Per le civiltà scandinave, anglosassoni o fiamminghe le storie di mafia sono racconti di pura fantascienza. Seppure le organizzazioni criminali oramai hanno dei connotati internazionali, in certi luoghi è incomprensibile l’ingerenza, la prevaricazione del sistema mafioso nella vita quotidiana dei singoli cittadini. Per un inglese il furto di un’autovettura o di una bicicletta è di per se un reato gravissimo: come puoi spiegargli i crimini della malavita che spesso in Italia passano addirittura inosservati? Dall’usura al reciclaggio, dal narcotraffico ai rifiuti tossici. Non è affatto facile.
Le mafie imperversano sempre di più oltre confine. Lo confermano i numerosi arresti di boss ed affiliati che organizzano la loro latitanza nei vari paesi europei: Olanda, Spagna, Germania. Hanno messo in piedi delle vere e proprie filiali di copertura in questi anni. Ma alcuni episodi drammatici, tra cui la terribile strage di Duisburg, hanno acceso i riflettori sull’espansione della malavita italiana in Europa. E anche se il sistema giustizia internazionale è sicuramente più funzionale e credibile di quello italiano e li contrasta fattivamente, le mafie continuano ad espatriare: alla conquista di nuovi territori.
Il 22 ed il 23 ottobre arriva nell’aula del Parlamento Europeo il testo che prevede il riconoscimento del reato di associazione mafiosa in tutti gli stati dell’Unione. L’europarlamentare Sonia Alfano, presidente della Commissione europea antimafia, lo ha definito “un momento epocale” per la lotta alla malavita. E se ci pensiamo bene in fondo lo è.
Pare che la stesura del testo non sia stata un’esperienza facile. Nel vecchio continente manca la percezione, se non addirittura la cognizione del fenomeno mafioso in se. Alcuni euro parlamentari hanno voluto inserire nel testo il traffico di animali esotici: chi si intende di malavita non può fare a meno di sorridere…
I tedeschi invece si sono inizialmente opposti alla confisca dei beni di coloro che sono indicati come soggetti indiziati, ma che in fondo non sono stati condannati per reati di mafia, considerando l’azione come una forma di abuso. In Germania la malavita italiana ha investito moltissimo. Nella regione della Westfalia la ‘ndrangheta calabrese fa da padrona, con centinaia di attività nel settore alberghiero, non è un segreto. E molti di questi affari sono stati realizzati con la collaborazione di prestanomi tedeschi che non si sono indignati particolarmente di fronte a grosse offerte di denaro, anche se di dubbia provenienza. Oggi sono un po’ preoccupati di perdere tutto, se questo testo venisse approvato dall’Unione. Che dire: tutto il mondo è paese!
Ma l’importanza del riconoscimento del reato di mafia a livello europeo significa soprattutto creare consapevolezza sulla pericolosità delle organizzazioni criminali, avere più strumenti per contrastarle, offrire alle forze dell’ordine internazionali nuovi e validi dispositivi per portare avanti le indagini. Verrebbe riconosciuta la figura del testimone di giustizia e ci sarebbero importanti facilitazioni nell’ingresso alle banche dati.
Se la lotta alle mafie divenisse un obiettivo comune degli stati dell’Unione, allora avremmo molte più speranze di ridimensionare il fenomeno. Se si creassero condizioni di cooperazione internazionali partecipate e condivise per contrastare il crimine sarebbe un risultato eccellente.
In fondo in tutti questi anni l’Italia nella lotta alle mafie non ha avuto meriti particolari. In compenso ha creato dei mostri: i professionisti dell’antimafia! Perchè si sa, in Italia di mafia si muore, ma di antimafia si vive benissimo.