Le immagini dal satellite sono chiare: è tutta colpa dei ghiacciai che si stanno sciogliendo se lo stivale è finito a testa in giù. L’Italia è capovolta, alla deriva e non se la fila più nessuno. Nemmeno gli italiani. Chi è colpa del suo mal, pianga se stesso. Perché altro che ghiacciai, i primi a non credere alla tenuta dello stivale sono stati gli italiani che si sono infilati in scarponcini cinesi. E sì che quando ero piccola e le scarpe mi facevano male, si diceva che erano cinesi, sinonimo di porcheria, benché allora i cinesi si aggirassero ancora con le infradito tra le risaie. Dimentica di tutto, mi sono infilata in un paio di splendide decolté firmate Tod’s, prodotte dall’italiano Diego della Valle, e dopo esattamente 20 minuti ero paralizzata dalle caviglie alle ginocchia: non riuscivo più a fare un passo. Testarda, ho riprovato a indossarle e sempre, allo scoccare dei 20 minuti, sono rimasta incollata al suolo avvertendo un dolore lancinante lungo la gamba. Ovvio che c’è lo zampino cinese che se ne sbatte delle proporzioni dei piedi europei, decenni di studio ed esperienza dei nostri maestri calzaturieri buttati nelle risaie. Meno male che non ero con il principe azzurro e non dovevo tornare a casa allo scoccare della mezzanotte. Perché avrei perso o il principe o la verginità. Per tornare a casa sana e salva, ho acquistato delle infradito cinesi. Adoro il fuxia ma non la pianta dei piedi color lampone.
Il signor Tod è miliardario proprio perché ha dei calzolai cinesi almeno quanto a ignoranza, anche se giura che lui produce in Italia. Ma anche gli stilisti stranieri sono maestri a fare risparmi cinesi.
Compro dei costosissimi jeans, mi spiegano perché prodotti a Los Angeles: quando li sfilo le mie cosce sono blu cobalto. La faccia mi si gonfia e finisco al pronto soccorso 3 volte: sono allergica al disperso blu, colorante per tessuti che appunto si è disperso nella mia pelle… Ma i cinesi producono anche in America, eccepisce la mia sarta.
Siccome quando vedo una cosa che mi piace, dimentico ogni esperienza, questa estate ho fatto una delle mie follie e ho acquistato un completo coloro panna dell’americano Michael Kors, giacchino e pantaloni made in China (sigh!) ma prezzo italianissimo. Era troppo elegante, troppo da città e l’ho lasciato in armadio per tutta la stagione. L’altra sera con tuoni e lampi ho deciso di indossarlo comunque. Adesso o mai, l’anno prossimo sarà magari fuori moda… Ho preso la macchina, ho percorso 40 chilometri e sono andata a trovare un’anziana parente che villeggia in una cittadina balneare. Dopo cena ero dimagrita di 3 taglie: nei pantaloni ci ballavo. Fortunatamente anche in questo caso non ero col principe azzurro che si sarebbe vergognato di fare un valzer con me così conciata: sembravo diventata improvvisamente anoressica. Niente paura: sono stati i pantaloni ad essersi allargati inspiegabilmente. O meglio il tessuto cinese, per non dire di m…a. Un misto lino, viscosa e spandex (da spandere, appunto). L’indomani mi sono precipitata in boutique: “Ma cara – mi ha detto la proprietaria – sarai stata troppo seduta, quando io vado a cena in macchina indosso i pantaloni di ricambio. Dovevi cambiarti all’arrivo”. (?!) Certo se avessi avuto un appuntamento con il principe azzurro, magari non azzurro ma che piacesse a me, i pantaloni non si sarebbero sformati perché li avrei tolti subito. Per fortuna non ho più l’età e per fortuna non ho rapporti ravvicinati con preservativi cinesi, perché vi lascio immaginare gli effetti collaterali. Speriamo solo che i nostri stilisti non pensino di firmare anche i condom.
Se invece vogliamo parlare di cose serie, l’estate è passata e Berlusconi sembra quasi innocente, nonostante abbia gli occhi sempre più da cinese. Letta sa dire solo sì come i cinesi. E sempre più italiani hanno fame. La signora Pina è stata denunciata da un giovane agricoltore perché ha rubato un cespo d’insalata dal suo orto. Fortunatamente i carabinieri non l’hanno colta in flagrante perché è fuggita in bicicletta. I pensionati Rossi sono riusciti invece a recuperare un mucchio d’insalata dalla pattumiera del fruttivendolo sotto casa mia, giusto in tempo prima che arrivasse il camion della spazzatura a portar via tutto. Vogliamo provare ad importare dei politici cinesi? Una ciotola di riso assicurata per tutti.
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