistrati, e ne pagava le conseguenze. “La cosa migliore è stare il più lontano possibile dai palazzi di Giustizia”, concludevano. Non è che la situazione sia cambiata di molto. Anzi, per tanti versi è peggiorata.
Naturalmente non si può e non si deve generalizzare. Se tanti, troppi, sono gli errori spesso gravissimi, commessi “in nome del popolo italiano”, se innumerevoli sono le leggerezze da parte di chi amministra la giustizia, non si può dimenticare che l’Italia detiene un altro triste primato, che la fa un paese unico, almeno nei paesi europei. In Italia, infatti, tra il 1969 e il 1995 sono stati ben venticinque i magistrati che la criminalità organizzata ha assassinato, "colpevoli" com’erano di servire lo Stato. E per tanti di loro si assiste a un deprecabile processo di rimozione del loro impegno – e del loro sacrificio.
Agostino Pianta: ucciso da un detenuto
Pietro Scaglione: ucciso dalla mafia
Francesco Ferlaino: ucciso dalla 'Ndrangheta
Francesco Coco: ucciso dalle Brigate Rosse
Vittorio Occorsio: ucciso da Ordine Nuovo
Riccardo Palma: ucciso dalle Brigate Rosse
Girolamo Tartaglione: ucciso dalle Brigate Rosse
Fedele Calvosa: ucciso dalle Unità combattenti comuniste
Emilio Alessandrini: ucciso da Prima Linea
Cesare Terranova: ucciso dalla mafia
Nicola Giacumbi: ucciso dalla colonna "Pelli"
Girolamo Minervini: ucciso dalle Brigate Rosse
Guido Galli: ucciso da Prima Linea
Mario Amato: ucciso dai Nar
Gaetano Costa: ucciso dalla mafia
Gian Giacomo Ciaccio Montalto: ucciso dalla mafia
Bruno Caccia: ucciso dalla mafia
Rocco Chinnici: ucciso dalla mafia
Alberto Giacomelli: ucciso dalla mafia
Antonino Saetta: ucciso dalla mafia
Rosario Angelo Livatino: ucciso dalla mafia
Antonio Scopelliti: ucciso dalla 'Ndrangheta e dalla mafia
Giovanni Falcone e Francesca Morvillo: uccisi dalla mafia
Paolo Borsellino: ucciso dalla mafia
Luigi Daga: ucciso da terroristi islamici
Tra i più dimenticati, o meno ricordati, Antonino Saetta, ucciso in un agguato di mafia, insieme al figlio Stefano, nella serata del 25 settembre del 1988, lungo la strada Agrigento-Caltanissetta.
Quando lo uccidono, Saetta è presidente della prima sezione della Corte d’Assise d’Appello a Palermo. Un delitto di cui sono stati ritenuti responsabili (con sentenza passata in giudicato) i boss mafiosi Totò Riina e Francesco Madonia, individuati come mandanti; quanto all’esecutore, si tratta di Pietro Ribisi, della cosca mafiosa di Palma di Montechiaro.
Omicidio “preventivo”: si sapeva della dirittura morale di Saetta, e si sapeva che mai si sarebbe lasciato corrompere o intimidire; e Saetta avrebbe dovuto presiedere processi importanti: per esempio quello per l’omicidio del capitano Emanuele Basile, e quello per l’omicidio del giudice Rocco Chinnici.
Ucciso per quello che aveva fatto, ucciso per quello che avrebbe potuto fare, dal momento che era indicato come probabile presidente del primo maxiprocesso d'appello contro la mafia. Con quel delitto, Cosa Nostra prese tre piccioni con una fava: "punire" un magistrato che, per la sua fermezza nel condurre il processo Basile, e, prima, il processo Chinnici, aveva reso vane le forti pressioni mafiose esercitate; "ammansire", con un' uccisione eclatante, gli altri magistrati giudicanti allora impegnati in importanti processi di mafia; "prevenire" la probabile nomina di un magistrato ostico, quale Antonino Saetta, a Presidente del maxiprocesso d'Appello alla mafia.