Confermata la condanna d'appello per Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione e rinvio alla Corte d'Appello di Milano per rideterminare l'interdizione dai pubblici uffici. Lo ha deciso la Corte di Cassazione a conclusione del processo Mediaset.
La reazione alla sentenza del Presidente del Consiglio Enrico Letta arriva ma in ritardo, qualche ora dopo quella del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che invece non si è fatta attendere: "La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge". In una nota diffusa dal Quirinale, Napolitano prosegue con queste parole: "In questa occasione, attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all'attesa della sentenza, il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto l'on. Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti. Ritengo ed auspico che possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l'esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all'amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso. Per uscire dalla crisi in cui si trova e per darsi una nuova prospettiva di sviluppo, il paese ha bisogno di ritrovare serenità e coesione su temi istituzionali di cruciale importanza che lo hanno visto per troppi anni aspramente diviso e impotente a riformarsi", ha concluso il Presidente della Repubblica.
Il premier Enrico Letta, in serata finalmente dichiara: "Esprimo piena adesione alle parole del presidente Napolitano. La strada maestra è il rispetto per la magistratura e per le sue sentenze. Per il bene del Paese è necessario ora che, anche nel legittimo dibattito interno alle forze politiche, il clima di serenità e l'approccio istituzionale facciano prevalere in tutti l'interesse dell'Italia rispetto agli interessi di parte".
La Cassazione ha quindi confermato la condanna a Silvio Berlusconi per il processo Mediaset sui diritti tv, ma ha anche deciso che sull'interdizione dai pubblici uffici la sentenza dovrà essere rivista e al ribasso. La Corte, presieduta da Antonio Esposito, ha accolto le richieste della Procura, con una sola eccezione quindi: l'interdizione dai pubblici uffici a cinque anni per l’ex premier e ancora leader di un partito al governo, dovrà essere ricalcolata dalla Corte d'appello di Milano perche’ giudicata troppo severa.
La Suprema Corte ha confermato l'impianto accusatorio nei confronti dell'ex premier. A questo punto la condanna di frode fiscale nei confronti di Silvio Berlusconi diventa definitiva, ma per il Cavaliere c’e’ una consolazione: tre anni della pena sono coperti da indulto. L'anno che dovrà comunque scontare, sara’ ai domiciliari o attraverso l'affidamento ai servizi sociali. Sull'interdizione la Procura aveva chiesto fosse la stessa Cassazione a rideterminare l'interdizione al ribasso ma i giudici supremi hanno deciso che il riconteggio spetti alla Corte d'Appello di Milano.
Ecco la sentenza come e’ stata letta dal giudice Esposito (nella foto in alto al centro): “La Corte suddetta rigetta i ricorsi di Agrama Frank, Galetto Gabriella, Lorenzano Daniele, che condanna al pagamento delle spese processuali. Annulla la sentenza impugnata nei confronti di Berlusconi Silvio limitatamente alla statuizione relativa alla condanna alla pena accessoria dell'interdizione temporanea per anni 5 dai pubblici uffici, per violazione dell'articolo 12, comma 2, dlgs 10 marzo 2000, numero 74 e dispone trasmettersi gli atti ad altra sezione della Corte d'appello di Milano perche' ridetermini la pena accessoria nei limiti temporali fissati dal citato articolo 12, ai sensi dell'articolo 133 c.p., valutazione non consentita alla Corte di legittimita'. Rigetta nel resto il ricorso di Berlusconi nei cui confronti dichiara, ai sensi dell'articolo 624, comma 2, cpp, irrevocabili tutte le altri parti della sentenza impugnata. Condanna tutti gli imputati, in solido, al pagamento in favore della parte civile, Agenzia delle entrate, delle spese dalla stessa sostenute in questo grado di giudizio, liquidate in complessivi euro 5mila, oltre accessori come per legge”.