La Sicilia, come tutto il Sud Italia, ha avuto sempre l’alibi di essere una terra “povera”, dove non c’è sviluppo, dove i giovani non trovano lavoro, le imprese non funzionano. Non è vero. La Sicilia è una terra ricchissima, perchè è la regione d’Europa che ancora oggi riceve la maggior parte dei contributi da parte dell’Unione Europea, proprio per le sue condizioni di arretratezza. Arrivano ogni anno centinaia di milioni di euro da spendere nei trasporti, nella formazione, nella legalità, nelle scuole, negli acquedotti. Solo che questi soldi finiscono in parte non spesi, per l’incapacità della Regione a farlo. L’Unione Europea tra poco ritirerà dalla Sicilia 3 miliardi di euro che la Regione non è riuscita a spendere. E poi c’è un’altra verità, da dire: molti dei soldi che, sulla carta, vengono spesi, non sono utilizzati per la legalità, lo sviluppo dell’isola o l’aiuto ai giovani, ma vengono “rubati” dall’esercito di Cosa Grigia, di questa nuova organizzazione criminale che ha capito quanti affari si possono fare truffando l’Unione Europea e arraffando, letteralmente, i copiosi contributi di Bruxelles.
Proprio qualche giorno fa la Procura di Palermo, al termine di un’indagine lunghissima, ha scoperto che 15 milioni di euro che dovevano essere utilizzato per trovare lavoro a 1500 giovani siciliani sono stati utilizzati in un giro di corruzione e spesi per viaggi, orologi di lusso, lavatrici, borse firmate, escort da destinare a politici e funzionari regionali. Il sistema di arricchimento illecito è stato creato da Faustino Giacchetto, imprenditore, arrestato insieme ad altre 16 persone, fra questi anche due ex assessori regionali, accusati di corruzione, come altri senatori e deputati regionali indagati.
La Procura ha scoperto quello che da tempo noi giornalisti denunciamo: un “comitato d’affari” composto da politici, imprenditori, faccendieri e funzionari regionali, che, in questo caso, per diversi anni avrebbe pilotato alcuni appalti dei grandi eventi che sono stati organizzati in Sicilia appropriandosi di rilevanti fondi comunitari destinati ai principali progetti per la formazione professionale.
«Dalle indagini – ha detto il procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Messineo – è emerso che i fondi europei, che si dovevano impiegare per migliorare le nostre condizioni, sono stati sperperati in modo indecoroso per arricchire privati. È certamente una vicenda riprovevole moralmente».
L’indagine si chiama “Mala Gestio” e ha un primo filone di indagini che riguarda, come dicevo, un ente controllato dalla Regione Siciliana, il Ciapi – Centro Interaziendale Addestramento Professionale Integrato – in relazione ad un contributo pubblico di 15 milioni di euro finanziato dal Fondo Sociale Europeo.
Nel secondo filone d’indagine, denominato “Sicilia Grandi Eventi”, gli stessi esponenti del Ciapi, «attraverso una fitta rete di conoscenze e legami con funzionari pubblici e rappresentanti delle istituzioni», avrebbero pilotato gare d’appalto bandite dalla Regione siciliana.
Ad una prima analisi, il governo stima in oltre cento milioni i progetti per comunicazione e promozione gestiti dal “gruppo”.
La Regione era per loro in un vero e proprio «bancomat» spremuto da Giacchetto. E il «sistema Giacchetto» ha funzionato per anni anche perché alla Regione nessuno si era accorto di nulla. C’è voluto l’Olaf, l’Ufficio per la lotta antifrode della Commissione europea, chiamato a vigilare sui fondi che l’Ue destina ai progetti di formazione degli Stati membri, per scoperchiare la pentola sulla maxitruffa.
In sintesi, il Ciapi avrebbe dovuto, attraverso la creazione di centri di coordinamento, mettere in contatto giovani in cerca di lavoro e imprese a caccia di dipendenti. Attività per cui il Ciapi ha assunto con chiamata diretta 278 persone che, poi, sentite dai pm, hanno candidamente ammesso di non avere mai lavorato al progetto. Dei 1.500 giovani da far lavorare con l’apprendistato, solo 18 hanno avuto un contratto. Mentre nessuno dei 600 ragazzi che avrebbero dovuto avere un’assunzione a tempo indeterminato ha trovato un impiego.
L’ente avrebbe acquistato servizi a peso d’oro da due società riconducibili a Giacchetto. Le ditte sovrafatturavano i servizi resi all’ente. In alcuni casi i finanzieri hanno scoperto falsi preliminari di vendita di immobili: fingevano di volere comprare case della famiglia di Giacchetto. Poi l’affare non veniva portato a termine e le ditte perdevano cospicue caparre.
Parte dei soldi Giacchetto li spendeva per sè e per i suoi familiari. Parte veniva usata per corrompere dirigenti regionali. Glli “spostamenti” transitavano attraverso conti bancari e venivano coperti da false fatture e false cessioni di servizi. Avrebbe finanziato, con soldi dell’Ue, le sue spese di lusso ma anche matrimoni e società sportive di amici, viaggi in resort di lusso con “suite imperiali” e benefit per i politici. Tra le spese, anche le escort, e “servizi vari” per Sara Tommasi, nota soubrette televisiva al centro di alcuni scandali a luci rosse.
Il secondo filone d’indagine ha preso in esame i grandi eventi che sono stati organizzati in Sicilia dalle società riconducibili a Giacchetto: il Taormina Fashion Award, un torneo di golf per donne finanziato dalla Regione, i mondiali di scherma, la settimana di ciclismo…
Il Nucleo polizia tributaria della Guardia di finanza ha così individuato in Giacchetto «l’ideatore di un vero e proprio “sistema criminale” che, attraverso continui favoritismi ed elargizioni erogate a funzionari pubblici, politici, soggetti a vario titolo operanti nel settore della comunicazione e della pubblicità, riusciva, da un lato, a far ottenere al Ciapi, che gestiva in piena autonomia, cospicui finanziamenti nell’ambito di diversi progetti via via autorizzati, ciò in forza delle pratiche di corruttela, dall’altro, a incamerare personalmente una cospicua parte di tali provvidenze – attraverso l’utilizzo di società al medesimo riconducibili -, che utilizzava per bisogni personali».
La Sicilia è una terra povera, che rimarrà tale fin quando continueranno ad agire questi comitati d’affari che intercettano impunemente i contributi che arrivano dall’Europa per fare i loro comodi alle spalle del futuro dei giovani siciliani.