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July 28, 2013
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Terroni con la faccia dipinta di nero

Rosy CanalebyRosy Canale
Il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge tra il Premier Enrico Letta e il Presidente Giorgio Napolitano

Il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge tra il Premier Enrico Letta e il Presidente Giorgio Napolitano

Time: 4 mins read

<!—


—>Volano due banane dalla platea durante l’intervento della ministra per l’integrazione Cecile Kyenge alla festa del PD di Cervia, ed è subito bagarre!
Lei reagisce con civiltà ed intelligenza: non si indigna per l’offesa ma piuttosto per l’utilizzo improprio del cibo in tempi di crisi, e spiazza tutti. Chapeau bas! La Kyenge guadagna a pieno titolo le pagine dei quotidiani e la notizia viene anche ripresa da autorevoli testate di tutto il mondo. Come spesso accade l'enfasi ha giocato un ruolo chiave, specie quando si tratta di certe tematiche in cui, diciamolo chiaramente, si sguazza parecchio. Così le banane si sono moltiplicate, l’indignazione è cresciuta giungendo alle stelle come le attestazioni di sostegno e di solidarietà che sono arrivate da molti parlamentari in maniera bipartisan, e senza riserve.
Chi pensava di indebolirla attraverso la contestazione le ha invece servito un assist incredibile, offrendole persino l’opportunità di metter in luce un’ironia sottile che non è propriamente una qualità italiana. 
Intanto al Montecitorio trionfa l’ipocrisia! 
Ora, tutti tendono la mano alla ministra di colore. Qualcuno quella mano la userebbe volentieri per spingerla giu’ dalla torre, ma Cecile ormai è divenata un caso, un'intoccabile, un'incontestabile. È marcerà decisa verso i suoi obiettivi, che sono chiari a differenza del collettivo che l'la voluta ministra. 
La Kyenge è ovattata da quel popolo intellectual radical chic, quello che ancora crede di far tendenza in Italia, che si indigna, che comizia con belle parole di speranza, ma che in fin dei conti la gente di colore non la vuole nemmeno come personale domestico nella casa in campagna. Quella gente che nonostante tutto non ha mai nemmeno lontanamente optato per la ius soli nonostante gli spot elettorali ed i buoni propositi. 
D’un tratto una parte di Italia si sveglia razzista, non fosse altro perchè la ministra è di colore. E se fosse stata di religione ebraica, sarebbe stato anche peggio! 
Si, perchè a volte il concetto di razzismo pare sia circoscritto esclusivamente a due mondi: quello ebraico e quello “black”. Tutto il resto è praticabile. O per lo meno non scuote le buone coscienze, non quanto una banana che vola a bordo palco mentre un ministro di colore per l’integrazione sociale relaziona. 
Ecco, quella benedetta integrazione è la chiave di tutto. 
L’Italia è un paese che ancora aspetta di integrarsi con se stesso; non sono bastati i 150 anni per metter insieme un popolo sotto un unica e forte identità nazionale. Siamo ancora troppo toscani, troppo campani o calabresi o lombardi! Viaggiamo a diverse velocità ed in maniera del tutto sconnessa. 
Pur condannando gli insulti e le provocazioni, dispiace dirlo, ma di cosa si lamenta la ministra, in fondo ha vissuto in Italia negli ultimi 20 anni. È stata testimone anche lei di quanto in questo paese le appartenenze siano importanti!
Oggi fa comodo a tutti avere una Cecile Kyenge di colore che diviene vittima sacrificale da proteggere da tutti quei cattivoni, o come li chiama la ex ministra Carfagna “quegli stolti”, che la oltraggiano con l’offesa. Ma gli esponenti della Lega Nord sono contemplati nella categoria, visto che l’appellativo di “orango” nei confronti della ministra è partito proprio da Calderoli, elemento storico del carroccio? 
Quando la Lega Nord screditava il meridione, quando venivano cantati i cori e recitati gli slogan contro i calabresi, i campani, i pugliesi “TERRONI” la Carfagna, il suo Presidente e compagni che facevano??? 
Mi chiedo: il termine orango, riferito ad una, è più offensivo di terrone, riferito ad un'intera popolazione solo perché la donna è di colore?
Certo, la Lega serviva come serbatoio di voti vitali per scalare il potere ed allora certi eufemismi gli sono stati concessi a discapito della dignità della gente del Sud, che ha l’unica colpa di non essersi mai organizzata. Non in maniera legale, per lo meno…
La violenza con cui il popolo del meridione è stato trattato in questi 20 anni da una parte politica che sedeva in Parlamento a nome del popolo italiano tutto, è una modalità che si sta ripetendo in questi giorni: nulla di cui meravigliarsi. Un disco rotto che adesso suona per la povera ministra, e che come allora fomenta odio e discriminazione. L'indignazione di coloro che in questi anni hanno stretto alleanze con questi violenti è nulla, serve solo a se stessi, non agli italiani. La responsabilità di questa situazione carnevalesca è di chi ha dato spazio per oltre 20 anni a queste esternazioni “politiche” primitive e prive di ogni valore morale, creando dei mostri che oggi sono fuori controllo. 
Abbiamo convissuto con il razzismo per troppo tempo e oggi, in tempo di crisi, è un atteggiamento che emerge ancor di più, perché siamo tutti terrorizzati di dover continuare a pagare i conti degli altri. Ma va combattutto e mai sottovalutato, in ogni forma, anche la piu’ apparentemente banale.
Noi meridionali abbiamo la pelle di cartone, ma evidentemente non abbastanza per indignare le masse. Forse come cantava in maniera profetica il grande Pino Daniele, il grande popolo del Sud avrebbe dovuto dipingersi la faccia di nero per essere notato! <!—
 

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