E così il sindaco di Roma è un medico chirurgo. Anzi, è un eccellente chirurgo. Uno scienziato. Uno scienziato vero. Aborrisce quindi il sudiciume, il disordine, la sciatteria. Perciò da Ignazio Marino ci aspettiamo una gran bella pulizia. Speriamo che voglia finalmente liberare Roma dal lerciume in cui Roma è inchiodata da tempo, da troppo tempo. Speriamo che piazze e strade si ripresentino linde, come lo erano una volta. Parlando per esperienza diretta, che è una delle cose che più ci piacciono, e che un giornalista tiene in somma considerazione, la Roma degli anni Cinquanta e Sessanta, come del resto tutte le altre città italiane, si presentava di giorno in giorno tirata a lucido. Nessuno osava gettare per terra un pezzo di carta, un giornale, una bottiglia: non ci pensava nemmeno. Oggi, sommergere la Città Eterna di cartacce, cenci, stracci, sacchetti di plastica e altri rifiuti ancora, è pratica quotidiana…
Pratica quotidiana allestire inguardabili bivacchi, in special modo la domenica, nel Piazzale dei Partigiani, in Via delle Cave Ardeatine, nel Parco della Resistenza, e altrove. Pratica quotidiana sporcare, offendere, violentare Roma. Tutto questo viene commesso con gusto perverso. Viene commesso con ostentazione, con alterigia. Con strafottenza. Tutto questo sciupa la nostra vita. La sciupa non poco. Ci rattrista. Ci avvilisce. Ci esaspera. Ci esaspera che nessuno finora abbia avvertito l’esigenza di porvi rimedio. Ci indigna che tutto ciò venga dato per scontato da chi, invece, avrebbe il dovere di assicurare a Roma il decoro che Roma merita.
Qui non c’è da discutere. Questa non è Filosofia. Non è disquisire sul sesso degli angeli… Roma dev’essere tenuta bene. Le risorse non mancano. Nell’era della meccanizzazione spinta, dovrebbe essere un gioco da ragazzi tenere pulite strade e piazze. Se le nostre città un tempo venivano lavate due volte al giorno (la mattina presto e nel tardo pomeriggio), non si vede perché oggigiorno questo non sia possibile. C’era fragranza nell’aria che respirammo da bambini, da ragazzi, in questo Paese.
Non ci sono giustificazioni. Di “spiegazioni” non ne possiamo più. A Roma, e anche altrove, la classe politica, gli amministratori pubblici ti “spiegano” perché tu debba prenderlo sempre in tasca. Come se sapere “perché” sia una consolazione. “Mo’ le spiego”…, ti dice l’amministratore di turno, con l’aria, insopportabile, di uno che non ha voglia di combattere, non ha voglia di risolvere un bel nulla. Gli interessa soltanto incassare a fine mese il molto congruo stipendio, gli interessa (o le interessa) non avere “seccature”.
“Non creiamo tensioni”: un concetto, questo, che cominciò a manifestarsi negli anni Settanta e che oggi ci schiaccia sotto la sua delittuosa macroscopicità. Lasciamo quindi che “tutto vada così, è inevitabile”. Certo, ma in questo modo le tensioni vengono create nell’animo di italiani che avrebbero diritto a vivere in una ben diversa atmosfera. A rimetterci (lo assicura il vostro qualunquista!) siamo quindi sempre noi, noi educati al Bello, al Gentile. Noi, figli di Roma! Inascoltati… Prenda nota, signor sindaco.
Questo articolo viene pubblicato anche su Oggi7-America Oggi