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Venticinque anni fa la mafia uccideva Antonino Saetta, magistrato incorruttibile

Valter VecelliobyValter Vecellio
Il giudice Antonino Saetta

Il giudice Antonino Saetta

Time: 3 mins read

Venticinque anni fa la mafia uccideva Antonino Saetta, magistrato incorruttibile. Il triste primato italiano

Di Valter Vecellio

 

   Diceva Gaetano Salvemini: “Se vi accusano di aver stuprato la madonnina del Duomo di Milano, prima scappate, e poi pensate a difendervi”. E questo la dice lunga della fiducia che Salvemini nutriva nei confronti della giustizia italiana. Ma anche Piero Calamandrei: “Se mi accusano d’aver rubato la Torre di Pisa, prima scappo, e poi cerco di scagionarvi”. Del resto è del 1911 un carteggio tra Giovanni Amendola e Benedetto Croce: i due riflettevano su alcuni guai capitati a Giuseppe Prezzolini, che aveva criticato duramente alcuni magistrati, e ne pagava le conseguenze. “La cosa migliore è stare il più lontano possibile dai palazzi di Giustizia”, concludevano. Non è che la situazione sia cambiata di molto. Anzi, per tanti versi è peggiorata.

   Naturalmente non si può e non si deve generalizzare. Se tanti, troppi, sono gli errori spesso gravissimi, commessi “in nome del popolo italiano”, se innumerevoli sono le leggerezze da parte di chi amministra la giustizia, non si può dimenticare che l’Italia detiene un altro triste primato, che la fa un paese unico, almeno nei paesi europei. In Italia, infatti, tra il 1969 e il 1995 sono stati ben venticinque i magistrati che la criminalità organizzata ha assassinato, "colpevoli" com’erano di servire lo Stato. E per tanti di loro si assiste a un deprecabile processo di rimozione del loro impegno – e del loro sacrificio.

Agostino Pianta: ucciso da un detenuto 
Pietro Scaglione: ucciso dalla mafia 
Francesco Ferlaino: ucciso dalla 'Ndrangheta 
Francesco Coco: ucciso dalle Brigate Rosse 
Vittorio Occorsio: ucciso da Ordine Nuovo 
Riccardo Palma: ucciso dalle Brigate Rosse 
Girolamo Tartaglione: ucciso dalle Brigate Rosse 
Fedele Calvosa: ucciso dalle Unità combattenti comuniste 
Emilio Alessandrini: ucciso da Prima Linea 
Cesare Terranova: ucciso dalla mafia 
Nicola Giacumbi: ucciso dalla colonna "Pelli" 
Girolamo Minervini: ucciso dalle Brigate Rosse 
Guido Galli: ucciso da Prima Linea 
Mario Amato: ucciso dai Nar 
Gaetano Costa: ucciso dalla mafia 
Gian Giacomo Ciaccio Montalto: ucciso dalla mafia 
Bruno Caccia: ucciso dalla mafia 
Rocco Chinnici: ucciso dalla mafia 
Alberto Giacomelli: ucciso dalla mafia 
Antonino Saetta: ucciso dalla mafia 
Rosario Angelo Livatino: ucciso dalla mafia 
Antonio Scopelliti: ucciso dalla 'Ndrangheta e dalla mafia 
Giovanni Falcone e Francesca Morvillo: uccisi dalla mafia 
Paolo Borsellino: ucciso dalla mafia 
Luigi Daga: ucciso da terroristi islamici 

Tra i più dimenticati, o meno ricordati, Antonino Saetta, ucciso in un agguato di mafia, insieme al figlio Stefano, nella serata del 25 settembre del 1988, lungo la strada Agrigento-Caltanissetta.

Quando lo uccidono, Saetta è presidente della prima sezione della Corte d’Assise d’Appello a Palermo. Un delitto di cui sono stati ritenuti responsabili (con sentenza passata in giudicato) i boss mafiosi Totò Riina e Francesco Madonia, individuati come mandanti; quanto all’esecutore, si tratta di Pietro Ribisi, della cosca mafiosa di Palma di Montechiaro.

Omicidio “preventivo”: si sapeva della dirittura morale di Saetta, e si sapeva che mai si sarebbe lasciato corrompere o intimidire; e Saetta avrebbe dovuto presiedere processi importanti: per esempio quello per l’omicidio del capitano Emanuele Basile, e quello per l’omicidio del giudice Rocco Chinnici.

Ucciso per quello che aveva fatto, ucciso per quello che avrebbe potuto fare, dal momento che era indicato come probabile presidente del primo maxiprocesso d'appello contro la mafia. Con quel delitto, Cosa Nostra prese tre piccioni con una fava: "punire" un magistrato che, per la sua fermezza nel condurre il  processo Basile, e, prima, il processo Chinnici, aveva reso vane le forti pressioni  mafiose esercitate; "ammansire", con un' uccisione eclatante, gli altri magistrati  giudicanti allora impegnati in importanti processi di mafia; "prevenire" la  probabile nomina di un magistrato ostico, quale Antonino Saetta, a Presidente del maxiprocesso d'Appello alla mafia.

  

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Valter Vecellio

Valter Vecellio

Nato a Tripoli di Libia, di cui ho vago ricordo e nessun rimpianto, da sempre ho voluto cercare storie e sono stato fortunato: da quarant'anni mi pagano per incontrare persone, ascoltarle, raccontare quello che vedo e imparo. Doppiamente fortunato: in Rai (sono vice-caporedattore Tg2) e sui giornali, ho sempre detto e scritto quello che volevo dire e scrivere. Di molte cose sono orgoglioso: l'amicizia con Leonardo Sciascia, l'esser radicale da quando avevo i calzoni corti e aver qualche merito nella conquista di molti diritti civili; di amare il cinema al punto da sorbirmi indigeribili "polpettoni"; delle mie collezioni di fumetti; di aver diretto il settimanale satirico Il Male e per questo esser finito in galera... Avrò scritto diecimila articoli, una decina di libri, un migliaio di servizi TV. Non ne rinnego nessuno e ancora non mi sono stancato. Ve l'ho detto: sono fortunato.

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